Nella legge nuova sono stati proposti determinati
consigli in maniera appropriata?
Circa il quarto punto procediamo così. Sembra che
in maniera non appropriata nella legge nuova siano stati
proposti determinati consigli. I consigli infatti si danno
circa i mezzi per conseguire un fine, come è stato detto
sopra, trattando del consiglio [q. 14, a.2]. Ma non sono
adatti per tutti le stesse cose. Dunque non dovevano
essere proposti consigli determinati per tutti.
2. Inoltre, i consigli vengono dati circa il
miglior bene. Ma non sono determinati i gradi del miglior
bene. Dunque non si dovevano dare dei consigli
determinati.
3. Inoltre, i consigli riguardano la perfezione
della vita. Ma anche l’obbedienza appartiene a codesta
perfezione. Dunque in modo non appropriato su di essa non
è dato alcun consiglio nel Vangelo.
4. Inoltre, molte cose che riguardano la perfezione
spirituale sono poste tra i precetti, come ad esempio le
parole «Amate i vostri nemici» (Mt. 5, 44; Lc.
6, 27] e tutte le norme che il Signore diede agli Apostoli
nel capitolo dieci del Vangelo di Matteo. Dunque i
consigli non sono stati dati in maniera appropriata nella
legge nuova, sia perchè non ci sono tutti, sia anche
perchè non sono distinti dai precetti.
Ma di contro vi è il fatto che i consigli di un
amico sapiente offrono grandi vantaggi, secondo quello che
si legge nei Proverbi (27, 9): «Di un
unguento e di rari profumi si rallegra il cuore e l'anima
è addolcita dai buoni consigli dell'amico». Ma Cristo è
sommamente sapiente e amico. Dunque i suoi consigli
contengono la massima utilità e sono appropriati.
Rispondo dicendo che la differenza tra consiglio e
precetto è questa: il precetto implica una necessità, il
consiglio invece è lasciato alla scelta di colui al quale
viene dato. Ecco perché in maniera appropriata nella legge
nuova, che è legge di libertà, ai precetti si aggiungono
consigli; non così invece nella legge antica, che era una
legge di servitù. È necessario dunque comprendere che i
precetti della legge nuova sono dati circa le cose
necessarie per conseguire il fine della beatitudine
eterna, alla quale la legge nuova immediatamente
introduce. Invece i consigli devono avere per oggetto le
cose attraverso le quali l'uomo può conseguire meglio e
più speditamente il fine suddetto.
Ora, l'uomo è posto tra le cose di questo mondo e i beni
spirituali, nei quali consiste la beatitudine eterna: così
quanto più aderisce alle prime, tanto più si allontana dai
secondi, e viceversa. Colui dunque che aderisce totalmente
alle cose di questo mondo, così da porre in esse il
proprio fine e prendendo esse come ragione regola delle
proprie opere, decade totalmente dai beni spirituali. Ecco
perché tale disordine viene eliminato attraverso i
precetti. – Per conseguire il fine suddetto, però, non è
necessario che l'uomo abbandoni totalmente le cose di
questo mondo, poiché un uomo che si serve delle cose di
questo mondo, senza fare di essere il proprio fine, può
conseguire la beatitudine eterna. Tuttavia potrebbe
pervenire ad essere più speditamente abbandonando
totalmente i beni di questo mondo ecco perché su questo
sono dati nel Vangelo dei consigli.
I beni di questo mondo, che servono alla vita umana,
consistono in tre cose: le ricchezze dei beni esterni, che
si richiamano a quella che Giovanni chiama «concupiscenza
degli occhi»; i piaceri della carne, che si richiamano
alla «concupiscenza della carne»; gli onori, che si
richiamano alla «superbia della vita» (1 Gv. 2,
16). Ora, abbandonare completamente queste tre cose, per
quanto possibile, è oggetto dei consigli evangelici. Su
queste tre cose si fondano anche ogni ordine religioso,
che professa uno stato di perfezione: si rinuncia infatti
le ricchezze con la povertà; i piaceri della carne con la
castità perpetua; alla superbia della vita con la
sottomissione dell'obbedienza.
L'osservanza piena di queste tre cose riguarda pienamente
i consigli proposti. Ma l'osservanza di ciascuno di essi
in casi particolari appartiene anch'essa ai consigli,
anche se solo in senso relativo ad esempio, quando una
persona dà ad un povero un'elemosina, che non è tenuto a
dare, segue un consiglio relativamente a ciò. In maniera
simile anche quando per un dato tempo qualcuno si astiene
ai piaceri della carne, per dedicarsi alla preghiera,
segue in quel dato tempo un consiglio. E ancora, quando
qualcuno non segue la propria volontà, che potrebbe
compiere lecitamente, in un dato fatto, segue un
consiglio: ad esempio, se fa del bene ai propri nemici,
pur non essendo tenuto a farlo, oppure se perdona
un'offesa di cui potrebbe giustamente esigere vendetta.
Così anche tutti gli altri consigli particolari si
riconducono a quei tre consigli generali e perfetti.
Risposta al primo argomento: i consigli suddetti,
in se stessi, sono utili a tutti; tuttavia per le cattive
disposizioni di alcuni accade che non siano utili per
loro, poiché il loro affetto non è incline a queste cose.
Ecco perché il Signore, proponendo i consigli evangelici,
fece sempre riferimento all'attitudine degli uomini ad
osservare tali consigli. Dando, infatti, il consiglio
della perpetua povertà, fece questa premessa: «Se vuoi
essere perfetto»; e subito dopo aggiunse: «Va’ e vendi
tutto quello che hai» (Mt. 19, 21). In maniera
simile, dando il consiglio della perpetua castità, quando
disse: «Ci sono eunuchi che si sono resi tali per il regno
dei cieli», subito dopo aggiunse: «Chi può capire,
capisca» (Mt. 19, 12). E analogamente l’Apostolo,
nella Prima Lettera ai Corinzi (7, 35), dopo aver
raccomandato il consiglio della verginità, dice: «Questo
io vi dico nel vostro interesse, non certo per tendervi un
laccio».
Risposta al secondo argomento: i beni migliori in
particolare nei casi singoli sono indeterminati. Ma quelle
cose che sono migliori in universale, in maniera totale e
assoluta, sono determinate. E ad esse si riconduce anche
il meglio anche in quei casi particolari, come è stato
detto.
Risposta al terzo argomento: si comprende che il
Signore diede anche il consiglio dell'obbedienza quando
disse: «... e mi segua» (Mt. 16, 24). E noi lo
seguiamo non solo imitando le sue opere, ma anche
obbedendo ai suoi comandi, secondo quello che si legge nel
Vangelo di Giovanni (10, 27): «Le mie pecore
ascoltano la mia voce e mi seguono».
Risposta al quarto argomento: le cose che il
Signore ha detto a proposito dell'amore verso i nemici, e
altre cose simili [Mt. 5 e Lc. 6], se si
intendono come disposizione dell'animo, appartengono
necessariamente alla salvezza: l'uomo deve essere cioè
preparato a fare del bene ai propri nemici e a compiere
azioni simili, quando la necessità lo richieda. Ecco
perché codesta norma è posta tra i precetti. Tuttavia che
uno compia effettivamente e prontamente questo verso i
propri nemici, quando non ve n’è necessità, riguarda
consigli particolari, come è stato detto. – Invece le
norme che si leggono nel Vangelo di Matteo, al
capitolo 10, e nel Vangelo di Luca, ai capitoli 9 e
10, erano precetti disciplinari limitati a quel tempo,
oppure con cessioni, come è stato detto sopra. Perciò esse
non vengono citate tra i consigli. |