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Associazione Thomas International
 
     
 

Palermo

16-19 ottobre, 2006

Poster
Alto Patronato della Presidenza della Repubblica
 
     
 

 

Quale felicità per l’Europa di oggi?

Programma

 

 

Presentazione:

«Nell’Europa di oggi, e in gran parte della società occidentale, la gente è sempre più preoccupata della propria felicità ma sembra essere più incerta che mai su che cos’è che rende felici. Ci sono sicuramente molti fattori che concorrono a questo bizzarro e allarmante effetto. Il consumismo invita freneticamente ad agognare miriadi di prodotti come se in ciascuno di essi, spot dopo spot, si celassero la fonte e il segreto della realizzazione personale. I mass media presentano modelli perfetti di facile felicità che non sono mai in grado di oltrepassare la soglia della fiction e che intessono troppo spesso, in chi li prende sul serio, un triste abito di disillusione e di cinismo. L’economia globale spinge verso un tipo di ricchezza che non sembra dare vera felicità a chi la ottiene. [È degno di nota che un numero crescente di manager e professionisti di successo abbiamo seri problemi di droga.] Tutto ciò è molto in sintonia con la filosofia pubblica più riuscita della modernità: l’utilitarismo. Bentham e Mill hanno infatti messo il concetto di felicità al centro dell’economia e della politica. Ma si tratta di una felicità, la loro, che si misura sui desideri statisticamente rilevabili della maggior parte delle persone in un certo momento della vita sociale, e che cerca poi di elaborare un “paniere di beni” per nutrirla e soddisfarla meglio. Questa filosofia è come una gara d’appalto per novelli venditori di felicità che dovranno cercare di indurre, prima, e accaparrarsi, poi, con spot, film, manifesti e campagne in grande stile, i desideri e i sogni della gente.

Il liberalismo politico contemporaneo, da parte sua, tende a suggerire che non vi sia una risposta universale alla domanda sul bene umano e la felicità. A torto o a ragione, si è giunti a pensare che la fonte di tutti i totalitarismi e le intolleranze della storia sia la verità etica sul bene umano. Come dire che se un sistema politico assume un’idea portante su che cos’è che rende felici gli uomini, diverrà intollerante e dittatoriale con tutti coloro che non condividono quell’idea. Lo stato moderno si è costruito su una sorta di “etica pubblica della neutralità etica” secondo cui ogni idea sul bene e sulla felicità va egualmente rispettata (tranne quella, naturalmente, che non condivide questa etica pubblica). Si è parlato di opposizione del “giusto” rispetto al “bene” e di necessaria priorità del primo sul secondo. John Rawls ha reso famose questa opposizione e quest’ordine di priorità facendone, nel suo libro più famoso (e più contestato), «una delle caratteristiche centrali» della propria concezione della giustizia politica (J. Rawls, Una teoria della giustizia, p. 43). Che significa? Significa che il sistema politico deve cercare di creare delle condizioni pubbliche di convivenza pacifica (la “giustizia”) il più possibile relativistiche (o neutrali) rispetto a ciò che chiunque possa pensare sia “bene” per gli esseri umani. È chiaro, e ormai ne convengono tutti, che parlare di giustizia in termini relativistici o neutrali è contraddittorio. La giustizia privilegerà sempre alcuni valori etici piuttosto di altri: per esempio, valori etici deboli e minimalisti piuttosto che convinzioni più esigenti. È una contraddizione, però, che fa pragmaticamente comodo a molti, e si è in genere disposti a passarci sopra.

La neutralità liberale ben si sposa con un altro dei tratti forti della società moderna: la tendenza a un razionalismo astratto che esalta l’uguaglianza e universalità della natura fino al completo oblio della storicità e individualità della persona. Sono i frutti dell’Illuminismo e del suo concetto di ragione, contro cui né Pascal né Kierkegaard né Nietzsche né le reazioni romantica e storicista hanno potuto molto. Oggi siamo tutti così martellati dall’eguaglianza di tutti gli esseri umani e dal rispetto dei diritti dell’uomo che quasi ci imbarazza ammettere di preferire passare qualche ora con nostro figlio piuttosto che con qualsiasi bambino del mondo o di sentirci più felici al pensiero di essere italiani piuttosto che, per esempio, francesi o inglesi. Come si possono giustificare queste discriminazioni, questi attentati contro la dignità della natura umana e il valore dell’uguaglianza? Se la felicità va contro la coerenza, allora sarebbe più coerente essere meno coerenti. Forse è questo che fanno molti giovani d’oggi, che più che d’uguaglianza sembrano in cerca di distinzione, più che di neutralità del senso della vita.

È paradossale che la crescita del desiderio di felicità degli individui di oggi sembri direttamente proporzionale alla crescita del tentativo di ignorarla al livello della teoria etica e politica pubblica. Il mondo pubblico sta diventando troppo “neutrale” per essere felice. E si fa sempre più opprimente la sensazione che la felicità possa solo essere trovata fuggendo (o alienandosi) dal mondo “civile”, con le sue campagne educative pubbliche e i suoi valori astratti. Certo, la società deve ormai essere multiculturale, ma questo non può divenire un ostacolo al bene dei suoi membri.

In età classica, l’etica cominciava col concetto di felicità inteso come l’ultima ragione d’agire degli esseri umani. Lo stesso concetto doveva poi informare il pensiero politico, sull’assunto che la politica dovrebbe aiutare i cittadini a ottenere ciò a cui maggiormente aspirano. Da questo punto di vista, una comunità politica è più forte quanto più offre risposte migliori alla felicità dell’uomo. Forse è anche per questo che nel nostro tempo si fanno meno figli, perché lo stato non offre quei segni di speranza e di vera felicità da cui il desiderio di figli scaturisce. Ed è anche ragionevole pensare che le difficoltà che attualmente s’incontrano sulla strada di un’Unione Europea più forte e coesa siano strettamente collegate alla perdita di una visione culturale comune su questo aspetto chiave della vita etica e politica» (cfr., F. Di Blasi, “L’Occidente e la felicità? Un obiettivo che si fa sempre più indefinibile”, L’indipendente, 30 ottobre 2005).

 

Obiettivi:

Il convegno in oggetto mira a continuare e approfondire la discussione internazionale estremamente proficua iniziatasi col convegno “Riscoprire le radici e i valori comuni della civiltà occidentale: Il concetto di legge in Tommaso d’Aquino”, tenutosi a Palermo tra il 25 e il 29 ottobre 2005. Al convegno parteciperanno studiosi di prestigio sia italiani che stranieri a cui si chiederà di accostarsi al tema generale “Quale felicità per l’Europa di oggi?” dalle varie angolature legate alle loro prospettive di ricerca.

 

 

Aree tematiche principali:

  • Politica: “Quale Felicità per L’Europa? Il problema del fondamento di un’unione politica ancora incerta e instabile

  • Giuridica: “Felicità, diritto naturale e aspettative individuali

  • Economica: “Felicità, etica ed economia

  • Filosofica: “Felicità e amicizia”, “Creazione, nichilismo e legge naturale

 

Durante il convegno sarà presentato l’ultimo libro della collana di filosofia del diritto di Thomas International:

  • F. Di Blasi, Conoscenza pratica, teoria dell’azione e bene politico, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2006 – con prefazione di Raimondo Cubeddu

 

 

Le sessioni si terranno nelle seguenti sedi (cfr., il programma per maggiori dettagli):

  

Palazzo delle Aquile, Sala delle lapidi – Piazza Pretoria, 1

Centrale Palace Hotel, Sala dei Grifoni – Via Vittorio Emanuele, 327

Palazzo Chiaramente (Steri), Sala delle Capriate – Piazza Marina, 61

 

 

Invited Speakers:

 

Salvatore Amato, Università degli Studi di Catania

Raimondo Cubeddu, Università degli Studi di Pisa e IMD Alti Studi Lucca, Italia

Marco D’Avenia, Università Pontificia della Santa Croce, Roma

Giovanni Fiaschi, Università degli Studi di Padova

Thomas Hibbs, Baylor College, USA

Antonio Livi, Pontificia Università Lateranense

Roberto de Mattei, Università di Cassino, Italia – Consiglio Nazionale delle Ricerche

Giuseppe Nicolaci, Università degli Studi di Palermo

Robert A. Gahl, Pontifical University of the Holy Cross, Roma

John O’Callaghan, University of Notre Dame, USA

Pietro Palumbo, Università degli Studi di Palermo

Aldo Schiavello, Università degli Studi di Palermo

Carlo Sorci, Università degli Studi di Palermo

Salvo Tomaselli, Università degli Studi di Palermo

Christopher Wolfe, Marquette University, USA

 

 

Impianto di traduzione simultanea

 

Durante le sessioni sarà attivo un impianto di traduzione simultanea dall’inglese all’italiano e dall’italiano all’inglese.

 

 

Registrazione: € 40

 

 

Per ulteriori informazioni:

Associazione Thomas International

Piazza V. E. Orlando, 6 – Palermo

tel. + 39 091 587974

fax. + 39 091 588452

 

 

Contatti:

Nicoletta Giganti (Coordinatore scientifico) – nserio@thomasinternational.org

Francesco Lombardo (Segreteria del convegno) - flombardo@thomasinternational.org

 
     

Presidenza del Consiglio dei Ministri

Ministero dei Beni e delle Attività Culturali

Regione Siciliana
Presidenza

Assessorato al Bilancio e alle Finanze

Assessorato ai Beni Culturali ed Ambientali ed alla Pubblica Istruzione

Assessorato alla Sanità

Provincia Regionale di Palermo Presidenza

Comune di Palermo

Presidenza del Consiglio Comunale Città di Palermo

Assessorato alla Cultura

Consiglio Nazionale delle Ricerche

Dipartimento Studi su Politica Diritto e Società Università degli Studi di Palermo

Dipartimento di Filosofia Storia e Critica dei Saperi Università degli Studi di Palermo


Comune di Partanna