Quale
felicità per l’Europa di oggi?
Programma
Presentazione:
«Nell’Europa di oggi, e in gran parte della società
occidentale, la gente è sempre più preoccupata della propria
felicità ma sembra essere più incerta che mai su che cos’è che
rende felici. Ci sono sicuramente molti fattori che concorrono a
questo bizzarro e allarmante effetto. Il consumismo invita
freneticamente ad agognare miriadi di prodotti come se in
ciascuno di essi, spot dopo spot, si celassero la fonte e il
segreto della realizzazione personale. I mass media presentano
modelli perfetti di facile felicità che non sono mai in grado di
oltrepassare la soglia della fiction e che intessono
troppo spesso, in chi li prende sul serio, un triste abito di
disillusione e di cinismo. L’economia globale spinge verso un
tipo di ricchezza che non sembra dare vera felicità a chi la
ottiene. [È degno di nota che un numero crescente di manager e
professionisti di successo abbiamo seri problemi di
droga.] Tutto ciò è molto in sintonia con la filosofia pubblica
più riuscita della modernità: l’utilitarismo. Bentham e
Mill hanno infatti messo il concetto di felicità al centro
dell’economia e della politica. Ma si tratta di una felicità, la
loro, che si misura sui desideri statisticamente rilevabili
della maggior parte delle persone in un certo momento della vita
sociale, e che cerca poi di elaborare un “paniere di beni” per
nutrirla e soddisfarla meglio. Questa filosofia è come una gara
d’appalto per novelli venditori di felicità che dovranno cercare
di indurre, prima, e accaparrarsi, poi, con spot, film,
manifesti e campagne in grande stile, i desideri e i sogni della
gente.
Il
liberalismo politico contemporaneo, da parte sua, tende a
suggerire che non vi sia una risposta universale alla domanda
sul bene umano e la felicità. A torto o a ragione, si è giunti a
pensare che la fonte di tutti i totalitarismi e le intolleranze
della storia sia la verità etica sul bene umano. Come dire che
se un sistema politico assume un’idea portante su che cos’è che
rende felici gli uomini, diverrà intollerante e dittatoriale con
tutti coloro che non condividono quell’idea. Lo stato moderno si
è costruito su una sorta di “etica pubblica della neutralità
etica” secondo cui ogni idea sul bene e sulla felicità va
egualmente rispettata (tranne quella, naturalmente, che non
condivide questa etica pubblica). Si è parlato di opposizione
del “giusto” rispetto al “bene” e di necessaria priorità del
primo sul secondo. John Rawls ha reso famose questa opposizione
e quest’ordine di priorità facendone, nel suo libro più famoso
(e più contestato), «una delle caratteristiche centrali» della
propria concezione della giustizia politica (J. Rawls, Una
teoria della giustizia, p. 43). Che significa? Significa che
il sistema politico deve cercare di creare delle condizioni
pubbliche di convivenza pacifica (la “giustizia”) il più
possibile relativistiche (o neutrali) rispetto a ciò che
chiunque possa pensare sia “bene” per gli esseri umani. È
chiaro, e ormai ne convengono tutti, che parlare di giustizia in
termini relativistici o neutrali è contraddittorio. La giustizia
privilegerà sempre alcuni valori etici piuttosto di altri: per
esempio, valori etici deboli e minimalisti piuttosto che
convinzioni più esigenti. È una contraddizione, però, che fa
pragmaticamente comodo a molti, e si è in genere disposti a
passarci sopra.
La
neutralità liberale ben si sposa con un altro dei tratti forti
della società moderna: la tendenza a un razionalismo astratto
che esalta l’uguaglianza e universalità della natura fino al
completo oblio della storicità e individualità della persona.
Sono i frutti dell’Illuminismo e del suo concetto di ragione,
contro cui né Pascal né Kierkegaard né Nietzsche né le reazioni
romantica e storicista hanno potuto molto. Oggi siamo tutti così
martellati dall’eguaglianza di tutti gli esseri umani e
dal rispetto dei diritti dell’uomo che quasi ci imbarazza
ammettere di preferire passare qualche ora con nostro figlio
piuttosto che con qualsiasi bambino del mondo o di sentirci più
felici al pensiero di essere italiani piuttosto che, per
esempio, francesi o inglesi. Come si possono giustificare queste
discriminazioni, questi attentati contro la dignità della
natura umana e il valore dell’uguaglianza? Se la felicità va
contro la coerenza, allora sarebbe più coerente essere meno
coerenti. Forse è questo che fanno molti giovani d’oggi, che più
che d’uguaglianza sembrano in cerca di distinzione, più che di
neutralità del senso della vita.
È
paradossale che la crescita del desiderio di felicità degli
individui di oggi sembri direttamente proporzionale alla
crescita del tentativo di ignorarla al livello della teoria
etica e politica pubblica. Il mondo pubblico sta
diventando troppo “neutrale” per essere felice. E si fa sempre
più opprimente la sensazione che la felicità possa solo essere
trovata fuggendo (o alienandosi) dal mondo “civile”, con le sue
campagne educative pubbliche e i suoi valori astratti. Certo, la
società deve ormai essere multiculturale, ma questo non può
divenire un ostacolo al bene dei suoi membri.
In
età classica, l’etica cominciava col concetto di felicità
inteso come l’ultima ragione d’agire degli esseri umani. Lo
stesso concetto doveva poi informare il pensiero politico,
sull’assunto che la politica dovrebbe aiutare i cittadini
a ottenere ciò a cui maggiormente aspirano. Da questo punto
di vista, una comunità politica è più forte quanto più offre
risposte migliori alla felicità dell’uomo. Forse è anche per
questo che nel nostro tempo si fanno meno figli, perché lo
stato non offre quei segni di speranza e di vera felicità
da cui il desiderio di figli scaturisce. Ed è anche ragionevole
pensare che le difficoltà che attualmente s’incontrano sulla
strada di un’Unione Europea più forte e coesa siano strettamente
collegate alla perdita di una visione culturale comune su
questo aspetto chiave della vita etica e politica» (cfr.,
F. Di Blasi, “L’Occidente
e la felicità? Un obiettivo che si fa sempre più indefinibile”,
L’indipendente, 30 ottobre 2005).
Obiettivi:
Il
convegno in oggetto mira a continuare e approfondire la
discussione internazionale estremamente proficua iniziatasi col
convegno “Riscoprire le radici e i valori comuni della
civiltà occidentale: Il concetto di legge in Tommaso d’Aquino”,
tenutosi a Palermo tra il 25 e il 29 ottobre 2005. Al convegno
parteciperanno studiosi di prestigio sia italiani che stranieri
a cui si chiederà di accostarsi al tema generale “Quale felicità
per l’Europa di oggi?” dalle varie angolature legate alle loro
prospettive di ricerca.
Aree tematiche
principali:
-
Politica: “Quale
Felicità per L’Europa? Il problema del fondamento di un’unione
politica ancora incerta e instabile”
-
Giuridica: “Felicità,
diritto naturale e aspettative individuali”
-
Economica: “Felicità,
etica ed economia”
-
Filosofica:
“Felicità e amicizia”, “Creazione, nichilismo e
legge naturale”
Durante il convegno sarà presentato l’ultimo libro della collana
di filosofia del diritto di Thomas International:
-
F. Di Blasi,
Conoscenza pratica, teoria dell’azione e bene politico,
Rubbettino, Soveria Mannelli, 2006 – con prefazione di
Raimondo Cubeddu
Le sessioni si terranno nelle
seguenti sedi (cfr., il programma per maggiori dettagli):
Palazzo delle Aquile, Sala delle lapidi – Piazza Pretoria, 1
Centrale Palace Hotel, Sala dei Grifoni – Via Vittorio Emanuele,
327
Palazzo Chiaramente (Steri), Sala delle Capriate – Piazza
Marina, 61
Invited
Speakers:
Salvatore Amato, Università degli Studi di Catania
Raimondo Cubeddu, Università degli Studi di Pisa e IMD Alti
Studi Lucca, Italia
Marco D’Avenia, Università Pontificia della Santa Croce, Roma
Giovanni Fiaschi, Università degli Studi di Padova
Thomas Hibbs,
Baylor College, USA
Antonio Livi, Pontificia Università Lateranense
Roberto de Mattei, Università di Cassino, Italia – Consiglio
Nazionale delle Ricerche
Giuseppe Nicolaci, Università degli Studi di Palermo
Robert A. Gahl, Pontifical University of the
Holy Cross, Roma
John O’Callaghan, University of Notre Dame,
USA
Pietro Palumbo, Università degli Studi di Palermo
Aldo Schiavello, Università degli Studi di Palermo
Carlo Sorci, Università degli Studi di Palermo
Salvo Tomaselli, Università degli Studi di Palermo
Christopher Wolfe, Marquette University, USA
Impianto di traduzione
simultanea
Durante le sessioni sarà attivo un impianto di traduzione
simultanea dall’inglese all’italiano e dall’italiano
all’inglese.
Registrazione: € 40
Per ulteriori informazioni:
Associazione Thomas International
Piazza V. E. Orlando, 6 – Palermo
tel. + 39 091 587974
fax. + 39 091 588452
Contatti:
Nicoletta Giganti (Coordinatore scientifico) –
nserio@thomasinternational.org
Francesco Lombardo (Segreteria del convegno) -
flombardo@thomasinternational.org |