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ISSN 1970-7932

Associazione Thomas International
Anno I - Numero 0 - Maggio 2006 
     
 

Stati Uniti: nuovo rifiuto alla vendita della pillola del giorno dopo senza ricetta medica.
La decisone colloca la pillola al centro del dibattito sociale sull’aborto.

Il 26 agosto scorso la Food and Drug Administration (FDA), organismo responsabile dell’approvazione dei farmaci negli Stati Uniti, ha deciso di non consentire la vendita della pillola del giorno dopo senza ricetta medica. Il presidente della FDA, Lester M. Crawford, ha spiegato in una tavola rotonda che non si può autorizzare l’accesso libero alla pillola fintanto che non si otterranno dati sicuri sulla sua incidenza sulle minori di 17 anni (notizia tratta da www.Aceprensa.com).

Quella adottata dalla FDA americana è evidentemente una precauzione di carattere esclusivamente socio-sanitario. In realtà, l’aspetto più problematico dell’utilizzo della c.d. “pillola del giorno dopo” è costituito dalla sua modalità di azione che si configura come “abortiva” in quanto impedisce l’impianto dell’embrione in utero e quindi il proseguimento della gravidanza.

 
 
 
 

Stati Uniti: approvate le restrizioni all’aborto nelle legislazioni di vari Stati.
I sostenitori dell’aborto sono sulla difensiva dinanzi ad un movimento pro-vita molto attivo.

I prossimi cambi di due giudici della Corte Suprema, la recente decisione della FDA di non autorizzare la vendita della pillola del giorno dopo senza ricetta medica, e un inizio di cambio di orientamento all’interno del Partito democratico hanno riavviato il dibattito sull’aborto negli Stati Uniti (notizia tratta da www.Aceprensa.com).

Sarebbe auspicabile che anche in Italia il dibattito sulla legge 194 si potesse riaprire, quantomeno al fine di verificarne la corretta applicazione. Il numero ancora elevato di aborti volontari effettuati annualmente in virtù della legge stessa potrebbero senza dubbio ridursi significativamente qualora quanto previsto dalla normativa vigente in tema di prevenzione e di aiuti alle maternità difficili venisse attuato.

 
 
 
 

Italia: si sveglia dal coma dopo due anni, vedeva e udiva tutto.

38 anni e quattro figli, Salvatore Crisafulli, catanese, in coma dopo un incidente stradale di cui rimase vittima l’11 settembre 2003, ha potuto contare in questi due anni sull’aiuto instancabile di suo fratello Pietro, che lo ha assistito insieme alla madre e ad un altro fratello, chiedendo e ricevendo aiuto dal ministro della Sanità, Francesco Storace. Dopo due anni, la scorsa estate, Salvatore Crisafulli si è risvegliato dal coma e ha potuto raccontare che, mentre si trovava in quella condizione, vedeva e udiva tutto.

Per i pazienti che si vengono a trovare in situazioni analoghe a quelle del fortunato catanese, viene a volte sollevato il dubbio circa l’opportunità di praticare a tempo indeterminato l’alimentazione e l’idratazione artificiali. Sulla questione si è espresso di recente (lo scorso 4 ottobre), il Comitato Nazionale per la Bioetica che ha approvato ad ampia maggioranza un documento nel quale esprime «un no deciso alla sospensione dell’alimentazione artificiale e dell’idratazione» dei pazienti che conservano funzioni vitali normali e respirano autonomamente, pur non essendo coscienti.

Commentando la decisione del Comitato, l’arcivescovo Elio Sgreccia - presidente della Pontificia Accademia per la Vita - ha sottolineato alla Radio Vaticana: «Il malato in stato vegetativo persistente non è morto» (…) «ha solo bisogno di essere alimentato artificialmente perché altrimenti morirebbe di fame».
«L’alimentazione e l’idratazione non costituiscono una forma di accanimento terapeutico» (…). «Non si tratta di una terapia; è un sostegno vitale che è fornito doverosamente a qualsiasi persona ancora in vita».

 
 
 
     
 
 
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