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Associazione Thomas
International |
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Anno
I - Numero 0 - Maggio 2006 |
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Stati
Uniti: nuovo rifiuto alla vendita della pillola
del giorno dopo senza ricetta medica.
La decisone colloca la pillola al centro del
dibattito sociale sull’aborto.
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Il
26 agosto scorso la Food and Drug Administration
(FDA), organismo responsabile dell’approvazione
dei farmaci negli Stati Uniti, ha deciso di
non consentire la vendita della pillola del
giorno dopo senza ricetta medica. Il presidente
della FDA, Lester M. Crawford, ha spiegato in
una tavola rotonda che non si può autorizzare
l’accesso libero alla pillola fintanto
che non si otterranno dati sicuri sulla sua
incidenza sulle minori di 17 anni (notizia tratta
da www.Aceprensa.com).
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Quella
adottata dalla FDA americana è evidentemente
una precauzione di carattere esclusivamente
socio-sanitario. In realtà, l’aspetto
più problematico dell’utilizzo
della c.d. “pillola del giorno dopo”
è costituito dalla sua modalità
di azione che si configura come “abortiva”
in quanto impedisce l’impianto dell’embrione
in utero e quindi il proseguimento della gravidanza.
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Stati
Uniti: approvate le restrizioni all’aborto
nelle legislazioni di vari Stati.
I sostenitori dell’aborto sono sulla difensiva
dinanzi ad un movimento pro-vita molto attivo.
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I
prossimi cambi di due giudici della Corte Suprema,
la recente decisione della FDA di non autorizzare
la vendita della pillola del giorno dopo senza
ricetta medica, e un inizio di cambio di orientamento
all’interno del Partito democratico hanno
riavviato il dibattito sull’aborto negli
Stati Uniti (notizia tratta da www.Aceprensa.com).
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Sarebbe
auspicabile che anche in Italia il dibattito
sulla legge 194 si potesse riaprire, quantomeno
al fine di verificarne la corretta applicazione.
Il numero ancora elevato di aborti volontari
effettuati annualmente in virtù della
legge stessa potrebbero senza dubbio ridursi
significativamente qualora quanto previsto dalla
normativa vigente in tema di prevenzione e di
aiuti alle maternità difficili venisse
attuato.
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Italia:
si sveglia dal coma dopo due anni, vedeva e udiva
tutto.
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38
anni e quattro figli, Salvatore Crisafulli,
catanese, in coma dopo un incidente stradale
di cui rimase vittima l’11 settembre 2003,
ha potuto contare in questi due anni sull’aiuto
instancabile di suo fratello Pietro, che lo
ha assistito insieme alla madre e ad un altro
fratello, chiedendo e ricevendo aiuto dal ministro
della Sanità, Francesco Storace. Dopo
due anni, la scorsa estate, Salvatore Crisafulli
si è risvegliato dal coma e ha potuto
raccontare che, mentre si trovava in quella
condizione, vedeva e udiva tutto.
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Per
i pazienti che si vengono a trovare in situazioni
analoghe a quelle del fortunato catanese, viene
a volte sollevato il dubbio circa l’opportunità
di praticare a tempo indeterminato l’alimentazione
e l’idratazione artificiali. Sulla questione
si è espresso di recente (lo scorso 4
ottobre), il Comitato Nazionale per la Bioetica
che ha approvato ad ampia maggioranza un documento
nel quale esprime «un no deciso alla sospensione
dell’alimentazione artificiale e dell’idratazione»
dei pazienti che conservano funzioni vitali
normali e respirano autonomamente, pur non essendo
coscienti.
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Commentando
la decisione del Comitato, l’arcivescovo
Elio Sgreccia - presidente della Pontificia
Accademia per la Vita - ha sottolineato alla
Radio Vaticana: «Il malato in stato vegetativo
persistente non è morto» (…)
«ha solo bisogno di essere alimentato
artificialmente perché altrimenti morirebbe
di fame».
«L’alimentazione e l’idratazione
non costituiscono una forma di accanimento terapeutico»
(…). «Non si tratta di una terapia;
è un sostegno vitale che è fornito
doverosamente a qualsiasi persona ancora in
vita».
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