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ISSN 1970-7932

Associazione Thomas International
Anno I - Num. 1 - Settembre 2006 
     
 

Recensioni

Jürgen Habermas, Il futuro della natura umana. I rischi di una genetica liberale. A cura di Leonardo Ceppa, Biblioteca Einaudi, Torino, 2002

 

 

 

Alcune teorie morali moderne propongono modelli secondo cui la domanda sulla vita buona dovrebbe cedere davanti al diritto di ciascuno a scegliere la propria vita. Ma è davvero così? Davanti ai rischi della genetica liberale e di tutte le questioni bioetiche in genere Habermas si chiede se ci si possa ancora astenere dalla domanda fondamentale sulla vita buona e sul significato della dignità umana.

 

E’ molto interessante notare che Habermas, anche se non fonda ontologicamente la sua argomentazione, arriva, nel testo, a ribadire la necessità del riconoscimento di una natura umana universale quale strada dell’affermazione di sé: «la possibilità di considerarci autori responsabili della nostra storia di vita, coinvolge per certi versi anche il modo in cui ci intendiamo sul piano antropologico quali “esseri di genere”». Sebbene la sua sia una difesa del “genere” e non della “persona”, l’autore approda alla difesa di una natura umana che ha valore normativo e dal cui riconoscimento dipende una coesistenza pacifica, basata sul rispetto reciproco. Temi cari al giusnaturalismo classico che, sebbene sotto profili diversi, tornano ad interrogare l’azione umana.

 

Interrogandosi sui progressi in campo genetico, Habermas difende la «casualità della nascita» e l’indisponibilità della «base fisica che noi siamo per natura». Ancora una volta, non si tratta della difesa dello statuto ontologico della persona ma del necessario presupposto per poter vivere in una società di persone libere ed uguali: «Nella misura in cui Tizio prende per Caio una decisione irreversibile, […] viene compromessa quella simmetria della responsabilità sussistente, in linea di principio, tra persone libere ed uguali».

 

Il riconoscimento della vita umana come “data” e non “voluta o prodotta” e la normatività della natura umana sembrano unire prospettive diverse del dibattito bioetica attuale. Certo, restano le dovute differenze.

 

 

 Nicoletta Giganti

 
     
     
 
 
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