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Recensioni
Jürgen
Habermas, Il futuro della natura umana. I rischi
di una genetica liberale. A cura di Leonardo Ceppa,
Biblioteca Einaudi, Torino, 2002
Alcune teorie morali
moderne propongono modelli secondo cui la domanda sulla
vita buona dovrebbe cedere davanti al diritto di ciascuno
a scegliere la propria vita. Ma è davvero così? Davanti ai
rischi della genetica liberale e di tutte le questioni
bioetiche in genere Habermas si chiede se ci si possa
ancora astenere dalla domanda fondamentale sulla vita
buona e sul significato della dignità umana.
E’ molto interessante
notare che Habermas, anche se non fonda ontologicamente la
sua argomentazione, arriva, nel testo, a ribadire la
necessità del riconoscimento di una natura umana
universale quale strada dell’affermazione di sé: «la
possibilità di considerarci autori responsabili della
nostra storia di vita, coinvolge per certi versi anche il
modo in cui ci intendiamo sul piano antropologico quali
“esseri di genere”». Sebbene la sua sia una difesa del
“genere” e non della “persona”, l’autore approda alla
difesa di una natura umana che ha valore normativo e dal
cui riconoscimento dipende una coesistenza pacifica,
basata sul rispetto reciproco. Temi cari al
giusnaturalismo classico che, sebbene sotto profili
diversi, tornano ad interrogare l’azione umana.
Interrogandosi sui
progressi in campo genetico, Habermas difende la
«casualità della nascita» e l’indisponibilità della «base
fisica che noi siamo per natura». Ancora una volta, non si
tratta della difesa dello statuto ontologico della persona
ma del necessario presupposto per poter vivere in una
società di persone libere ed uguali: «Nella misura in cui
Tizio prende per Caio una decisione irreversibile, […]
viene compromessa quella simmetria della responsabilità
sussistente, in linea di principio, tra persone libere ed
uguali».
Il riconoscimento della
vita umana come “data” e non “voluta o prodotta” e la
normatività della natura umana sembrano unire prospettive
diverse del dibattito bioetica attuale. Certo, restano le
dovute differenze.
Nicoletta
Giganti |
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