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Convegni
Gli
animali e la giustizia loro dovuta
Il
17 Maggio 2006, nell’Aula Magna della Facoltà di Lettere
e Filosofia dell’Università di Palermo, si è tenuto
il Secondo Convegno su Gli animali e la giustizia loro
dovuta,
con il patrocinio della Presidenza del Consiglio
Comunale di Palermo. Il convegno, presentato dal Preside
della Facoltà Giovanni Ruffino, ha ospitato interventi
di Tom Regan, Roberto Marchesini, Enrico Moriconi, Alessandro
Arrigoni e Giuseppe Apprendi, ed è stato coordinato
da Giuseppe Modica, in qualità di Presidente del Corso
di Laurea in Filosofia e Scienze Etiche.
Tom Regan, uno dei più
importanti studiosi del mondo dei diritti animali, ha
sostenuto che la maggior parte dei diritti assegnati
all’uomo possono essere assegnati anche agli animali. Con
tono chiaro e moderato, Regan ha implicitamente
riconosciuto una superiorità dell’uomo sugli animali ma
senza negare che gli animali abbiano dei diritti,
centrando così il vero argomento del convegno. Regan ha
spiegato che diritti/valori tra i più importanti come il
diritto alla vita, il diritto alla libertà, il bene
pubblico ed il valore della cultura, sono trasferibili al
mondo animale. Ha anche detto che molti dei pregiudizi che
l’uomo possiede nei confronti degli animali sono
infondati.
In seguito, Enrico
Moriconi ha affermato che sia gli esseri umani sia gli
esseri animali, essendo biologicamente affini, devono
essere analoghi anche nella psiche. Il risultato, secondo
Moriconi, è che uomini e animali, in qualità di soggetti
senzienti, hanno una struttura psicologica simile (per
quanto quella animale sia meno complessa) e dunque hanno
entrambi il diritto a non soffrire.
Marchesini, un animalista
appassionato, ha espresso idee molto radicali, affermando
che tra l’uomo e l’animale non può esservi competizione,
come se l’uno dovesse essere necessariamente migliore
dell’altro, dal momento che essi sono, almeno in teoria,
differenti, e quindi a rigore nemmeno paragonabili. L’uomo
ha sviluppato braccia e gambe, mani con pollici
opponibili, mentre ad esempio i volatili hanno sviluppato
ali e ossa cave, penne e quel che serve loro per librarsi
nell’aria. L’idea che l’uomo sia superiore agli altri
esseri viventi sarebbe solo il frutto dell’antropocentrismo.
Piuttosto, Marchesini suggerisce di porsi in ascolto del
mondo animale, per apprenderne il linguaggio e la
ricchezza ontologica. Da questa scuola l’uomo può trarre
solo progresso e non regresso.
Infine Arrigoni ha
ribadito alcune idee già sostenute dai precedenti
relatori, pungolando i sentimenti dell’uditorio tramite la
proiezione di alcune diapositive di una spiaggia
animalista, il Bau Beach, in cui animali e uomini
sperimentano una condivisione ludica e di riposo.
Tutti i relatori hanno
sottinteso che l’uomo, in quanto tale, possiede dei
diritti che possono essere riconosciuti anche agli
animali, ma non è stato precisato perché l’ uomo
abbia tali diritti.
Si può dire, in effetti,
che la dignità è ciò che rende l’uomo titolare dei
suoi diritti. Questa stessa dignità rende l’uomo superiore
agli animali, come dimostra il fatto che è l’uomo che si
preoccupa di rispettare i diritti degli animali e non sono
questi a preoccuparsi dei diritti umani o anche solo dei
loro stessi diritti di animali (di cui, tra l’altro, essi
non hanno consapevolezza alcuna).
A queste osservazioni, che
sono scaturite durante il dibattito, Marchesini ha
risposto ammettendo che l’uomo è superiore, ma solo, per
così dire, affinché possa ritenersi pari in dignità
agli altri animali. La domanda da porsi, tuttavia, è: se
un uomo si considerasse pari a un animale, potrebbe ancora
conservare la sua specifica dignità umana e
interessarsi, come di fatto fa, dei diritti delle altre
specie?
Un segnale indicativo
delle difficoltà dell’animalismo viene proprio dall’idea
del Bau Beach. Durante la proiezione delle
diapositive, Arrigoni ha citato l’episodio di una bambina
aggredita da un cane, affermando, sorprendentemente, che
la causa delle aggressioni di bambini da parte dei cani è
quasi sempre dovuta a un’incomprensione tra il cane e i
bambini, incomprensione di cui sarebbero responsabili
anche i bambini. Ma, ci chiediamo, non si tratta qui di un
modo un po’ maldestro di giustificare la pericolosità di
un luogo in cui la promiscuità uomo-animale non rispetta
le differenze? In questa spiaggia, gli animali sono liberi
di fare quello che “vogliono” (sempre che sia adatto un
tale verbo per esprimere le azioni di un animale), tranne
che entrare nel ristorante, perché, come ha riconosciuto
lo stesso Arrigoni, “ciò creerebbe dei problemi”. Ora,
però, se gli animali non rispettano l’educazione minima al
ristorante, e se gli animali non sono sempre in grado di
stare nello stesso posto degli uomini, allora, forse,
occorre riconoscere che rimangono differenze rilevanti.
Giovanni Tomaselli |
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