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Associazione Thomas
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Italia: l’Eurispes
e le statistiche sull’eutanasia in Italia
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Gennaio
2007. Il Rapporto Italia 2007 condotto dall’Eurispes
lascia emergere l’affermazione di un diffuso
consenso verso la legalizzazione dell’eutanasia.
Si parla di 7 italiani su 10, con un aumento
rispetto allo scorso anno di ben 26 punti percentuali.
Lo studio mette in risalto come nel nostro Paese
si sia verificata un’inversione di tendenza
nel tempo, prima di tutto rispetto agli anni
Ottanta: confrontando questi dati con quelli
di un sondaggio dell’Eurispes del 1987,
ci si rende conto di come la situazione si sia
a dir poco ribaltata: 20 anni fa il 40,8% degli
italiani era contrario all’eutanasia,
il 24,5% favorevole e il 18,2% si dichiarava
favorevole solo in casi disperati.
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Le
statistiche, notoriamente, non sono un indice
sempre fedele dell’effettivo orientamento
dell’opinione pubblica. Nel caso in questione,
come ha commentato il sociologo Luca Diotallevi,
associato di Sociologia all’Università
Roma Tre, «non solo il campione esiguo
degli intervistati produce una elevata probabilità
di errore, ma anche le procedure di rilevazione
non specificate rendono difficile valutare l’attendibilità
dei dati forniti. Inoltre la formulazione del
questionario non pone una reale alternativa
equipollente, ma platealmente orienta verso
una delle possibilità di risposta. Ad
esempio, quando si chiede agli intervistati
di pronunciarsi sull’eutanasia, la domanda
orienta la risposta verso un consenso forzato
all’eutanasia: non viene offerta altra
alternativa al fine di “diminuire le sofferenze”
negli ultimi momenti di vita che la morte procurata.
Non viene infatti prospettata la possibilità
di sedare la sofferenza mediante adeguate cure
palliative» (Sì alla vita, febbraio
2007).
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Italia: presentato Disegno
di Legge su “Diritti e doveri delle persone
stabilmente conviventi”
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L’8
febbraio 2007 il Consiglio dei Ministri ha approvato
una disegno di legge il cui titolo è
“Diritti e doveri delle persone stabilmente
conviventi”, identificato nel linguaggio
giornalistico con la parola DiCo. Come recita
l’art. 1 del ddl: «Due persone maggiorenni
e capaci, anche dello stesso sesso, unite da
reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente
e si prestano assistenza e solidarietà
materiale e morale, non legate da vincoli di
matrimonio [e da] parentela in linea retta entro
il primo grado [...], sono titolari dei diritti,
dei doveri e delle facoltà stabiliti
dalla presente legge». Le coppie di conviventi,
sostengono i promotori del ddl, sono ormai in
crescendo, e i loro diritti devono essere tutelati
dallo Stato per ragioni assistenziali e di solidarietà
sociale.
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Come
hanno notato in molti, una legge sulle c.d.
“coppie di fatto” non sembra strettamente
necessaria, dal momento che i diritti che nel
ddl approvato si dichiara di voler promuovere
sono già tutelati dall’ordinamento
giuridico vigente. Francesco D’Agostino,
presidente onorario del Comitato Nazionale di
Bioetica, ha scritto a tale riguardo: «quei
diritti che la legge riconosce automaticamente
alla coppia che contrae matrimonio (assieme
al corrispondente numero di doveri) nel caso
delle convivenze devono essere, per dir così,
attivati dai conviventi stessi». Così,
ad es., il testamento «esiste proprio
per far sì che si possa trasmettere il
proprio patrimonio a chi non avendo vincoli
legali e/o familiari col testatore sarebbe escluso
dalla successione legittima. La locazione della
casa di comune residenza può essere stipulata
congiuntamente dai due partner, in modo tale
che al momento della morte dell’uno essa
possa, senza alcuna difficoltà, proseguire
a carico dell’altro». Inoltre, nonostante
si sia spesso detto il contrario, nessuna norma
stabilisce che un malato non possa essere visitato
in ospedale da chiunque egli desideri. Gli altri
congiunti non possono opporsi. Solo il minorenne
e l’incapace sono rappresentati da chi
esercita la patria potestà o la tutela,
ma il minorenne e l’incapace sono esclusi
dall’accesso ai DiCo (art. 1) (Cfr. Sì
alla vita, marzo 2007). A ciò si aggiunga
che è già previsto che ciascun
convivente possa designare l’altro convivente
come suo rappresentante (legge 6/2004) anche
per concorrere alle decisioni in materia di
salute (legge 91/1999). Insomma, molti degli
articoli del ddl (più vistosamente il
4, il 5, il 7 e l’8) costituiscono un’inutile
ripetizione di norme già esistenti, dimostrando
che non è necessario creare un istituto
giuridico ad hoc affinché i conviventi
possano godere di certi diritti. Perché
allora un ddl sulle coppie di fatto? Il sospetto
è che l’obiettivo del ddl sia il
riconoscimento delle unioni omosessuali. E infatti,
come ha notato il giurista Giuseppe Dalla Torre
commentando l’art. 1, «forti indizi
fanno dedurre che l’espressione “vincoli
affettivi” voglia alludere nient’altro
che ai rapporti sessuali. Che senso avrebbe
altrimenti la preoccupata sollecitudine del
legislatore di escludere i consanguinei in linea
retta entro il secondo grado dai DiCo? Che senso
avrebbe, più ancora, la puntigliosa sottolineatura
che i DiCo riguardano due persone “anche
dello stesso sesso”? Se così non
fosse, nell’un caso e nell’altro
si tratterebbe, infatti, di precisazioni normative
inutiliter datae: date inutilmente».
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Italia: aborto terapeutico
fallito: il bambino di 24 settimane sopravvive
e dopo alcuni giorni muore |
Il
2 marzo 2007 all'ospedale fiorentino di Careggi
un neonato di 24 settimane, del peso di 500
grammi, è rimasto vivo dopo un aborto
terapeutico. Il bambino è morto dopo
una settimana, nonostante gli sforzi fatti per
salvarlo. Come ha dichiarato Paolo Morello,
direttore del dipartimento materno-infantile,
il neonato non aveva la malformazione che era
stata ipotizzata con le ecografie, ma soffriva,
naturalmente, di tutte le patologie di un neonato
estremamente immaturo. La malformazione erroneamente
diagnosticata era l’atresia esofagea,
una patologia che consiste nella mancata comunicazione
tra l’esofago e lo stomaco e che, nel
95% dei casi, è guaribile.
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A
commento di questa notizia riportiamo un brano
tratto da E. Roccella, Una sistematica violazione
della 194, “Avvenire”, 9 marzo
2007: «In Francia il presidente della
Commissione nazionale di bioetica, Didier Sicard,
ha denunciato l'avanzata trionfante dell'eugenetica,
che sta facendo piazza pulita della diversità
umana grazie all'uso massiccio e mirato delle
varie forme di diagnosi prenatale. Facendo leva
sulle comprensibili ansie materne, sul desiderio
umanissimo di avere un figlio in buona salute,
vengono ormai eliminati feti con difetti minimi,
che si potrebbero tranquillamente operare o
curare, come alcune deformazioni del palato
o del piede. O anche nascituri affetti da patologie
con cui personaggi come Mozart e lo stesso Einstein
hanno tranquillamente convissuto. Meglio buttare
che riparare, suggeriscono le nuove tendenze
della scienza medica, in palese contraddizione
con gli scopi per cui essa è nata. Adesso
ci si affretta a riconoscere che i test prenatali
si basano su una concezione probabilistica,
e che difficilmente possono offrire certezze;
ma a quante donne viene detto a chiare lettere
che la diagnosi in base alla quale rinunciano
al figlio è puramente ipotetica? [...]
Non è solo la donna, a dover scegliere,
siamo noi tutti: di fronte a casi come questo
dobbiamo sapere che non si tratta solo di malasanità,
ma che è urgente decidere se costruire
una società dell'accoglienza e della
cura, o una società del rifiuto e dell'indifferenza».
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Stati Uniti: senato
approva legge sulle staminali embrionali e Bush
minaccia secondo veto |
Aprile
2007. Il Senato americano ha approvato un progetto
di legge per la ricerca sulle cellule staminali
da embrioni umani. Accolto da 64 voti favorevoli
e 34 contrari, il testo – presentato dai
senatori repubblicani Johnny Isakson (Georgia)
e Norm Coleman (Minnesota) – prevede la
concessione di finanziamenti federali agli scienziati
che utilizzeranno per i loro esperimenti embrioni
“morti” per cause naturali durante
i trattamenti di fecondazione assistita, oppure
embrioni “orfani” rimasti congelati
così a lungo da essere stati danneggiati
irrimediabilmente, perdendo ogni speranza di
diventare un feto. La mossa dei senatori ha
trovato il primo oppositore nel presidente degli
Stati Uniti, George W. Bush, che minaccia di
porre un secondo veto dopo il no agli studi
su cellule staminali ottenute da embrioni umani
imposto lo scorso anno. Bush ha infatti definito
il nuovo testo «molto simile a quello
che avevo bloccato lo scorso anno, perché
travalica il limite morale che io e molti altri
consideriamo basilare». Fonte: (http://staminali.aduc.it/php_newsshow_0_6043.html).
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Come
è noto non esistono, per gli embrioni,
dei criteri univoci di accertamento di morte
avvenuta. Secondo i sostenitori della nuova
legge Usa un embrione sarebbe morto quando le
sue cellule non sono più capaci di moltiplicarsi.
Ma questo criterio è ambiguo, dal momento
che un embrione congelato, se inserito nel suo
ambiente naturale, che è il corpo della
madre, potrebbe ancora svilupparsi. L’unico
modo per scoprire se un embrione non è
in grado di svilupparsi, dunque, è quello
di scongelarlo e di provare a verificare se
è ancora vitale. Ma a questo punto sorge
l’imbarazzante questione: come ci si comporta
nei confronti di embrioni che, una volta scongelati,
possono svilupparsi normalmente? Il rischio,
come si può vedere, è che si giunga
a definire morto un embrione vivo ma che non
ha prospettive solo perché si è
deciso, congelandolo e poi facendone oggetto
di sperimentazione, che il suo destino non è
quello di svilupparsi.
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Portogallo: nuova
legge sull’interruzione della gravidanza |
Il
parlamento portoghese, dopo il mancato raggiungimento
del quorum nel referendum sulla depenalizzazione
dell’aborto, ha approvato l’8 marzo
2007 una legge che rende legale l’interruzione
volontaria della gravidanza entro le prime dieci
settimane. La nuova legge autorizza l’aborto
nelle strutture della sanità pubblica
su semplice richiesta della donna. La normativa
precedente, risalente al 1984, consentiva l’aborto
solo in caso di stupro, pericolo di vita della
madre o malformazione del feto.
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Daniel
Serrao, docente di Bioetica all’Università
di Porto e presidente del gruppo di lavoro del
Consiglio d’Europa per l’elaborazione
di un protocollo sullo statuto dell’embrione,
ha ricordato che in Portogallo, due mesi prima
dell’approvazione della legge sull’aborto,
«è stata approvata una legge sulla
procreazione artificiale che permette la sperimentazione
distruttiva degli embrioni. Questo è
stato un forte argomento a favore dell’aborto.
Dicevano: già è ammesso che si
possa eliminare un embrione in provetta; quindi
non è un essere umano. [...] non si vede
[allora] perché al concepito dovrebbe
essere riconosciuto il diritto alla vita quando
si trova nel seno materno» (Sì
alla vita, marzo 2007).
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