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ISSN 1970-7932

Associazione Thomas International
Num. 3 - Maggio 2007 
     
 

Italia: l’Eurispes e le statistiche sull’eutanasia in Italia

Gennaio 2007. Il Rapporto Italia 2007 condotto dall’Eurispes lascia emergere l’affermazione di un diffuso consenso verso la legalizzazione dell’eutanasia. Si parla di 7 italiani su 10, con un aumento rispetto allo scorso anno di ben 26 punti percentuali. Lo studio mette in risalto come nel nostro Paese si sia verificata un’inversione di tendenza nel tempo, prima di tutto rispetto agli anni Ottanta: confrontando questi dati con quelli di un sondaggio dell’Eurispes del 1987, ci si rende conto di come la situazione si sia a dir poco ribaltata: 20 anni fa il 40,8% degli italiani era contrario all’eutanasia, il 24,5% favorevole e il 18,2% si dichiarava favorevole solo in casi disperati.

Le statistiche, notoriamente, non sono un indice sempre fedele dell’effettivo orientamento dell’opinione pubblica. Nel caso in questione, come ha commentato il sociologo Luca Diotallevi, associato di Sociologia all’Università Roma Tre, «non solo il campione esiguo degli intervistati produce una elevata probabilità di errore, ma anche le procedure di rilevazione non specificate rendono difficile valutare l’attendibilità dei dati forniti. Inoltre la formulazione del questionario non pone una reale alternativa equipollente, ma platealmente orienta verso una delle possibilità di risposta. Ad esempio, quando si chiede agli intervistati di pronunciarsi sull’eutanasia, la domanda orienta la risposta verso un consenso forzato all’eutanasia: non viene offerta altra alternativa al fine di “diminuire le sofferenze” negli ultimi momenti di vita che la morte procurata. Non viene infatti prospettata la possibilità di sedare la sofferenza mediante adeguate cure palliative» (Sì alla vita, febbraio 2007).

 
 
 
 

Italia: presentato Disegno di Legge su “Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi”

L’8 febbraio 2007 il Consiglio dei Ministri ha approvato una disegno di legge il cui titolo è “Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi”, identificato nel linguaggio giornalistico con la parola DiCo. Come recita l’art. 1 del ddl: «Due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio [e da] parentela in linea retta entro il primo grado [...], sono titolari dei diritti, dei doveri e delle facoltà stabiliti dalla presente legge». Le coppie di conviventi, sostengono i promotori del ddl, sono ormai in crescendo, e i loro diritti devono essere tutelati dallo Stato per ragioni assistenziali e di solidarietà sociale.

Come hanno notato in molti, una legge sulle c.d. “coppie di fatto” non sembra strettamente necessaria, dal momento che i diritti che nel ddl approvato si dichiara di voler promuovere sono già tutelati dall’ordinamento giuridico vigente. Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica, ha scritto a tale riguardo: «quei diritti che la legge riconosce automaticamente alla coppia che contrae matrimonio (assieme al corrispondente numero di doveri) nel caso delle convivenze devono essere, per dir così, attivati dai conviventi stessi». Così, ad es., il testamento «esiste proprio per far sì che si possa trasmettere il proprio patrimonio a chi non avendo vincoli legali e/o familiari col testatore sarebbe escluso dalla successione legittima. La locazione della casa di comune residenza può essere stipulata congiuntamente dai due partner, in modo tale che al momento della morte dell’uno essa possa, senza alcuna difficoltà, proseguire a carico dell’altro». Inoltre, nonostante si sia spesso detto il contrario, nessuna norma stabilisce che un malato non possa essere visitato in ospedale da chiunque egli desideri. Gli altri congiunti non possono opporsi. Solo il minorenne e l’incapace sono rappresentati da chi esercita la patria potestà o la tutela, ma il minorenne e l’incapace sono esclusi dall’accesso ai DiCo (art. 1) (Cfr. Sì alla vita, marzo 2007). A ciò si aggiunga che è già previsto che ciascun convivente possa designare l’altro convivente come suo rappresentante (legge 6/2004) anche per concorrere alle decisioni in materia di salute (legge 91/1999). Insomma, molti degli articoli del ddl (più vistosamente il 4, il 5, il 7 e l’8) costituiscono un’inutile ripetizione di norme già esistenti, dimostrando che non è necessario creare un istituto giuridico ad hoc affinché i conviventi possano godere di certi diritti. Perché allora un ddl sulle coppie di fatto? Il sospetto è che l’obiettivo del ddl sia il riconoscimento delle unioni omosessuali. E infatti, come ha notato il giurista Giuseppe Dalla Torre commentando l’art. 1, «forti indizi fanno dedurre che l’espressione “vincoli affettivi” voglia alludere nient’altro che ai rapporti sessuali. Che senso avrebbe altrimenti la preoccupata sollecitudine del legislatore di escludere i consanguinei in linea retta entro il secondo grado dai DiCo? Che senso avrebbe, più ancora, la puntigliosa sottolineatura che i DiCo riguardano due persone “anche dello stesso sesso”? Se così non fosse, nell’un caso e nell’altro si tratterebbe, infatti, di precisazioni normative inutiliter datae: date inutilmente».

 
 
 
 

Italia: aborto terapeutico fallito: il bambino di 24 settimane sopravvive e dopo alcuni giorni muore

Il 2 marzo 2007 all'ospedale fiorentino di Careggi un neonato di 24 settimane, del peso di 500 grammi, è rimasto vivo dopo un aborto terapeutico. Il bambino è morto dopo una settimana, nonostante gli sforzi fatti per salvarlo. Come ha dichiarato Paolo Morello, direttore del dipartimento materno-infantile, il neonato non aveva la malformazione che era stata ipotizzata con le ecografie, ma soffriva, naturalmente, di tutte le patologie di un neonato estremamente immaturo. La malformazione erroneamente diagnosticata era l’atresia esofagea, una patologia che consiste nella mancata comunicazione tra l’esofago e lo stomaco e che, nel 95% dei casi, è guaribile.

A commento di questa notizia riportiamo un brano tratto da E. Roccella, Una sistematica violazione della 194, “Avvenire”, 9 marzo 2007: «In Francia il presidente della Commissione nazionale di bioetica, Didier Sicard, ha denunciato l'avanzata trionfante dell'eugenetica, che sta facendo piazza pulita della diversità umana grazie all'uso massiccio e mirato delle varie forme di diagnosi prenatale. Facendo leva sulle comprensibili ansie materne, sul desiderio umanissimo di avere un figlio in buona salute, vengono ormai eliminati feti con difetti minimi, che si potrebbero tranquillamente operare o curare, come alcune deformazioni del palato o del piede. O anche nascituri affetti da patologie con cui personaggi come Mozart e lo stesso Einstein hanno tranquillamente convissuto. Meglio buttare che riparare, suggeriscono le nuove tendenze della scienza medica, in palese contraddizione con gli scopi per cui essa è nata. Adesso ci si affretta a riconoscere che i test prenatali si basano su una concezione probabilistica, e che difficilmente possono offrire certezze; ma a quante donne viene detto a chiare lettere che la diagnosi in base alla quale rinunciano al figlio è puramente ipotetica? [...] Non è solo la donna, a dover scegliere, siamo noi tutti: di fronte a casi come questo dobbiamo sapere che non si tratta solo di malasanità, ma che è urgente decidere se costruire una società dell'accoglienza e della cura, o una società del rifiuto e dell'indifferenza».

 
 
 
 

Stati Uniti: senato approva legge sulle staminali embrionali e Bush minaccia secondo veto

Aprile 2007. Il Senato americano ha approvato un progetto di legge per la ricerca sulle cellule staminali da embrioni umani. Accolto da 64 voti favorevoli e 34 contrari, il testo – presentato dai senatori repubblicani Johnny Isakson (Georgia) e Norm Coleman (Minnesota) – prevede la concessione di finanziamenti federali agli scienziati che utilizzeranno per i loro esperimenti embrioni “morti” per cause naturali durante i trattamenti di fecondazione assistita, oppure embrioni “orfani” rimasti congelati così a lungo da essere stati danneggiati irrimediabilmente, perdendo ogni speranza di diventare un feto. La mossa dei senatori ha trovato il primo oppositore nel presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, che minaccia di porre un secondo veto dopo il no agli studi su cellule staminali ottenute da embrioni umani imposto lo scorso anno. Bush ha infatti definito il nuovo testo «molto simile a quello che avevo bloccato lo scorso anno, perché travalica il limite morale che io e molti altri consideriamo basilare». Fonte: (http://staminali.aduc.it/php_newsshow_0_6043.html).

Come è noto non esistono, per gli embrioni, dei criteri univoci di accertamento di morte avvenuta. Secondo i sostenitori della nuova legge Usa un embrione sarebbe morto quando le sue cellule non sono più capaci di moltiplicarsi. Ma questo criterio è ambiguo, dal momento che un embrione congelato, se inserito nel suo ambiente naturale, che è il corpo della madre, potrebbe ancora svilupparsi. L’unico modo per scoprire se un embrione non è in grado di svilupparsi, dunque, è quello di scongelarlo e di provare a verificare se è ancora vitale. Ma a questo punto sorge l’imbarazzante questione: come ci si comporta nei confronti di embrioni che, una volta scongelati, possono svilupparsi normalmente? Il rischio, come si può vedere, è che si giunga a definire morto un embrione vivo ma che non ha prospettive solo perché si è deciso, congelandolo e poi facendone oggetto di sperimentazione, che il suo destino non è quello di svilupparsi.

 
 
 
 

Portogallo: nuova legge sull’interruzione della gravidanza

Il parlamento portoghese, dopo il mancato raggiungimento del quorum nel referendum sulla depenalizzazione dell’aborto, ha approvato l’8 marzo 2007 una legge che rende legale l’interruzione volontaria della gravidanza entro le prime dieci settimane. La nuova legge autorizza l’aborto nelle strutture della sanità pubblica su semplice richiesta della donna. La normativa precedente, risalente al 1984, consentiva l’aborto solo in caso di stupro, pericolo di vita della madre o malformazione del feto.

Daniel Serrao, docente di Bioetica all’Università di Porto e presidente del gruppo di lavoro del Consiglio d’Europa per l’elaborazione di un protocollo sullo statuto dell’embrione, ha ricordato che in Portogallo, due mesi prima dell’approvazione della legge sull’aborto, «è stata approvata una legge sulla procreazione artificiale che permette la sperimentazione distruttiva degli embrioni. Questo è stato un forte argomento a favore dell’aborto. Dicevano: già è ammesso che si possa eliminare un embrione in provetta; quindi non è un essere umano. [...] non si vede [allora] perché al concepito dovrebbe essere riconosciuto il diritto alla vita quando si trova nel seno materno» (Sì alla vita, marzo 2007).

 
 
 
     
 
 
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