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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 93

Sulla legge eterna

ARTICOLO 1

 

Circa il primo punto procediamo così. Sembra che la legge eterna non sia la ragione somma esistente in Dio. Infatti la legge eterna è una soltanto. Ma le ragioni delle cose nella mente di Dio sono molte; dice infatti Agostino (Octoginta trium Quaest., q. 46): «Dio creò ogni singola cosa secondo la sua propria ragione». Dunque la legge eterna non sembra essere la ragione esistente nella mente divina.

 

2. Inoltre, è nella natura della legge [de ratione legis] la promulgazione mediante la parola, come sopra è stato detto (cfr. q. 90, a 4; q. 101, a 1, ad 2). Ma Parola in Dio è termine personale, come nella Prima Parte (q. 34, a. 1) è stato stabilito; ratio invece è termine essenziale. Dunque la legge eterna non si identifica con la ragione divina.

 

3. Inoltre, Agostino dice nel De Vera Religione (c. 30): «È chiaro che sopra la nostra mente vi è una legge, che si chiama verità». Ora, la legge che esiste al di sopra della nostra mente è la legge eterna. Dunque la verità è legge eterna. Ma non è la stessa la natura della verità e quella della ragione [ratio veritatis et rationis]. Dunque la legge eterna non si identifica con la ragione divina.

 

Ma di contro vi è quello che Agostino dice, nel primo libro del De Libero Arbitrio (c.6): «La legge eterna è la ragione suprema [ratio summa], cui sempre bisogna sottostare».

 

Rispondo dicendo che, così come in qualsiasi artefice preesiste l’essenza [ratio] delle cose che sono costituite attraverso la sua arte, così anche in qualsiasi governante è necessario che preesista il criterio dell’ordine [ratio ordinis] delle azioni che coloro che sono soggetti al suo governo devono compiere. E, così come l’essenza [ratio] delle cose da realizzare attraverso l’arte si chiama arte o esemplare delle cose prodotte, allo stesso modo anche il criterio [ratio] di chi governa e guida le azioni dei sudditi ha carattere di legge [rationem legis], conservando gli altri caratteri che sopra (q. 90) abbiamo detto essere propri della natura della legge [de legis ratione]. Ora, Dio con la sua sapienza è creatore di tutte le cose e con esse ha un rapporto simile a quello che l’artefice ha con i prodotti della sua arte, come nella Prima Parte (q.14, a 8) è stato stabilito. Egli è anche governatore di tutti gli atti e i movimenti che si trovano nelle singole creature, come pure nella Prima Parte (q.103, a. 5) è stato stabilito. Ne consegue che, così come la ragione della divina sapienza, nella misura in cui mediante essa le cose sono create, ha carattere di arte o di esemplare o di idea, allo stesso modo la ragione della divina sapienza che muove tutte le cose verso il fine dovuto, ha natura di legge. E per questo la legge eterna non è nient’altro che la ragione della divina sapienza, dirigendo tutti gli atti e i movimenti.

 

Risposta al primo argomento: nel testo primo citato, Agostino parla delle ragioni ideali che si riferiscono alla natura propria delle singole cose: e perciò in esse si riscontra una certa distinzione e pluralità, secondo i diversi rapporti con le cose, come nella Prima Parte (q.15, a.2) è stato stabilito. Ma si dice che la legge dirige gli atti ordinandoli al bene comune, come sopra (q.90, a.2) è stato detto. Ora, quelle cose che sono in se stesse diverse sono considerate come se fossero una sola cosa, in quanto sono ordinate a qualcosa di comune. E perciò la legge eterna è una, come criterio di questo ordine [ratio huius ordinis].

 

Risposta al secondo argomento: a proposito di qualsiasi parola due aspetti si possono considerare: la parola stessa e le cose che sono espresse dalla parola. Infatti, la parola espressa è qualcosa che esce dalla bocca dell’uomo; ma con questa parola sono espresse le cose che le parole umane significano. E la stessa è la natura [ratio] della parola che sta nella mente dell’uomo che non è altro che un concetto della mente, con il quale l’uomo esprime mentalmente le cose che pensa. Così dunque in Dio la Parola stessa, che concetto dell’intelletto paterno, è termine personale, ma tutte le cose che sono nella scienza del Padre, o per gli attributi essenziali o per gli attributi personali, sia ancora per le opere di Dio, sono espresse da questa Parola, come emerge da Agostino nel De Trinitate (15, c.14). E tra le altre cose espresse con questa Parola c’è la legge eterna. E tuttavia da ciò non segue che la legge eterna sia attributo personale in Dio. Nondimeno lo è nel Figlio, a causa dell’affinità esistente tra la ragione e la parola.

 

Risposta al terzo argomento: il rapporto [ratio] che l’intelletto divino ha con le cose è altro dal rapporto che con esse ha l’intelletto umano. Infatti l’intelletto umano è misurato dalle cose, cosicché ciò che l’uomo concepisce non è vero per se stesso, ma si dice vero quando è conforme alle cose: «per il fatto che una cosa è o non è, un’opinione è vera o è falsa» (Aristotele, Categ., c.3). Invece, l’intelletto divino è misura delle cose: ciascuna cosa tanto ha di verità quanto imita l’intelletto divino, come nella Prima Parte (q.16, a.1) è stato detto. E perciò l’intelletto divino è vero per se stesso. Conseguentemente la sua ragione è essa stessa verità.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova