Circa il primo punto procediamo così. Sembra che la
legge eterna non sia la ragione somma esistente in Dio.
Infatti la legge eterna è una soltanto. Ma le ragioni
delle cose nella mente di Dio sono molte; dice infatti
Agostino (Octoginta trium Quaest., q. 46): «Dio
creò ogni singola cosa secondo la sua propria ragione».
Dunque la legge eterna non sembra essere la ragione
esistente nella mente divina.
2. Inoltre, è nella
natura della legge [de ratione legis] la
promulgazione mediante la parola, come sopra è stato detto
(cfr. q. 90, a 4; q. 101, a 1, ad 2). Ma Parola in Dio è
termine personale, come nella Prima Parte
(q. 34, a. 1) è stato stabilito; ratio invece è
termine essenziale. Dunque la legge eterna non si
identifica con la ragione divina.
3. Inoltre, Agostino
dice nel De Vera Religione (c. 30): «È chiaro che
sopra la nostra mente vi è una legge, che si chiama
verità». Ora, la legge che esiste al di sopra della nostra
mente è la legge eterna. Dunque la verità è legge eterna.
Ma non è la stessa la natura della verità e quella della
ragione [ratio veritatis et
rationis]. Dunque la legge eterna non si identifica
con la ragione divina.
Ma di contro vi è
quello che Agostino dice, nel primo libro del De
Libero Arbitrio (c.6): «La legge eterna è la ragione
suprema [ratio summa], cui sempre bisogna
sottostare».
Rispondo dicendo
che, così come in qualsiasi artefice preesiste
l’essenza [ratio] delle cose che sono costituite
attraverso la sua arte, così anche in qualsiasi governante
è necessario che preesista il criterio dell’ordine [ratio
ordinis] delle azioni che coloro che sono soggetti al
suo governo devono compiere. E, così come l’essenza [ratio]
delle cose da realizzare attraverso l’arte si chiama arte
o esemplare delle cose prodotte, allo stesso modo anche il
criterio [ratio] di chi governa e guida le azioni
dei sudditi ha carattere di legge [rationem
legis], conservando gli altri caratteri che sopra (q.
90) abbiamo detto essere propri della natura della legge [de
legis ratione]. Ora, Dio con la sua sapienza è
creatore di tutte le cose e con esse ha un rapporto simile
a quello che l’artefice ha con i prodotti della sua arte,
come nella Prima Parte (q.14, a 8) è stato
stabilito. Egli è anche governatore di tutti gli atti e i
movimenti che si trovano nelle singole creature, come pure
nella Prima Parte (q.103, a. 5) è stato stabilito.
Ne consegue che, così come la ragione della divina
sapienza, nella misura in cui mediante essa le cose sono
create, ha carattere di arte o di esemplare o di idea,
allo stesso modo la ragione della divina sapienza che
muove tutte le cose verso il fine dovuto, ha natura di
legge. E per questo la legge eterna non è nient’altro che
la ragione della divina sapienza, dirigendo tutti gli atti
e i movimenti.
Risposta al primo argomento:
nel testo primo citato, Agostino parla delle ragioni
ideali che si riferiscono alla natura propria delle
singole cose: e perciò in esse si riscontra una certa
distinzione e pluralità, secondo i diversi rapporti con le
cose, come nella Prima Parte (q.15, a.2) è stato
stabilito. Ma si dice che la legge dirige gli atti
ordinandoli al bene comune, come sopra (q.90, a.2) è stato
detto. Ora, quelle cose che sono in se stesse diverse sono
considerate come se fossero una sola cosa, in quanto sono
ordinate a qualcosa di comune. E perciò la legge eterna è
una, come criterio di questo ordine [ratio huius
ordinis].
Risposta al secondo
argomento:
a proposito di qualsiasi parola due aspetti si possono
considerare: la parola stessa e le cose che sono espresse
dalla parola. Infatti, la parola espressa è qualcosa che
esce dalla bocca dell’uomo; ma con questa parola sono
espresse le cose che le parole umane significano. E la
stessa è la natura [ratio] della parola che sta
nella mente dell’uomo che non è altro che un concetto
della mente, con il quale l’uomo esprime mentalmente le
cose che pensa. Così dunque in Dio la Parola stessa, che
concetto dell’intelletto paterno, è termine personale, ma
tutte le cose che sono nella scienza del Padre, o per gli
attributi essenziali o per gli attributi personali, sia
ancora per le opere di Dio, sono espresse da questa
Parola, come emerge da Agostino nel De Trinitate
(15, c.14). E tra le altre cose espresse con questa Parola
c’è la legge eterna. E tuttavia da ciò non segue che la
legge eterna sia attributo personale in Dio. Nondimeno
lo è nel Figlio, a causa
dell’affinità esistente tra la ragione
e la parola.
Risposta al terzo argomento:
il rapporto [ratio] che l’intelletto divino ha con le cose
è altro dal rapporto che con esse ha l’intelletto umano.
Infatti l’intelletto umano è misurato dalle cose, cosicché
ciò che l’uomo concepisce non è vero per se stesso, ma si
dice vero quando è conforme alle cose: «per il fatto che
una cosa è o non è, un’opinione è vera o è falsa»
(Aristotele, Categ., c.3). Invece, l’intelletto
divino è misura delle cose: ciascuna cosa tanto ha di
verità quanto imita l’intelletto divino, come nella
Prima Parte (q.16, a.1) è stato detto. E perciò
l’intelletto divino è vero per se stesso. Conseguentemente
la sua ragione è essa stessa verità. |