La legge naturale è unica per tutti?
Circa il quarto punto procediamo così. Sembra che
la legge naturale non sia unica per tutti. Si dice infatti
nel Decreto (dist.1, in praefat. Gratiani), che «il
diritto naturale è ciò che è contenuto nella legge e nel
Vangelo». Ma questo non è comune a tutti: perché, come si
dice nella Lettera ai Romani (10, 16), «non tutti
obbediscono al Vangelo». Dunque, la legge naturale non è
una sola per tutti.
2. Inoltre, «quelle
cose che sono secondo la legge si dicono giuste», come si
dice nel quinto libro dell’Etica Nicomachea (c. 1).
Ma, nello stesso libro (c. 7),si dice che niente è così
giusto per tutti da non essere diverso per alcuni. Dunque,
la legge naturale non è una sola per tutti.
3. Inoltre, alla
legge naturale appartiene quello cui l’uomo tende per
natura, come è stato detto sopra (aa. 2, 3). Ma diversi
uomini tendono per natura a cose diverse: alcuni alla
concupiscenza dei piaceri, altri ai desideri degli onori,
altri ad altre cose. Dunque la legge naturale non è una
sola per tutti.
Ma di contro vi è ciò che Isidoro dice nel quinto
libro delle Etimologie (c. 4): «Il diritto naturale
è comune a tutte le nazioni».
Rispondo dicendo che, come è stato detto sopra
(aa. 2, 3), alla legge naturale appartengono quelle
cose cui l’uomo tende per natura; e tra queste c’è la
tendenza propriamente umana ad agire secondo ragione.
Ora, alla ragione appartiene procedere da ciò che è
comune a ciò che è particolare, come emerge dal primo
libro della Fisica (c.1). Tuttavia in questo
la ragione speculativa si comporta diversamente dalla
ragione pratica. Perché infatti la ragione speculativa
si occupa soprattutto del necessario, il quale è impossibile
che sia diversamente da come è; dunque senza eccezioni,
deduce sempre nelle proprie conclusioni la verità, come
nei principi comuni. Ma la ragione pratica si occupa
del contingente, ambito nel quale si danno le azioni
umane; e perciò, sebbene nei principi comuni vi sia
una certa necessità, più si scende ai cosi particolari
più si trovano eccezioni. Così dunque nell’ambito della
ragione speculativa la verità è la medesima per tutti
tanto nei principi, quanto nelle conclusioni, per quanto
la verità non sia da tutti conosciuta nelle conclusioni,
ma solo nei principi che si dicono concetti comuni.
Nell’ambito delle azioni invece, non è la medesima per
tutti la verità o correttezza pratica rispetto ai casi
particolari, ma solo rispetto ai principi comuni; anche
per quelli presso i quali vi è accordo sulla correttezza
nelle cose particolari, essa non è a tutti ugualmente
nota.
Così dunque emerge che, riguardo ai principi comuni
della ragione sia speculativa sia pratica, la verità
o correttezza è la medesima per tutti e a tutti ugualmente
nota. Riguardo invece alle conclusioni particolari della
ragione speculativa, la verità è la medesima per tutti
e tuttavia non a tutti ugualmente nota: per tutti infatti
è vero che il triangolo ha tre angoli uguali a due angoli
retti, sebbene questo non sia noto a tutti. Ma riguardo
alle conclusioni proprie della ragione pratica, non
c’è neppure una verità o una correttezza identica per
tutti; né per coloro presso i quali è la medesima è
per tutti ugualmente nota. Per tutti infatti è vero
ed è corretto agire secondo ragione. E da tale principio
segue quasi come una conclusione propria che le cose
depositate si devono restituire. E ciò è vero nella
maggior parte dei casi; ma può capitare in un caso che
ciò sia dannoso e, di conseguenza, sia irragionevole
restituire le cose depositate: ad esempio, se uno lo
richieda per attaccare la patria. E quanto più si scende
a considerare casi particolari, tanto più si trovano
eccezioni; ad esempio se si dicesse che i depositi devono
essere restituiti con tale cautela, o in tale modo:
quanto più si pongono condizioni particolari, tanto
più in vari modi si potrà fare eccezione perché
sia corretto sia il restituire sia il non restituire. Così
dunque si deve affermare che la legge naturale, rispetto
ai primi principi comuni e la medesima per tutti gli
uomini sia quanto alla correttezza sia quanto alla conoscenza
che se ne ha. Ma riguardo a certi casi particolari,
che sono quasi conclusioni che si traggono dai principi
comuni, e la medesima per tutti gli uomini sia quanto
alla correttezza sia quanto alla conoscenza che se ne
ha, nella maggior parte dei casi; ma in pochi casi possono
esserci delle eccezioni sia quanto alla correttezza,
a causa di particolari ostacoli (così come anche in
pochi casi gli enti generabili e corruttibili per degli
ostacoli), sia anche quanto alla conoscenza che se ne
ha. Quest’ultimo caso può darsi poiché alcuni hanno
la ragione sconvolta dalla passione o dalle cattive
abitudini o dalle cattive disposizioni naturali: ad
esempio, come riferisce Giulio Cesare, nel sesto libro
del De Bello Gallico (c. 22), una volta presso
i Germani non si considerava iniquo il furto, sebbene
questo sia espressamente contrario alla legge di natura.
Risposta al primo argomento: quell’affermazione non
è da intendere come se tutto ciò che è contenuto nella
legge e nel Vangelo sia proprio della legge naturale,
perché molte delle cose ivi esposte sono superiori alla
natura; quell’affermazione dice piuttosto che le cose
proprie della legge naturale lì sono pienamente esposte.
Ne consegue che Graziano, dopo aver detto che «il diritto
naturale è ciò che è contenuto nella legge e nel Vangelo»,
subito, chiarificando aggiunge: «in forza del quale
ciascuno è obbligato a fare agli altri quello che vorrebbe
fosse fatto a lui stesso».
Risposta al secondo argomento: le parole del
Filosofo vanno intese in riferimento a quelle cose che
sono giuste per natura non come principi comuni, bensì
come certe conclusioni da essi derivate; e queste sono
corrette nella maggior parte dei casi, ma in pochi casi
possono darsi eccezioni.
Risposta al terzo argomento: così come la ragione
nell’uomo domina e comanda su altre facoltà, allo stesso
modo è necessario che tutte le inclinazioni naturali che
sono proprie di altre facoltà siano ordinate secondo
ragione. Ne consegue che questo è per tutti universalmente
corretto: che secondo ragione siano guidate tutte le
inclinazioni umane. |