è stato utile che certe
leggi siano state poste dagli uomini ?
Circa il primo punto procediamo così. Sembra che
non sia stato utile il fatto che certe leggi siano state
poste dagli uomini. Infatti intenzione di qualsiasi legge
è che gli uomini siano, attraverso essa, resi buoni, così
come sopra è stato detto. (q. 92, a. 1). Ma gli uomini
sono indotto al bene più attraverso i consigli che
attraverso la costrizione delle leggi. Dunque, non era
necessario porre leggi.
2. Inoltre, così
come dice il Filosofo nel quinto libro dell’Etica
Nicomachea (c.4), «al giudice ricorrono gli uomini
come al diritto vivente». Ma la giustizia vivente è
preferibile a quella priva di vita, che è contenuta nelle
leggi. Dunque, sarebbe stato meglio affidare l’esecuzione
della giustizia all’arbitrio del giudice, che ricorrere
all’istituzione delle leggi.
3. Inoltre, ogni
legge guida gli atti degli uomini, come emerge da quanto
detto sopra (q. 90, aa. 1,2). Ma, poiché gli atti umani
riguardano casi particolari, che sono infiniti, quelle
cose che appartengono alla direzione degli atti umani non
possono essere adeguatamente considerate se non da un
sapiente, che consideri uno per uno i singoli casi. Dunque
sarebbe stato meglio che gli atti umani fossero stati
diretti dall’arbitrio dei sapienti, piuttosto che da una
qualche legge positiva. Dunque, non era necessario porre
leggi umane.
Ma di contro vi è ciò che Isidoro dice nel quinto
libro delle Etimologie (c. 20): «le leggi sono
state fatte affinché con il loro timore l’audacia umana
fosse repressa, assicurare tra i malvagi l’innocenza e
affinché in costoro la capacità di nuocere fosse frenata
dalla paura del supplizio». Ma queste cose sono in massimo
grado necessarie per il genere umano. Dunque, era
necessario porre leggi umane.
Rispondo dicendo che, come emerge dalle cose sopra
dette (q. 63, a.1; 94, a. 3), nell’uomo vi è naturalmente
una certa attitudine verso la virtù; ma è necessario che
la perfezione di codesta virtù è conseguita dall’uomo
attraverso una certa disciplina. Così come vediamo che
attraverso l’ingegno l’uomo trova rimedi alle sue
necessità, come in quelle di cibo e vesti, di cui possiede
per natura i primi elementi, cioè la ragione e le mani,
non tuttavia il loro pieno sviluppo, come certi animali,
cui la natura diede a sufficienza rivestimento e cibo.
Ora, a codesta disciplina non facilmente l’uomo si trova
in sé preparato, perché la perfezione della virtù consiste
principalmente nel ritrarre l’uomo dai piaceri illeciti,
ai quali principalmente gli uomini, e soprattutto i
giovani, si piegano e circa i quali è più efficace la
disciplina. E perciò è perciò è necessario che gli uomini
ricevano da altro siffatta disciplina, attraverso la quale
si consegue la virtù. E certamente riguardo a quei giovani
che si piegano agli atti della virtù per una buona
dispostone naturale, per la consuetudine, o più ancora per
un dono di Dio, è sufficiente la disciplina paterna, che
si realizza attraverso consigli. Ma, poiché ci sono degli
uomini che sono ribelli, piegati al vizio e che non si
lasciano muovere facilmente dalle parole, fu necessario
che, attraverso la forza e il timore, fossero interdetti
dal male, affinché, desistendo almeno così dal fare il
male, sia rendessero quieta la vita agli altri, sia essi
stessi, abituandosi a questo, arrivassero a compiere
volontariamente ciò che prima compivano per timore e così
divenissero virtuosi. Ora una tale disciplina, che
costringe attraverso il timore della pena, è la disciplina
delle leggi. E di conseguenza fu necessario stabilire
leggi finalizzate alla pace tra gli uomini e per la virtù:
perché, come viene detto dal Filosofo nel primo libro
della Politica (c.2), «l’uomo così come è il
migliore degli animali, qualora sia perfetto per virtù,
allo stesso modo, se è alieno dalla legge e dalla
giustizia, è il peggiore di tutti», in quanto l’uomo, per
saziare la sua concupiscenza e crudeltà, possiede l’arma
della ragione, che gli altri animali non hanno.
Risposta al primo argomento: gli uomini ben
disposti sono meglio indotti alla virtù dai consigli che
dalla costrizione, ma quelli che mal disposti non sono
condotti alla virtù se non vengono costretti.
Risposta al secondo argomento: così come il
Filosofo afferma, nel primo libro della Retorica (c.2):
«è meglio ordinare tutte le cose con le leggi, che
lasciare tutto all’arbitrio dei giudici». E questo per tre
motivi. 1) perché è più facile trovare poche persone
sagge, che siano adatti a porre leggi giuste, che i molti
che sono necessari per giudicare rettamente dei singoli
casi. – 2) perché quelli che pongono le leggi, a lungo
riflettono sulle cose da stabilire attraverso la legge,
mentre i giudizi sui casi singoli è fatto in base a casi
che sorgono all’improvviso. Ora è più facile che un uomo
possa vedere che cosa è giusto dopo aver riflettuto molto,
piuttosto che esaminando un fatto unico. – 3) perché i
legislatori giudicano in universale e sul futuro; mentre
gli uomini che presiedono i tribunali giudicano sui fatti
presenti, verso i quali uno sente amore o odio o qualche
altra passione, e così corrompe il suo giudizio su di
essi.
Poiché, dunque, la giustizia vivente del giudice non si
trova in molti e poiché è flessibile, perciò fu
necessario, là dove è possibile, determinare per leggi
come giudicare e pochissime cose affidare all’arbitrio
degli uomini.
Risposta al terzo argomento: certi casi singoli,
che non possono essere compresi dalla legge, «è necessario
rimetterle ai giudici», come nello stesso luogo il
Filosofo dice. Ad esempio, quando si tratta di stabilire
«se un fatto è successo o non è successo» e in casi
simili. |