La legge umana impone obblighi dinanzi alla coscienza?
Circa il quarto punto procediamo così. Sembra che
la legge umana non imponga obblighi dinanzi alla
coscienza. Un’autorità inferiore non può infatti imporre
legge facendosi forte del giudizio [in iudicio]
di un’autorità superiore. Ma l’autorità dell’uomo, che
sancisce la legge umana, è inferiore alla autorità divina.
Dunque la legge umana non può imporre legge in rapporto al
giudizio divino, quale è il giudizio di coscienza.
2. Inoltre, il
giudizio di coscienza dipende specialmente dai comandi
divini. Ma talvolta i comandi divini sono svuotati dalle
leggi umane; secondo quando dice il Vangelo secondo Matteo
(15, 6): «Avete reso nullo il comandamento di Dio a causa
della vostra tradizione». Dunque la legge umana non impone
obblighi dinanzi alla coscienza.
3. Inoltre, le leggi
umane spesso apportano offesa e danno agli uomini; secondo
quanto dice Isaia (10, 1 e ss.): «Guai a coloro che
stabiliscono leggi inique e scrivono sentenze ingiuste,
per opprimere in giudizio i deboli, e usare forza sui
poveri del mio popolo». Ed è lecito a chiunque
resistere all’oppressione e alla violenza. Dunque le leggi
umane non impongono obblighi all’uomo dinanzi alla
coscienza.
Ma di contro vi è ciò che è scritto nella Prima
lettera di Pietro: «È grazia, se per coscienza uno
sopporta molestie, soffrendo ingiustamente».
Rispondo dicendo che le leggi umane positive
o sono giuste o sono ingiuste. Se sono giuste hanno
la forza di obbligare dinanzi alla coscienza dalla legge
eterna, dalla quale derivano, secondo quanto si legge
nel libro dei Proverbi (8, 15): «Per mezzo mio
regnano i re e coloro che fanno le leggi emettono giusti
decreti». Le leggi, infatti, sono dette giuste sia in
rapporto al fine, quando cioè sono ordinate al bene
comune; sia in rapporto al loro autore, quando cioè
la legge emanata non eccede l’autorità di colui che
la ha emanata; sia in rapporto alla loro forma, quando
cioè, secondo una proporzione di uguaglianza, sono imposti
ai sudditi degli oneri al fine del bene comune. Infatti
essendo il singolo uomo parte della società, tutto ciò
che l’uomo possiede ed è, appartiene alla società: allo
stesso modo ogni parte appartiene al tutto. Conseguentemente
anche la natura un certo danno arreca alla parte, per
salvare il tutto. E in base a questo, le leggi di tal
fatta, che ripartiscono gli oneri proporzionalmente,
sono giuste, e obbligano dinanzi alla coscienza, e sono
legittime.
Invece le leggi sono ingiuste in modo duplice. In un
modo, perché in contrasto con il bene umano, negli elementi
sopra detti: o per il fine, come quando qualcuno che
comanda impone ai sudditi leggi onerose che non favoriscono
il bene comune, ma piuttosto la propria cupidigia e
la propria gloria; o anche per l’autore, come quando
qualcuno emana una legge superiore alla propria meritata
autorità; o anche per la forma, ad esempio quando in
modo ineguale sono distribuiti gli oneri, anche se ordinati
al bene comune. E in tal modo sono più violenze che
leggi: perché, come dice Agostino, nel primo libro del
De Libero Arbitrio (c.5) «non sembra possa essere
legge, quella che non è giusta». Di conseguenza tali
leggi non obbligano dinanzi alla coscienza: a meno che
non si tratti di evitare scandalo e turbamento, cosa
per cui l’uomo deve cedere il proprio diritto, secondo
quanto detto nel Vangelo secondo Matteo (5, 40-41):
«Con chi ti obbliga a fare un miglio con lui, fanne
due; e a chi ti toglie la tunica, dai anche il mantello». In
altro modo le leggi possono essere ingiuste per contrarietà
al bene divino: come le leggi dei tiranni che inducono
all’idolatria, o a qualsiasi altra cosa contraria alla
legge divina. E in nessun modo è lecito osservare tali
leggi, perché, come si dice negli Atti degli Apostoli
(5, 29), «è necessario obbedire a Dio più che agli uomini».
Risposta al primo argomento: così come l’Apostolo
dice, nella Lettera ai Romani (13, 1 e ss.): «Ogni
autorità umana viene da Dio: e perciò colui che si oppone
all’autorità» in cose che spettano all’autorità «si oppone
all’autorità di Dio». In base a questo diviene colpevole
dinanzi alla coscienza.
Risposta al secondo argomento: tale argomento parte
da leggi umane che sono contrarie ai comandamenti di Dio.
E a questo ordine l’autorità non può estendersi. Di
conseguenza a tali leggi umane non si deve obbedire.
Risposta al terzo argomento: tale argomento parte
da una legge che è impone ai sudditi un onere ingiusto: e
anche a questo ordine non si estende la autorità divina.
Di conseguenza nemmeno in tali casi l’uomo è obbligato ad
obbedire alla legge, se senza scandalo o danno maggiore
può non obbedirvi. |