La legge umana deve in qualche modo mutare?
Circa il primo punto
procediamo così: Sembra che la legge umana in
nessun modo debba mutare. La legge umana infatti deriva
dalla legge naturale, come sopra è stato detto (q. 95, a.
2). Ma la legge naturale rimane immobile. Quindi anche la
legge umane deve rimanere immobile.
2. Inoltre, come
dice il Filosofo nel quinto libro della Etica
Nicomachea (c.5), soprattutto la misura deve essere
immutabile. Ma la legge umana è misura degli atti umani,
come sopra è stato detto (q. 90, aa. 1 e 2). Dunque essa
deve rimanere immobile
3. Inoltre, è nella
natura della legge essere giusta e retta, come sopra è
stato detto (q. 95, a. 2).: ma ciò che è retto una volta,
è retto sempre. Quindi quello che una volta è legge, deve
essere legge sempre.
Ma di contro vi è ciò che Agostino dice nel primo
libro del De Libero Arbitrio (c. 6), «la legge
temporale, sebbene sia giusta, può tuttavia essere mutata
giustamente con il tempo».
Rispondo dicendo che, sopra è stato detto (q.
91, a. 3), la legge umane è un certo dettame della ragione,
dal quale gli atti umani sono diretti. E, in base questo,
è duplice la causa che fa mutare giustamente la legge:
la prima per parte della ragione, la seconda per parte
degli uomini di cui la legge regola gli atti. Per parte
della ragione, perché sembra essere naturale per la
ragione umana risalire gradatamente da ciò che è imperfetto
a ciò che è perfetto. Conseguentemente vediamo nelle
scienze speculative che i primi filosofi insegnarono
cose imperfette, che inseguito furono perfezionate dai
filosofi successivi. Così anche nel campo delle cose
che possono essere compiute. Infatti quelli che per
primi intesero scoprire qualcosa di utile per la comunità
umana, non essendo capaci di considerare da soli ogni
cosa, stabilirono certe cose imperfette e manchevoli
sotto molti aspetti; e i loro successori cambiarono
queste cose, istituendo cose che in pochi casi potevano
essere manchevoli per la comune utilità. Per parte degli
uomini di cui la legge regola gli atti, invece, la legge
può giustamente essere mutata per il mutamento delle
condizioni degli uomini, che escogitano cose diverse
in condizioni diverse. Così Agostino, nel primo libro
del De Libero Arbitrio (c.6), fa l’esempio secondo
cui «se un popolo è ben educato e serio e assai diligente
nella cura del bene comune, è giusto che si stabilisca
una legge secondo la quale a codesto popolo sia lecito
crearsi i propri magistrati, che ne governino lo stato.
Se, invece, più oltre, a poco a poco, questo stesso
popolo, divenuto depravato, rende venale il suo
suffragio e affida il governo a uomini infami e scellerati,
giustamente gli viene tolto il potere di conferire le
cariche ed esso ritorna sotto il giudizio di pochi uomini
onesti».
Risposta al primo argomento: la legge naturale è
una certa partecipazione alla legge eterna, come sopra è
stato detto (q. 91, a. 2; q. 96, a. 2), e perciò rimane
immobile: e ciò si deve all’immobilità e alla perfezione
della ragione divina che ha costituito la natura. Ma la
ragione umana è soggetta a mutamento ed è imperfetta. E
quindi le sue leggi sono mutevoli. – E inoltre la legge
naturale contiene certi precetti universali, che mantiene
sempre; invece, la legge positiva contiene dei precetti
particolari, in base ai diversi casi che si presentano.
Risposta al secondo argomento: la misura deve
permanere immutata per quanto possibile. Ma trattandosi di
realtà mutevoli non è possibile trovare qualcosa che sia
del tutto immutabile.
Risposta al terzo argomento: una cosa si dice
retta, nell’ambito delle cose che hanno corpo, in senso
assoluto: e perciò sempre, quanto è retto in se stesse,
rimane retto. Ma la rettitudine della legge è relativa al
bene comune, cui non sempre è adeguata una medesima e
identica cosa, come è stato detto sopra. E perciò tale
rettitudine muta. |