La legge antica doveva
indurre all’osseranza dei prcetti
con promesse e minacce
temporali?
Circa il sesto punto procediamo così. Sembra che la
legge antica non dovesse indurre all’osservanza di
precetti con promesse e minacce temporali. Infatti lo
scopo della legge divina è che gli uomini si sottomettano
a Dio per timore e per amore; così dice infatti il
Deuteronomio (10, 12): «E ora Israele che cosa il
Signore tuo Dio ti chiede se non che tu tema il Signore
tuo Dio e cammini per le sue vie e lo ami?». Ma il
desiderio delle cose temporali allontana da Dio. Dice
infatti Agostino (Octoginta Trium Quaest., q. 36):
«La cupidigia è il veleno della carità». Dunque promesse e
minacce temporali sembrano contrarie all’intenzione del
legislatore, cosa che rende la legge riprovevole come
emerge dal secondo libro della Politica (c. 6).
2. Inoltre, la legge
divina è superiore alla legge umana. Ora, vediamo che tra
le scienze quanto più qualcosa è più alta, tanto più alti
sono gli strumenti con cui procede. Dunque, poiché la
legge umana procede nel persuadere gli uomini con pene e
premi temporali, la legge divina non deve procedere nello
stesso modo ma servendosi di cose superiori.
3. Inoltre, non può
essere premio per la giustizia o pena per la colpa quello
che ugualmente accade sia ai buoni sia ai cattivi. Ma come
si dice nel Qoelet (9, 2): «Tutte le cose»
temporali «accadono al giusto e all’empio, al puro e
all’impuro, a chi offre sacrifici e a chi non li offre».
Dunque non è opportuno stabilire beni e mali temporali
come pene o premi dei comandamenti della legge divina.
Ma di contro vi è ciò che dice il profeta Isaia (1,
19): «Se vorrete e mi ascolterete mangerete i beni della
terra. Ma se non vorrete e provocherete la mia ira sarete
divorati dalla spada».
Rispondo dicendo che, come nelle scienze
speculative si inducono gli uomini ad accettare le
conclusioni attraverso i sillogismi, così anche in certe
leggi gli uomini vengono indotti all’osservanza dei
precetti attraverso pene e premi. Ora, vediamo nelle
scienze speculative che si propongono argomenti
all’ascoltatore in base alla sua condizione: poiché è
necessario nelle scienze procedere con ordine, cominciando
dalle cose più note. Così anche chi vuole indurre l’uomo
all’osservanza dei precetti, deve cominciare a convincerlo
partendo da quelle cose cui egli è affezionato: i bambini
per esempio sono stimolati a fare qualcosa per dei piccoli
regali. È stato detto sopra (q. 91, a. 5; q. 98, aa.
1,2,3), però, che la legge antica preparava a Cristo come
ciò che è imperfetto a ciò che è perfetto; di conseguenza
era data a un popolo ancora imperfetto in confronto alla
perfezione che sarebbe venuta con Cristo. E perciò quel
popolo è paragonato al fanciullo che vive sotto la guida
del pedagogo, come emerge dalla Lettera ai Galati
(3, 24). Ora, per l’uomo la perfezione consiste
nell’aderire ai beni spirituali, disprezzando quelli
temporali, come emerge da quello che l’Apostolo dice nella
Lettera ai Filippesi (3, 13,15): «Dimenticando
quelle cose che sono del passato, sono proteso verso
quelle cose che sono davanti a me. Quanti dunque siamo
perfetti, abbiamo questi sentimenti». E proprio invece
degli imperfetti desiderare dei beni temporali, tuttavia
in ordine a Dio. Ed è proprio dei perversi considerare i
beni temporali il loro fine, perciò era opportuno che la
legge antica conducesse gli uomini a Dio attraverso i beni
temporali, cui gli uomini imperfetti erano affezionati.
Risposta al primo argomento: la cupidigia, con la
quale l’uomo considera i beni temporali come suo fine è
veleno della carità. Ma il conseguimento dei beni
temporali, che l’uomo desidera in ordine a Dio, è in un
certo modo una via che conduce gli imperfetti all’amore di
Dio, secondo le parole del Salmo 48 (19): «Ti
loderà quando gli farai del bene».
Risposta al secondo argomento: la legge umana
induce gli uomini attraverso premi temporali o pene
applicabili dagli uomini; la legge divina, invece,
attraverso premi o pene applicabili da Dio. In questo modo
procede attraverso strumenti superiori.
Risposta al terzo argomento: come si mostra a colui
che considera la storia del Vecchio Testamento, lo stato
complessivo del popolo sotto la legge fu sempre di
prosperità, fintantoché osservavano la legge. E subito
quando si allontanavano dai precetti della legge,
incontravano molte avversità. Ma alcune persone
particolari, anche osservando la giustizia della legge,
incontravano avversità, o perché erano già diventati
spirituali, in modo che attraverso questo erano
maggiormente purificati dal legame alle cose temporali e
che la loro virtù ne risultava irrobustita, o perché,
nell’adempiere le opere della legge esteriormente, avevano
tutto il cuore rivolto alle cose temporali e lontano da
Dio, secondo quello che dice Isaia (29, 13): «Questo
popolo mi onora con le labbra; invece il loro cuore è
lontano da me». |