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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 100

Sui precetti morali

ARTICOLO 12

 

I precetti morali della legge antica offrivano giustificazione?

 

 

Circa il dodicesimo punto procediamo così. Sembra che i precetti morali della legge antica offrissero giustificazione. Dice, infatti, l’Apostolo, nella Lettera ai Romani (2, 13): «Non quelli che ascoltano la legge sono giusti presso Dio, ma saranno giustificati quelli che la mettono in pratica».

 

2. Inoltre, nel Levitico (18, 5) si dice: «Custodite le mie leggi e i miei giudizi, l’uomo che li osserverà vivrà in essi». Ma la vita spirituale dell’uomo si realizza mediante la giustizia. Dunque, i precetti della legge, se adempiuti, danno la giustificazione.

 

3. Inoltre, la legge divina è più efficace della legge umana. Ma la legge umana offre giustificazione: infatti nell’adempimento dei precetti della legge si ha un tipo di giustizia. Dunque, i precetti della legge offrono giustificazione.

 

Ma di contro vi è quello che l’Apostolo dice, nella  Seconda Lettera ai Corinti (3, 6): «La lettera uccide». E ciò va intesto, secondo Agostino (De Spiritu et Littera 14), anche in riferimento ai precetti morali. Dunque, i precetti morali non offrono giustificazione.

 

Rispondo dicendo che, come si dice ‘sano’ in senso proprio e primo ciò che ha la salute, e secondariamente ciò che è segno di salute, o che la conserva, allo stesso modo si chiama ‘giustificazione’ in senso proprio e primo la attuazione stessa della giustizia; secondariamente, invece, e quasi in maniera impropria, può essere detta giustificazione quello che è segno della giustizia, o che dispone ad essa. Ora, che i precetti della legge [antica] giustificavano in questi due modi è chiaro: disponevano gli uomini alla grazia di Cristo che giustifica e ne erano segno, poiché come dice Agostino (22 Contra Faustum, c. 24), «anche la vita stessa di quel popolo era profetica e prefigurava Cristo».
Ma se parliamo della giustificazione propriamente detta, si deve considerare che la giustizia può esser accolta o nell’abito o nell’atto; e, in base a questo, la giustificazione può realizzarsi in due modi. In un modo, l’uomo è reso giusto con l’acquisto dell’abito della giustizia. In un altro modo, invece, mediante il compimento dell’opera della giustizia e, in tal modo, la giustificazione non è latro che la realizzazione di ciò che è giusto. Ora, la giustizia, come le altre virtù, può essere accolta, perché acquisita e perché infusa, come emerge dalle cose dette prima (q. 63, a.4). Viene acquisita a causa delle opere, ma è infusa a causa di Dio per la sua grazia. E questa è la vera giustizia, di cui ora parliamo, in base alla quale qualcuno è giusto presso Dio, secondo quello che si dice nella Lettera ai Romani (4, 2): «Se Abramo è stato giustificato dalle opere della legge, ne ha gloria, ma non presso Dio» in cose che spettano all’autorità «si oppone all’autorità di Dio». Ebbene, questa giustizia non poteva essere causata dai precetti morali, che riguardano gli atti umani. E per questo, i precetti morali, non potevano giustificare causando la giustizia.
Se, invece, intendiamo per ‘giustificazione’ l’esecuzione della giustizia, allora tutti i precetti della legge giustificano: alcuni tuttavia in un modo, altri in un altro.  Infatti, i precetti cerimoniali contengono in se stessi un elemento di giustizia, manifestandosi nel culto di Dio; invece non ne contenevano una loro giustizia particolare, se non dalla sola determinazione della legge divina. E perciò, riguardo a precetti di tal genere, si dice che non giustificano se non dalla devozione e dall’obbedienza di chi li metteva in pratica. – Invece, i precetti morali e giudiziali contenevano ciò che era giusto in se stesso e o in generale, o anche in particolare. Ma i precetti morali contenevano ciò che era giusto in se stesso secondo la giustizia generale che è «l’intera virtù», come si dice nel quinto libro dell’Etica Nicomachea (c.1).Invece i precetti giudiziali riguardavano la giustizia speciale, che consiste in contratti della vita umana, che legano gli uomini tra loro.

 

Risposta al primo argomento: l’Apostolo intende lì per ‘giustificazione’ la realizzazione della giustizia.

 

Risposta al secondo argomento: si dice che l’uomo che mette in pratica i precetti della legge vive in essi, perché non incorreva nella pena di morte, che la legge infliggeva ai trasgressori. In questo senso l’Apostolo si esprime nella Lettera ai Galati (3,12).

 

Risposta al terzo argomento: i precetti della legge umana giustificano mediante giustizia acquisita; ma qui non si parla di essa, ma solo della giustizia che è presso Dio.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova