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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 105

Sulla natura dei precetti giudiziali

ARTICOLO 1

 

La legge antica ha dato disposizioni in maniera appropriata riguardo ai principi?

 

 

Circa il primo punto procediamo così. Sembra che la legge antica non in modo appropriato abbia dato disposizioni circa i principi, poiché, come dice Aristotele, «l'ordinamento del popolo dipende specialmente dal suo supremo principato» (Pol. 3, 4). Ora, nella legge non si trova come debba essere istituito il supremo principe. Si trovano invece riferimenti ai principi inferiori; ad esempio nell'Esodo: «Sceglierai tra tutto il popolo uomini sapienti e ...» (18, 21 e ss.); nel libro dei Numeri: «Raduna per me settanta uomini tra gli anziani di Israele» (11, 16 e ss.); nel Deuteronomio: «Sceglietevi uomini saggi e intelligenti ...» (1, 13 e ss.). Dunque la legge antica diede disposizioni insufficienti sui principi.

 

2. Inoltre, «è proprio di ciò che è eccellente condurre a cose eccellenti», come dice Platone nel Timeo. Ora, quell'ordinamento di una città o di uno qualsiasi popolo, che può dirsi eccellente e quello in cui governa un re, poiché tale governo rappresenta in maniera somma il governo divino, in cui un solo Dio governa il mondo fin dal principio. Dunque la legge doveva provvedere a creare un re per il popolo e non lasciare questo al suo arbitrio, come fa il Deuteronomio, in cui si legge (17, 14 e ss.): «se dirai: voglio costituire sopra di me un re, costituirai come re quello ...».

 

3. Inoltre, come dice il Vangelo, «ogni regno in se stesso diviso, sarà devastato» (Mt. 12, 25). Cosa che fu anche sperimentata dal popolo ebraico, nel quale la divisione del regno fu la causa della distruzione. Ma la legge deve occuparsi principalmente di quelle cose che riguardano la salvezza di tutto il popolo. Dunque, in essa, doveva essere proibita la divisione del regno tra due re. Né questo doveva essere introdotto dall’autorità divina, come invece si legge nella Scrittura: ciò fu introdotto dall’autorità del Signore attraverso il profeta Aia Silonita (3 Reg. 11 29 e ss.).

 

4. Inoltre, così come i sacerdoti sono istituiti a vantaggio del popolo per quanto concerne le cose che riguardano Dio, come emerge dalla Lettera agli Ebrei (5, 1), allo stesso modo anche i principi sono istituiti a vantaggio del popolo per quanto concerne le cose umane. Ma ai sacerdoti e ai leviti di cui si parla nella legge, furono assegnati dei proventi per vivere: le decime, le primizie e molte altre cose del genere. Pertanto, in maniera simile si doveva disporre anche di dare qualcosa per il sostentamento dei principi del popolo, specialmente perchè era ad essi proibito di accettare doni, come sta scritto nell’Esodo: «Non accetterai doni, che accecano anche i prudenti e pervertono le parole dei giusti» (23, 8).

 

5. Inoltre, come la monarchia e il governo eccellente, così la tirannia è la peggiore corruzione di quel governo. Ma il Signore nell'istituire il re istituì anche il suo potere tirannico; dice infatti la Scrittura: «Questo sarà il potere di colui che regnerà su di voi: renderà ai vostri figli e..... » (1 Re 8, 11 e ss.). Dunque in maniera non appropriata si provvide nella legge circa l'ordinamento dei principi.

 

Ma di contro vi è il fatto che il popolo di Israele viene lodato per la bellezza del suo ordinamento: «Come sono belli i tuoi tabernacoli, Giacobbe, e come sono belle le tue tende, o Israele». Ma la bellezza dell'ordinamento di un popolo dipende dall'istituire bene i suoi principi. Dunque attraverso la legge il popolo fu ben ordinato per ciò che riguardava i principi.

 

Rispondo dicendo che, circa il buon ordinamento dei principi in una città o in una nazione, si devono tenere presenti due cose. La prima di esse e che tutti in qualche modo partecipino al governo: così infatti si conserva la pace nel popolo e tutti amano e custodiscono tale ordinamento, come dice Aristotele (Pol. 2, 6). La seconda deriva dalla particolare specie di governo o di ordinamento del principato; ora, esistono diverse specie di governo, come insegna Aristotele nella Politica (3, 5), ma le migliori sono: la monarchia, nella quale uno solo è principe in base alla virtù; l'aristocrazia, cioè il governo dei migliori, in cui si ha un governo di pochi in base alla virtù. di conseguenza il miglior ordinamento di un governo si trova in quella città o in quel regno, in cui uno solo presiede su tutti quelli che sono a lui sottoposti, secondo virtù, mentre sotto di lui presiedono altri uomini, anch'essi secondo virtù. Tuttavia il governo riguarda tutti, sia perché tutti possono essere eletti, sia perché tutti possono eleggere. Questa è infatti la migliore forma politica, perché in essa si integrano bene la monarchia, nella misura in cui c'è uno solo che presiede, l'aristocrazia, nella misura in cui molti uomini governano in base alla virtù, e la democrazia, cioè il potere del popolo, nella misura in cui dal popolo stesso si possono leggere i principi e al popolo spetta la loro elezione.

E questo fu istituito per legge divina. Infatti Mosé e i suoi successori governavano il popolo quasi singolarmente su tutti, cosa che è una specie di monarchia. Venivano però eletti settantadue anziani, in base alla loro virtù; dice infatti il Deuteronomio: «Presi i capi delle vostre tribù, uomini saggi e stimati, e li stabilii sopra di voi come principi» (1, 15). Questo era proprio di un governo aristocratico. Il governo democratico era invece contenuto sia nel fatto che venivano scelti in mezzo a tutto il popolo; dice infatti l’Esodo: «Sceglierai tra tutto il popolo uomini sapienti» (18,21); sia anche nel fatto che gli leggeva il popolo; si dice infatti nel Deuteronomio «Sceglietevi uomini saggi» (1, 13). Di conseguenza si evince che l'ordinamento dei principi, che la legge istituì, fu eccellente.

 

Risposta al primo argomento: il popolo ebreo era governato sotto la speciale cura di Dio; nel Deuteronomio si legge infatti: «Il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato» (7, 6). Per questo il Signore riservò a sé l'istituzione del principe supremo. E questo fu l'oggetto della preghiera di Mosé: «Il Signore, Dio della vita in ogni essere vivente, metta a capo di questa comunità un uomo» (Num. 27, 16).  E così dopo Mosé fu istituito, per ordine di Dio, Giosuè come capo e, di ogni giudice succeduto a Giosuè, si legge che Dio «suscitò per il suo popolo un salvatore» e che «lo spirito del Signore era in essi» (Gdc. 3, 9 e ss.). Perciò il Signore non lasciò al popolo l'elezione del re, ma la riservò a se stesso: «Nominerai re colui che il Signore Dio tuo avrà eletto» (Deut. 17, 15).

 

Risposta al secondo argomento: la monarchia è l'ordinamento politico migliore, se non si corrompe. Ma a causa del grande potere che si concede al re, facilmente la monarchia degenera in tirannide, a meno che non sia perfetta la virtù di colui a cui tale potere è concesso, dal momento che soltanto l'uomo virtuoso sa ben sopportare la buona fortuna, come dice Aristotele nell'Etica Nicomachea (4, 3). Ora, la virtù perfetta si trova in poche persone, specialmente poi gli ebrei erano crudeli e portati all'avarizia e questi sono appunto i vizi che più spingono gli uomini alla tirannide. Perciò il Signore in principio non istituì per essi un re con pieni poteri, ma un giudice e un governante in loro custodia. In seguito però, dietro domanda del popolo, quasi indignato, concesse loro un re, come si evince da ciò che dice a Samuele: «Non te hanno rigettato, ma me, affinché io non regni su di loro» (1 Re 8, 7).

Tuttavia, fin da principio [Deut. 17, 14 e ss.], diede disposizioni sull'istituzione del re e, prima di tutto, sul modo di eleggerlo. A questo proposito determinò due cose: che aspettassero il giudizio del Signore per eleggerlo e che non eleggessero un re di un altro popolo, poiché tali re solitamente non amano il popolo su cui comandano e quindi non si prendono cura di esso. – In secondo luogo, il Signore diede ordini su come il re istituiti dovessero regolarsi nei doveri verso se stessi: ordinò cioè che non moltiplicassero i carri e i cavalli, né le mogli, e che nonna raccogliessero e immense ricchezze, poiché per la brama di codeste cose i principi si rivolgono alla tirannide e abbandonano la giustizia. – Il Signore determinò anche in che modo si dovevano comportare verso Dio: e cioè che leggessero e meditassero la legge del Signore e vivessero sempre nel timore nell'obbedienza di Dio. – Inoltre determinò come dovevano comportarsi verso i loro sudditi: non dovevano disprezzarli né opprimerli e non allontanarsi mai dalla giustizia.

 

Risposta al terzo argomento: la divisione del regno e il moltiplicarsi dei re furono dati al popolo ebreo come castighi per le sue ribellioni, e specialmente per quelle mosse contro il regno giusto di Davide, piuttosto che come un vantaggio. Infatti dice il profeta Osea: «Ti ho dato un re nella mia ira» (13, 11); e ancora: «Regnarono da sé e non da me; hanno creato dei principi che io non conosco» (8, 4).

 

Risposta al quarto argomento: i sacerdoti venivano deputati agli uffici sacri per successione familiare. E questo perché fossero maggiormente rispettati, non potendosi fare sacerdoti provenienti dal popolo: tale onore veniva ceduto in reverenza al culto divino. Perciò era necessario che, per i sacerdoti, venissero destinati speciali proventi, sia con le decime, sia con le primizie, per il loro sostentamento. Ma i principi, come è stato appena detto, venivano presi da tutto il popolo e, quindi, essi avevano i loro possessi per vivere. Inoltre il Signore proibiva anche al re di eccedere nelle ricchezze e nel lusso, sia perché così non sarebbe stato facile degenerare nella superbia e nella tirannide, sia anche perché, essendo i principi non molto ricchi e il principato laborioso e pieno d’incombenze, non sarebbe stato molto desiderato dal resto del popolo e si sarebbe così tolto un motivo di sedizione.

 

Risposta al quinto argomento: quel potere [il potere tirannico] non era concesso al re per istituzione divina, era piuttosto un'usurpazione dei re, che stabiliscono per se stessi un potere iniquo degenerando in tirannide e depredando i sudditi.  E questo è evidente dalla fine di quel passo, che dice: «Voi sarete i suoi schiavi» (1 Re 8, 17). Questo è proprio della tirannide, poiché i tiranni comandano sui loro sudditi come sud degli schiavi. Perciò Samuele diceva questo, per allontanarli dal chiedere un re, come è evidente dal seguito: «Non vollero dare ascolto alle parole di Samuele» (1 Re 8, 19). – Può tuttavia accadere che anche un buon re, lontano dalla tirannide, prenda i figli e li costituisca tribuni e centurioni, e riceva dai sudditi molte altre cose, per provvedere al bene comune.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova