La legge antica ha dato disposizioni in maniera
appropriata riguardo ai principi?
Circa il primo punto procediamo così. Sembra che la
legge antica non in modo appropriato abbia dato
disposizioni circa i principi, poiché, come dice
Aristotele, «l'ordinamento del popolo dipende specialmente
dal suo supremo principato» (Pol. 3, 4). Ora, nella
legge non si trova come debba essere istituito il supremo
principe. Si trovano invece riferimenti ai principi
inferiori; ad esempio nell'Esodo: «Sceglierai tra
tutto il popolo uomini sapienti e ...» (18, 21 e ss.); nel
libro dei Numeri: «Raduna per me settanta uomini
tra gli anziani di Israele» (11, 16 e ss.); nel
Deuteronomio: «Sceglietevi uomini saggi e intelligenti
...» (1, 13 e ss.). Dunque la legge antica diede
disposizioni insufficienti sui principi.
2. Inoltre, «è proprio di ciò che è eccellente
condurre a cose eccellenti», come dice Platone nel
Timeo. Ora, quell'ordinamento di una città o di uno
qualsiasi popolo, che può dirsi eccellente e quello in cui
governa un re, poiché tale governo rappresenta in maniera
somma il governo divino, in cui un solo Dio governa il
mondo fin dal principio. Dunque la legge doveva provvedere
a creare un re per il popolo e non lasciare questo al suo
arbitrio, come fa il Deuteronomio, in cui si legge
(17, 14 e ss.): «se dirai: voglio costituire sopra di me
un re, costituirai come re quello ...».
3. Inoltre, come dice il Vangelo, «ogni regno in se
stesso diviso, sarà devastato» (Mt. 12, 25). Cosa
che fu anche sperimentata dal popolo ebraico, nel quale la
divisione del regno fu la causa della distruzione. Ma la
legge deve occuparsi principalmente di quelle cose che
riguardano la salvezza di tutto il popolo. Dunque, in
essa, doveva essere proibita la divisione del regno tra
due re. Né questo doveva essere introdotto dall’autorità
divina, come invece si legge nella Scrittura: ciò fu
introdotto dall’autorità del Signore attraverso il profeta
Aia Silonita (3 Reg. 11 29 e ss.).
4. Inoltre, così come i sacerdoti sono istituiti a
vantaggio del popolo per quanto concerne le cose che
riguardano Dio, come emerge dalla Lettera agli Ebrei
(5, 1), allo stesso modo anche i principi sono
istituiti a vantaggio del popolo per quanto concerne le
cose umane. Ma ai sacerdoti e ai leviti di cui si parla
nella legge, furono assegnati dei proventi per vivere: le
decime, le primizie e molte altre cose del genere.
Pertanto, in maniera simile si doveva disporre anche di
dare qualcosa per il sostentamento dei principi del
popolo, specialmente perchè era ad essi proibito di
accettare doni, come sta scritto nell’Esodo: «Non
accetterai doni, che accecano anche i prudenti e
pervertono le parole dei giusti» (23, 8).
5. Inoltre, come la monarchia e il governo
eccellente, così la tirannia è la peggiore corruzione di
quel governo. Ma il Signore nell'istituire il re istituì
anche il suo potere tirannico; dice infatti la Scrittura:
«Questo sarà il potere di colui che regnerà su di voi:
renderà ai vostri figli e..... » (1 Re 8, 11 e ss.).
Dunque in maniera non appropriata si provvide nella legge
circa l'ordinamento dei principi.
Ma di contro vi è il fatto che il popolo di Israele
viene lodato per la bellezza del suo ordinamento: «Come
sono belli i tuoi tabernacoli, Giacobbe, e come sono belle
le tue tende, o Israele». Ma la bellezza dell'ordinamento
di un popolo dipende dall'istituire bene i suoi principi.
Dunque attraverso la legge il popolo fu ben ordinato per
ciò che riguardava i principi.
Rispondo dicendo che, circa il buon ordinamento dei
principi in una città o in una nazione, si devono tenere
presenti due cose. La prima di esse e che tutti in qualche
modo partecipino al governo: così infatti si conserva la
pace nel popolo e tutti amano e custodiscono tale
ordinamento, come dice Aristotele (Pol. 2, 6). La
seconda deriva dalla particolare specie di governo o di
ordinamento del principato; ora, esistono diverse specie
di governo, come insegna Aristotele nella Politica
(3, 5), ma le migliori sono: la monarchia, nella quale uno
solo è principe in base alla virtù; l'aristocrazia, cioè
il governo dei migliori, in cui si ha un governo di pochi
in base alla virtù. di conseguenza il miglior ordinamento
di un governo si trova in quella città o in quel regno, in
cui uno solo presiede su tutti quelli che sono a lui
sottoposti, secondo virtù, mentre sotto di lui presiedono
altri uomini, anch'essi secondo virtù. Tuttavia il governo
riguarda tutti, sia perché tutti possono essere eletti,
sia perché tutti possono eleggere. Questa è infatti la
migliore forma politica, perché in essa si integrano bene
la monarchia, nella misura in cui c'è uno solo che
presiede, l'aristocrazia, nella misura in cui molti uomini
governano in base alla virtù, e la democrazia, cioè il
potere del popolo, nella misura in cui dal popolo stesso
si possono leggere i principi e al popolo spetta la loro
elezione.
E questo fu istituito per legge divina. Infatti Mosé e i
suoi successori governavano il popolo quasi singolarmente
su tutti, cosa che è una specie di monarchia. Venivano
però eletti settantadue anziani, in base alla loro virtù;
dice infatti il Deuteronomio: «Presi i capi delle
vostre tribù, uomini saggi e stimati, e li stabilii sopra
di voi come principi» (1, 15). Questo era proprio di un
governo aristocratico. Il governo democratico era invece
contenuto sia nel fatto che venivano scelti in mezzo a
tutto il popolo; dice infatti l’Esodo: «Sceglierai
tra tutto il popolo uomini sapienti» (18,21); sia anche
nel fatto che gli leggeva il popolo; si dice infatti nel
Deuteronomio «Sceglietevi uomini saggi» (1, 13). Di
conseguenza si evince che l'ordinamento dei principi, che
la legge istituì, fu eccellente.
Risposta al primo argomento: il popolo ebreo era
governato sotto la speciale cura di Dio; nel
Deuteronomio si legge infatti: «Il Signore tuo Dio ti
ha scelto per essere il suo popolo privilegiato» (7, 6).
Per questo il Signore riservò a sé l'istituzione del
principe supremo. E questo fu l'oggetto della preghiera di
Mosé: «Il Signore, Dio della vita in ogni essere vivente,
metta a capo di questa comunità un uomo» (Num. 27,
16). E così dopo Mosé fu istituito, per ordine di Dio,
Giosuè come capo e, di ogni giudice succeduto a Giosuè, si
legge che Dio «suscitò per il suo popolo un salvatore» e
che «lo spirito del Signore era in essi» (Gdc. 3, 9
e ss.). Perciò il Signore non lasciò al popolo l'elezione
del re, ma la riservò a se stesso: «Nominerai re colui che
il Signore Dio tuo avrà eletto» (Deut. 17, 15).
Risposta al secondo argomento: la monarchia è
l'ordinamento politico migliore, se non si corrompe. Ma a
causa del grande potere che si concede al re, facilmente
la monarchia degenera in tirannide, a meno che non sia
perfetta la virtù di colui a cui tale potere è concesso,
dal momento che soltanto l'uomo virtuoso sa ben sopportare
la buona fortuna, come dice Aristotele nell'Etica
Nicomachea (4, 3). Ora, la virtù perfetta si
trova in poche persone, specialmente poi gli ebrei erano
crudeli e portati all'avarizia e questi sono appunto i
vizi che più spingono gli uomini alla tirannide. Perciò il
Signore in principio non istituì per essi un re con pieni
poteri, ma un giudice e un governante in loro custodia. In
seguito però, dietro domanda del popolo, quasi
indignato, concesse loro un re, come si evince da ciò che
dice a Samuele: «Non te hanno rigettato, ma me, affinché
io non regni su di loro» (1 Re 8, 7).
Tuttavia, fin da principio [Deut. 17, 14 e ss.],
diede disposizioni sull'istituzione del re e, prima di
tutto, sul modo di eleggerlo. A questo proposito determinò
due cose: che aspettassero il giudizio del Signore per
eleggerlo e che non eleggessero un re di un altro popolo,
poiché tali re solitamente non amano il popolo su cui
comandano e quindi non si prendono cura di esso. – In
secondo luogo, il Signore diede ordini su come il re
istituiti dovessero regolarsi nei doveri verso se stessi:
ordinò cioè che non moltiplicassero i carri e i cavalli,
né le mogli, e che nonna raccogliessero e immense
ricchezze, poiché per la brama di codeste cose i principi
si rivolgono alla tirannide e abbandonano la giustizia. –
Il Signore determinò anche in che modo si dovevano
comportare verso Dio: e cioè che leggessero e meditassero
la legge del Signore e vivessero sempre nel timore
nell'obbedienza di Dio. – Inoltre determinò come dovevano
comportarsi verso i loro sudditi: non dovevano
disprezzarli né opprimerli e non allontanarsi mai dalla
giustizia.
Risposta al terzo argomento: la divisione del regno
e il moltiplicarsi dei re furono dati al popolo ebreo come
castighi per le sue ribellioni, e specialmente per quelle
mosse contro il regno giusto di Davide, piuttosto che come
un vantaggio. Infatti dice il profeta Osea: «Ti ho dato un
re nella mia ira» (13, 11); e ancora: «Regnarono da sé e
non da me; hanno creato dei principi che io non conosco»
(8, 4).
Risposta al quarto argomento: i sacerdoti venivano
deputati agli uffici sacri per successione familiare. E
questo perché fossero maggiormente rispettati, non
potendosi fare sacerdoti provenienti dal popolo: tale
onore veniva ceduto in reverenza al culto divino. Perciò
era necessario che, per i sacerdoti, venissero destinati
speciali proventi, sia con le decime, sia con le primizie,
per il loro sostentamento. Ma i principi, come è stato
appena detto, venivano presi da tutto il popolo e, quindi,
essi avevano i loro possessi per vivere. Inoltre il
Signore proibiva anche al re di eccedere nelle ricchezze e
nel lusso, sia perché così non sarebbe stato facile
degenerare nella superbia e nella tirannide, sia anche
perché, essendo i principi non molto ricchi e il
principato laborioso e pieno d’incombenze, non sarebbe
stato molto desiderato dal resto del popolo e si sarebbe
così tolto un motivo di sedizione.
Risposta al quinto argomento: quel potere [il
potere tirannico] non era concesso al re per istituzione
divina, era piuttosto un'usurpazione dei re, che
stabiliscono per se stessi un potere iniquo degenerando in
tirannide e depredando i sudditi. E questo è evidente
dalla fine di quel passo, che dice: «Voi sarete i suoi
schiavi» (1 Re 8, 17). Questo è proprio della
tirannide, poiché i tiranni comandano sui loro sudditi
come sud degli schiavi. Perciò Samuele diceva questo, per
allontanarli dal chiedere un re, come è evidente dal
seguito: «Non vollero dare ascolto alle parole di Samuele»
(1 Re 8, 19). – Può tuttavia accadere che anche un
buon re, lontano dalla tirannide, prenda i figli e li
costituisca tribuni e centurioni, e riceva dai sudditi
molte altre cose, per provvedere al bene comune. |