La legge nuova è più gravosa di quella antica?
Circa il quarto punto procediamo così. Sembra che
la legge nuova sia contenuta più gravosa della legge
antica. Infatti nel commentare il passo evangelico «Chi
avrà violato uno solo di questi precetti più piccoli» (Mt.
5, 19), il Crisostomo dice: «I comandi di Mosé sono
facili da mettere in pratica: "non uccidere", "non
commettere adulterio". Invece i comandi di Cristo, cioè
"non ti adirare", "non desiderare", sono difficili da
mettere in pratica». Dunque la legge nuova è più gravosa
della legge antica.
2. Inoltre, è più facile godere della prosperità
terrena che sopportare le tribolazioni. Ma nell'antico
Testamento la prosperità temporale seguiva
dall'osservazione della legge antica [Deut. 28,
14]. Invece coloro che osservano la legge nuova ne hanno
molteplici avversità, come si dice nella Seconda
Lettera ai Corinzi (6, 4 e ss.): «In ogni cosa ci
presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle
tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, ecc...».
Dunque la legge nuova è più gravosa di quella antica.
3. Inoltre, ciò che si aggiunge ad un altro, sembra
essere più difficile. Ma la legge nuova si aggiunge a
quella antica. Infatti la legge antica proibiva lo
spergiuro, la legge nuova anche il giuramento; la legge
antica proibiva il separarsi dalla moglie senza il libello
del ripudio, la legge nuova lo proibisce del tutto, come
appare dal Vangelo di Matteo (5, 31 e ss.), secondo
le spiegazioni di Agostino [1 De Serm. Dom. in Monte,
14, 17; 19 Contra Faustum, 23, 26].
Dunque la legge nuova è più gravosa di quella antica.
Ma di contro vi è ciò che nel Vangelo di Matteo
(11, 28): «Venite a me voi tutti che siete affaticati e
oppressi». E Sant’Ilario spiega: «Egli chiama a sé coloro
che sono affaticati dalle difficoltà della legge e
oppressi dai peccati del mondo». E poco dopo a proposito
del giogo della legge evangelica aggiunge: «Il mio giogo è
dolce, il mio peso è leggero». Dunque la legge nuova è più
leggera di quella antica.
Rispondo dicendo che, riguardo alle opere della
virtù, a proposito delle quali i precetti della legge
vengono dati, si possono considerare due tipi di
difficoltà. Alcune derivano infatti dalle opere esterne,
che in se stesse presentano una certa difficoltà e
gravosità. E, quanto a questo, la legge antica è molto
più gravosa di quella nuova, poiché obbligava ad un numero
maggiore di atti esterni in una molteplicità di cerimonie,
rispetto alla legge nuova, che ai precetti della legge di
natura, aggiunge pochissime cose nella dottrina di Cristo
e degli apostoli, sebbene in seguito sia stato possibile
aggiungere alcune prescrizioni istituite dai Santi Padri.
In queste ultime norme, tuttavia, Agostino stesso dice che
si deve usare moderazione, affinché la vita dei fedeli non
sia resa troppo onerosa. Parla infatti di alcuni uomini
che «appesantiscono la nostra stessa religione, che la
misericordia di Dio ha voluto fosse libera nella pratica
di pochissimi e chiarissimi sacramenti da celebrare, con
pesi servili, così da rendere più tollerabile la
condizione dei giudei, i quali nell'osservanza dei
sacramenti legali non sono soggetti a presunzioni umane» (Ad
Inquisitionem Ianuarii, ep. 55, c. 19).
Altre difficoltà nelle opere della virtù sono invece negli
atti interiori: ad esempio è difficile che qualcuno compia
un'opera della virtù prontamente e provando piacere.
Proprio in questo è difficile la virtù: per chi non ha la
virtù, ciò è molto difficile; ma è reso facile dalla
virtù. Quanto a questo, i precetti della legge nuova sono
più gravosi dei precetti della legge antica, dal momento
che nella legge nuova vengono proibiti i moti interiori
dell'animo, che invece non erano espressamente proibiti
dalla legge antica, sebbene lo fossero in casi
particolari, nei quali tuttavia alle proibizioni non era
aggiunta alcuna ulteriore pena. Ora, questo è
difficilissimo per chi non ha la virtù; così anche
Aristotele dice che compiere le opere dell'uomo giusto è
cosa facile, ma compierle nel modo in cui le compie l'uomo
giusto, cioè prontamente e con piacere, è difficile per
chi non ha la giustizia [Eth. Nic. 5, 9]. E
così si dice anche nella Prima Lettera di Giovanni
(5, 3): «I suoi comandamenti non sono gravosi». Parole che
Agostino spiega così: «Non sono gravosi per chi ama, ma
sono gravosi per chi non ama» [De Nat. et. Grat.,
69].
Risposta al primo argomento: in quel passo si parla
espressamente della difficoltà della legge nuova quanto
alla repressione dei moti interiori.
Risposta al secondo argomento: le avversità che
soffrono coloro che osservano la legge nuova, non sono
imposte dalla legge stessa, ma tuttavia mediante l'amore,
in cui la legge stessa consiste, sono tollerate
facilmente, poiché come dice Agostino (De Verbis
Domini, S. 70, c. 3): «L'amore riduce quasi a nulla
ogni crudeltà e ogni barbarie».
Risposta al terzo argomento: quelle cose che sono
aggiunte ai precetti della legge antica, sono finalizzate
a questo: che sia più facilmente realizzato ciò che la
legge antica comandava, come dice Agostino. Perciò questo
non mostra che la legge nuova è più gravosa; mostra
piuttosto che è più facile. |