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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 108

Sulle cose che sono contenute nella legge nuova

ARTICOLO 1

 

La legge nuova deve prescrivere o proibire certi atti esterni?

 

 

Circa il primo punto procediamo così. Sembra che la legge nuova non debba prescrivere o proibire alcun atto esterno. La legge nuova infatti è la legge del Vangelo del regno, secondo quello che si legge nel Vangelo di Matteo (24, 14): «Questo Vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo». Mai il regno di Dio non consiste in atti esterni, ma solo in atti interiori, secondo quello che si legge nel Vangelo di Luca (17, 21): «Il regno di Dio è dentro di voi»; e anche nella Lettera ai Romani (14, 17): «Il regno di Dio non è cibo né bevanda, ma giustizia e pace e gioia nello Spirito Santo». Dunque la legge nuova non deve prescrivere o proibire alcun atto esterno.

 

2. Inoltre, la legge nuova è «legge dello Spirito», come si dice nella Lettera ai Romani (8, 2). Ma  «dove è lo Spirito del Signore, lì vi è libertà»,  come si dice nella Seconda Lettera ai Corinzi (3, 17). Ora, non c'è libertà quando l'uomo è obbligato a fare o ad evitare certe opere esterne. Dunque la legge nuova non contiene alcun precetto o proibizione di atti esterni.

 

3. Inoltre, tutti gli atti esterni si ritiene riguardino la mano, come gli atti interni l'animo. Ma tra la nuova e l'antica legge si riscontra questa differenza, che «la legge antica trattiene la mano, mentre la legge nuova trattiene l'animo». Dunque nella legge nuova non devono essere poste proibizioni e precetti di atti esterni, ma solo di atti interni.

 

Ma di contro vi è il fatto che la legge nuova rende gli uomini  figli della luce»; dice infatti il Vangelo di Giovanni (12, 36): «Credete nella luce, per essere figli della luce». Ma ai figli della luce si addice soprattutto compiere le opere della luce e fuggire le opere delle tenebre, secondo quello che si legge nella Lettera agli Efesini (5, 18): «Una volta eravate nelle tenebre, ma ora siete luce in Dio. Camminate come figli della luce». Dunque la legge nuova doveva proibire certe opere e comandarne certe altre.

 

Rispondo dicendo che, come è stato detto sopra [q. 106, aa. 1 e 2], l'elemento principale della legge nuova è la grazia dello Spirito Santo, che si manifesta mediante la fede operante attraverso la carità. Ora, gli uomini ottengono questa grazia dal Figlio di Dio fatto uomo, la cui umanità questa grazia dovette per prima cosa riempire, per poi riversarsi su di noi. Di conseguenza si dice nel Vangelo di Giovanni (1,14): «il Verbo si è fatto carne»; e subito dopo si aggiunge: «pieno di grazia e di verità»; e più sotto (16): «dalla sua pienezza abbiamo ricevuto e grazia su grazia»; infine conclude (17): «La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo». Ecco perché è giusto che la grazia dal Verbo Incarnato giunga a noi attraverso certe cose esterne sensibili e che, da questa grazia interiore, attraverso la quale la carne è sottomessa allo spirito, vengano prodotte certe opere esteriori sensibili.

Così dunque le opere esteriori possono riguardare la grazia in un duplice modo. In un modo, come atti che concorrono a indurre la grazia. Tali sono le azioni sacramentali che sono istituite nella legge nuova: il battesimo, l'eucaristia, ecc...

In altro modo invece le opere esteriori appartengono alla grazia, in quanto prodotti sotto la mozione della grazia. E in questi atti si deve notare una distinzione. Alcuni hanno una necessaria affinità o contrarietà con la grazia interiore, che consiste nella fede operante attraverso la carità. Tali atti esteriori sono comandati o proibiti nella legge nuova: così viene comandato di professare la fede e proibito di negarla; si dice infatti nel Vangelo di Matteo (10, 32 e ss.): «Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio. Chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio». – Altri atti invece non hanno una necessaria contrarietà o convenienza con la fede operante attraverso la carità. Tali opere non sono comandate o proibite nella legge nuova in forza della sua prima istituzione, ma dal suo legislatore, cioè da Cristo, sono lasciati a ciascuno, secondo le proprie occupazioni. Così ciascuno è libero in codesti atti di determinare quello che gli sembra di dover fare, o evitare; e a ciascun superiore è dato in proposito di ordinare ai propri sudditi quelle cose che devono fare o evitare. Perciò anche per questo la legge del Vangelo è chiamata «legge di libertà»: infatti la legge antica determinava molte cose e poche ne lasciava alla libertà dell'uomo.

 

Risposta al primo argomento: il regno di Dio consiste principalmente degli atti interiori, ma per conseguenza vi appartengono anche tutte quelle cose che senza gli atti interiori non possono prodursi. Così se il regno di Dio è giustizia interiore e pace e gioia spirituale, è necessario che tutti gli atti esterni che sono contrari alla giustizia o alla pace o alla gioia spirituale, siano contrari al regno di Dio. Perciò devono essere proibiti nel Vangelo del regno. Invece tutte quelle cose che sono indifferenti rispetto questi atti interiori, ad esempio mangiare questi o quegli altri cibi, non appartengono al regno di Dio; di conseguenza, l’Apostolo afferma: «Il regno di Dio non è cibo né bevanda».

 

Risposta al secondo argomento: secondo Aristotele, «libero è colui che è causa di sé» (Metaph. 1, 2). Pertanto, agisce liberamente chi agisce da se stesso. Quando un uomo agisce per un abito appropriato alla sua natura umana, agisce da se stesso, poiché l'abito inclina secondo natura. Se invece l'abito fosse contrario alla natura, l'uomo non agirebbe secondo quello che egli è, ma secondo una corruzione a lui accidentale. Poiché inoltre la grazia dello Spirito Santo è come un abito interiore infuso in noi che ci inclina a operare rettamente, essa ci fa agire liberamente, compiendo quelle cose che sono ad essa appropriate alla grazia e facendoci evitare quelle cose che ad essa si oppongono.

Così dunque la legge nuova è chiamata legge di libertà in maniera duplice. Primo, perché non ci obbliga a fare o ad evitare azioni, se non quelle per se stesse necessarie oppure contrarie alla salvezza, le quali sono comandate o proibite dalla legge. Secondo, perché ci fa osservare liberamente tali precetti e proibizioni, nella misura in cui le realizziamo per una spinta interiore della grazia. Per queste due cose, la legge nuova è chiamata «legge della libertà perfetta» (Gc. 1, 25).

 

Risposta al terzo argomento: era necessario che la legge nuova, trattenendo l'anima dai moti disordinati, anche trattenesse la mano dagli atti disordinati, che sono l'effetto di quei moti interiori.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova