La legge nuova ha disposto in maniera sufficiente
riguardo agli atti esterni?
Circa il secondo punto procediamo così. Sembra che
in maniera non sufficiente la legge nuova abbia disposto
riguardo agli atti esterni. Alla legge nuova infatti
appartiene principalmente la fede operante attraverso la
carità, secondo quanto è nella Lettera ai Galati
(5, 6): «In Cristo Gesù non ha valore né l’essere
circonciso né l’essere incirconciso, ma la fede che opera
attraverso la carità». Ma la legge nuova esplicitò i dogmi
che nella legge antica non erano espliciti, come quello
della fede nella Trinità. Dunque si doveva aggiungere
anche qualche atto esterno di carattere morale, che non
era determinato nella legge antica.
2. Inoltre, nella legge antica non solo furono
istituiti dei sacramenti, ma anche cose sacre, come è
stato detto sopra [q. 101, a. 4; q. 102, a. 4]. Ma nella
legge nuova, sebbene vengano istituiti alcuni sacramenti,
tuttavia nessuna cosa sacra sembra essere stata istituita
dal Signore, ad esempio, quelle che riguardano la
santificazione di qualche tempio o di qualche vaso, o
anche qualche solennità da celebrare. Dunque la legge
nuova non dispose in maniera sufficiente gli atti esterni.
3. Inoltre, nella legge antica, così come vi erano
osservanze relative ai ministri di Dio, così vi erano
quelle relative al popolo, come è stato detto sopra,
trattando delle cerimonie della legge antica [q. 101, a.
4; q. 102 a. 6]. Ma nella legge nuova sembra siano state
date delle osservanze per i ministri di Dio, come emerge
dal Vangelo di Matteo (10, 9): «Non vogliate oro,
né argento, né denaro nelle vostre cinture» ed altre cose
che seguono, nonché da alcuni passi del Vangelo di Luca
[9 e 10]. Dunque nella legge nuova dovevano essere date
anche alcune osservanze riguardanti il popolo.
4. Inoltre, nella legge antica, oltre ai precetti
morali e cerimoniali, vi erano anche alcuni precetti
giudiziali. Nella legge nuova invece non viene dato alcun
precetto giudiziale. Dunque la legge nuova non dispose in
maniera sufficiente le opere esteriori.
Ma di contro vi è ciò che il Signore dice:
«Chiunque ascolta le mie parole e le mette in pratica,
sarà paragonato all'uomo saggio che edificò la sua casa
sopra la roccia» (Mt. 7, 24). Ora, il saggio
costruttore non trascura niente delle cose che sono
necessarie all'edificio. Dunque nelle parole di Cristo
sono state poste in maniera sufficiente tutte le cose che
riguardano la salvezza umana.
Rispondo dicendo che, come è stato detto sopra
[art. prec.], la legge nuova, riguardo agli atti
esteriori, doveva comandare o proibire solo quelle cose
attraverso le quali siamo introdotti alla grazia o che
riguardano assolutamente il corretto uso della grazia. E
poiché non possiamo conseguire la grazia da noi stessi, ma
solo attraverso Cristo, cioè mediante i sacramenti
attraverso i quali abbiamo la grazia, il Signore stesso li
istituì: il battesimo, l'eucaristia, l'ordine dei
sacerdoti della legge nuova – istituendo gli apostoli e
settantadue discepoli –, la penitenza e il matrimonio
indissolubile. Inoltre promise la confermazione mediante
la discesa dello Spirito Santo. E per suo comando gli
apostoli guarivano gli infermi guarendoli con l'olio [Mc.
6, 13]. Questi sono appunto i sacramenti della legge
nuova.
Ora, il retto uso della grazia consiste nelle opere della
carità. Queste, in quanto sono atti indispensabili alla
virtù, riguardano i precetti morali, che sono insegnati
anche nella legge antica. Di conseguenza, rispetto a
questo, la legge nuova non doveva aggiungere nulla a
quella antica circa gli atti esterni. – Invece, la
determinazione di codesti atti in ordine al culto di Dio
apparteneva ai precetti cerimoniali della legge; e, in
ordine al prossimo, ai precetti giudiziali, come è stato
detto sopra [q. 99, a. 4]. Ecco perché queste
determinazioni non sono in se stesse necessarie alla
grazia interiore, nella quale la legge consiste; quindi
non cadono sotto i precetti della legge nuova, ma sono
lasciati all'arbitrio umano: alcuni di questi all'arbitrio
dei sudditi, cioè quelle cose che riguardano i singoli; le
altre all'arbitrio dei superiori temporali o spirituali,
cioè quelle cose che riguardano l'utilità comune.
Così dunque la legge nuova, comandando o proibendo, non
doveva determinare nessun’altra azione esterna, se non i
sacramenti e quei precetti morali indispensabili per la
virtù, come non uccidere, non rubare e altri di tal
genere.
Risposta al primo argomento: le cose che riguardano
la sede, sorpassano la ragione umana; di conseguenza, non
possiamo pervenire ad esse se non attraverso la grazia.
Ecco perché, al sopraggiungere di una grazia più
abbondante, era necessario che venissero esplicitate più
cose da credere. Ma alle opere della virtù noi siamo
guidati dalla ragione naturale, che è la regola dell'agire
umano, come è stato detto sopra [q. 19, a. 3; q. 63, a.
2]. Pertanto in quest’ambito non era necessario dare altri
precetti oltre ai precetti morali della legge, che sono
anche dettati dalla ragione.
Risposta al secondo argomento: nei sacramenti della
legge nuova viene data la grazia, che viene solo da
Cristo; perciò era necessario che essi fossero da lui
istituiti. Ma nelle cose sacre non viene data alcuna
grazia: ad esempio la consacrazione di un tempio o di un
altare o di altre cose del genere, o anche nella stessa
celebrazione delle solennità. Ecco perché l'istituzione di
tali cose, poiché in se stesse non appartengono alla
necessità della grazia interiore, è stata lasciata dal
Signore ai fedeli e al loro arbitrio.
Risposta al terzo argomento: il Signore diede quei
precetti agli apostoli non come osservanze cerimoniali, ma
come norme morali. Ed essi possono essere intesi in due
modi. Primo, secondo quello che dice Agostino (De
Consensu Evangelist. 30), non come comandi, bensì come
concessioni. Il Signore infatti concesse loro di poter
affrontare il compito della predicazione, senza bisaccia,
senza bastone e altre cose del genere, avendo la facoltà
di ricevere il necessario alla vita da coloro cui
predicavano; infatti aggiunge: «Poiché l'operaio è degno
del suo cibo». Perciò non pecca, ma fa un'opera
supererogatoria chi, nella predicazione, porta con sé il
necessario per la vita, senza prendere nulla da coloro ai
quali predica il Vangelo, come fece Paolo [1 Cor.
9, 4 e ss.].
Quei precetti poi possono essere intesi in un altro modo,
ovvero secondo quello che spiegano i Santi Padri: agli
apostoli sono state date norme temporali, provvisorie per
quel tempo nel quale erano inviati per predicare in
Giudea, prima della passione di Cristo. I discepoli
avevano infatti bisogno, essendo come dei bambini sotto la
cura di Cristo, di ricevere da lui speciali ordini, come i
sudditi dai loro prelati, specialmente perché avevano
bisogno di imparare a mettere da parte ogni sollecitudine
temporale, rendendosi così idonei a predicare il Vangelo
in tutto il mondo. E non meraviglia che, mentre ancora
durava lo stato della legge antica e i discepoli non
avevano ancora conseguito la perfetta libertà dello
spirito, Cristo abbia istituito un certo modo di vivere.
Queste norme che aveva istituito, nell'imminenza della
passione, furono da lui abrogate, essendo i discepoli già
abbastanza esercitati in esse. Di conseguenza egli disse:
«"Quando vi mandai senza sacco, senza bisaccia e senza
calzari, vi mancò mai nulla?" Ed essi risposero: "Nulla".
Disse dunque loro: "Ma ora chi ha un sacco lo prenda; così
pure anche la bisaccia"» (Lc. 22, 35 e ss.). Allora
infatti era già prossimo il tempo della perfetta libertà,
quindi dovevano essere lasciati totalmente al loro
arbitrio in ciò che non è necessariamente connesso con la
virtù.
Risposta al quarto argomento: anche i precetti
giudiziali, considerati in se stessi, non sono necessari
alla virtù nelle loro particolari determinazioni, ma solo
per rispetto alla natura comune della giustizia. Ecco
perché il Signore lasciò i precetti giudiziali come cose
che dovevano disporre coloro che avrebbero avuto la cura
spirituale o temporale degli altri. Ma riguardo ai
precetti giudiziali della legge antica, spiegò alcune
cose, a causa della cattiva comprensione dei Farisei, come
sarà detto tra poco. |