Esiste una legge divina?
Circa il quarto punto procediamo così. Sembra che
non fosse necessaria l’esistenza di una legge divina.
Poiché, come è stato detto (a. 2), la legge naturale è una
certa partecipazione della legge eterna in noi. Ma la
legge eterna è legge divina, come è stato detto (a. 1).
Dunque non è necessario che oltre alla legge naturali, e
alle leggi umane da essa derivate, vi sia una qualche
altra legge divina.
2. Inoltre, nel
libro del Siracide (15, 14), sta scritto che «Dio
lasciò l’uomo in mano del suo consiglio». Ora, il
consiglio è un atto della ragione, come sopra è stato
stabilito (q. 14, a 1). Dunque l’uomo è stato lasciato al
governo della sua ragione. Ma il dettame della ragione
umana è la legge umana, come è stato detto (a. 3). Dunque
non è necessario che l’uomo sia governato da una qualche
altra legge divina.
3. Inoltre, la
natura umana è meglio provvista delle creature prive di
ragione. Ma queste ultime non hanno una qualche legge
divina, oltre all’inclinazione naturale in esse posta.
Dunque molto meno una creatura razionale deve avere una
qualche legge divina oltre alla legge naturale.
Ma di contro vi è il
fatto che Davide chiese a Dio l’imposizione di una legge
su di sé, dicendo (Salmo 118, 33): «Imponimi una
legge, o Signore, nella via dei tuoi precetti».
Rispondo dicendo
che, oltre alla legge naturale ed alla legge
umana, fu necessario per l’orientamento della vita umana
avere una legge divina. E questo per quattro ragioni.
In primo luogo infatti perché attraverso la legge l’uomo
è guidato nei suoi atti verso l’ordine al fine ultimo.
E se appunto l’uomo fosse ordinato soltanto ad un fine
che non eccede la misura naturale delle facoltà umane,
non sarebbe necessario che l’uomo avesse una direttiva
razionale, sopra la legge naturale e la legge umana
positiva, che da essa deriva. Ma poiché l’uomo è ordinato
al fine della beatitudine eterna, che eccede la misura
naturale delle facoltà umane, come sopra è stato detto
(q.5, a.5), perciò fu necessario che egli fosse guidato
al suo fine da una legge data da Dio, al di sopra della
legge naturale e della legge umana.
In secondo luogo, poiché a causa dell’incertezza del
giudizio umano, specialmente riguardo a fatti contingenti
e particolari, vengono ad esserci diversi giudizi circa
gli atti umani, dai quali anche derivano leggi diverse
e contrarie. Affinché dunque l’uomo potesse, senza alcun
dubbio, sapere che cosa egli deve fare e che cosa evitare,
fu necessario che nei suoi atti fosse guidato attraverso
la legge data da Dio, in cui non può esserci errore.
La terza ragione è data dal fatto che l’uomo può formulare
leggi sulle cose circa le quali può giudicare. Ora il
giudizio degli uomini non può vertere sui moventi più
interni, che sono nascosti, ma solo sugli atti esterni,
che sono appaiono. E tuttavia la perfezione della virtù
richiede che l’uomo sia retto negli uni e negli altri.
E perciò la legge umana non può reprimere o comandare
in maniera sufficiente gli atti più interni, ma fu necessario
a tal fine l’ulteriore interevento della legge divina. Infine,
la quarta ragione è data dal fatto che, come dice Agostino,
nel primo libro del De Libero Arbitrio (c.5),
la legge umana non può punire tutte o proibire le cose
che sono male: poiché allora se volesse colpirle tutte,
verrebbero eliminate anche molte cose buone e verrebbe
impedito il bene comune, che è necessario all’umana
coesistenza. Affinché dunque nessun male restasse non
proibito e impunito, fu necessario l’ulteriore interevento
della legge divina, attraverso la quale tutti i peccati
sono proibiti.
E queste quattro cause sono accennate nel Salmo 18,
al versetto 8 dove si dice: «La legge del Signore è
immacolata», cioè non ammette nessuna nefandezza di
peccato; «converte le anime», perché non solo gli atti
esterni, ma anche quelli più interni guida; «la testimonianza
del Signore è fedele», a causa della certezza della
verità e della rettitudine; «dà la sapienza ai piccoli»,
nella misura in cui ordina l’uomo ad un fine soprannaturale
e divino.
Risposta al primo argomento:
attraverso la legge naturale viene partecipata la legge
eterna secondo la misura della capacità dell’umana natura.
Ma è necessario che in un altro modo sia guidato l’uomo
verso il fine ultimo soprannaturale. E perciò si aggiunge
una legge data da Dio, attraverso la quale la legge eterna
viene partecipata in un altro modo.
Risposta al secondo
argomento:
il consiglio è una certa ricerca: quindi è necessario che
procede da certi principi. E non è sufficiente che proceda
dai principi posti nell’uomo naturalmente, i quali sono
precetti della legge di natura, secondo quanto prima
detto; è necessario invece che si aggiungano certi altri
principi, cioè i precetti della legge divina.
Risposta al terzo argomento:
le creature prive di ragione non sono ordinate ad un fine
più alto di quello che è commisurato alla loro virtù
naturale. E perciò un simile paragone non ha alcun luogo. |