È una soltanto la legge divina?
Circa il quinto punto procediamo così. Sembra che
la legge divina sia una soltanto. Infatti in uno stesso
regno è unica la legge di un unico re. Ma tutto il genere
umano è in relazione a Dio come ad un unico sovrano;
secondo l’espressione del Salmo 46, al versetto 8:
«Re di tutta la terra è Dio». Dunque è una soltanto la
legge divina.
2. Inoltre, ogni
legge è ordinata al fine che il legislatore intende
conseguire in coloro che vi sono soggetti. Ma uno solo e
identico è il fine che Dio intende conseguire in tutti gli
uomini; secondo quello che è scritto nella Prima
lettera a Timoteo (2,4): «Egli vuole che tutti gli
uomini divengano salvi e giungano alla conoscenza della
verità». Dunque una soltanto è la legge divina.
3. Inoltre, la legge divina sembra essere più
vicina alla legge eterna, la quale è una sola, che alla
legge naturale, quanto più alta è la rivelazione della
grazia rispetto alla conoscenza naturale. Ma la legge
naturale è una per tutti gli uomini. Dunque molto di più
deve essere una sola la legge divina.
Ma di contro vi è
ciò che l’Apostolo dice nella Lettera agli Ebrei
(7, 12): «Mutato il sacerdozio, è necessario che avvenga
anche il mutamento della legge». Ma il sacerdozio è
duplice, come nel medesimo luogo (11 e ss.) viene detto,
cioè il sacerdozio levitico e il sacerdozio di Cristo.
Dunque pure duplice è la legge divina, cioè legge antica e
legge nuova.
Rispondo dicendo
che, come è stato detto nella Prima Parte
(q.30, a.3)., la distinzione è causa del numero.
Ora in maniera duplice le cose possono essere distinte.
In un modo, così come quelle cose che sono del tutto
diverse per specie: come il cavallo e il bue. In altro
modo, così come si distinguono il perfetto e l’imperfetto
nella stessa specie: come il fanciullo e l’uomo. E in
questo modo la legge divina si distingue in legge antica
e legge nuova. Conseguentemente l’Apostolo, nella Lettera
ai Galati (3, 24,25), paragona lo stato della legge
vecchia a quello del modo di vivere del fanciullo sotto
il pedagogo; paragona invece lo stato della legge nuova
a quello dell’uomo perfetto, che ormai non è più sottomesso
al pedagogo.
E in queste due leggi la perfezione e l’imperfezione
si rilevano in base a tre caratteristiche che sono proprie
della legge, come sopra è stato detto.
In primo luogo, infatti, è proprio della legge ordinare
al bene comune come al fine, secondo quanto detto sopra.
E questo può essere duplice, cioè bene sensibile e terreno
– e a tale bene ordinava direttamente la legge antica;
conseguentemente infatti, secondo quanto si legge nell’Esodo
(3, 8,17), all’inizio di questa legge il popolo viene
invitato al regno terreno dei Cananei – oppure bene
intelligibile e celeste – e a questo bene ordina la
legge nuova; conseguentemente infatti all’inizio della
sua predicazione Cristo invitava al Regno dei Cieli,
dicendo: «Fate penitenza: si avvicina infatti il Regno
dei Cieli» (Mt 4,17). E perciò Agostino dice
(4 Contra Faustum, c.2), che «promesse di cose
temporali sono contenute nell’Antico Testamento, e perciò
si chiama antico; invece sono proprie del Nuovo Testamento
promesse di vita eterna». In secondo luogo, alla legge
spetta dirigere gli atti umani secondo l’ordine della
giustizia. E anche in questo sovrabbonda la legge nuova
rispetto alla legge antica, in quanto essa ordina gli
atti più interni dell’animo; secondo quanto si legge
nel Vangelo secondo Matteo (5,20): «Se la vostra giustizia
non sarà maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei,
non entrerete nel Regno dei Cieli». E perciò si dice
che «la legge antica trattiene la mano, la legge nuova
l’animo». (Magistr. 3 Sent., d.40)
In terzo luogo, alla legge spetta indurre gli uomini
all’osservanza dei comandi (q. 90, a.3). E questo
certamente otteneva la legge antica attraverso il timore
delle pene; la legge nuova invece ottiene questo
attraverso l’amore che nei nostri cuori è infuso dalla
grazia di Cristo, la quale è portata nella legge nuova, ma
nella legge antica è prefigurata. E perciò dice Agostino,
(Contra Adimantum Manichei Discipulum, c.17), che
«breve è la differenza tra la Legge e il Vangelo: timore e
amore».
Al primo argomento rispondo
dicendo che, così come il capofamiglia nella sua
casa dà comandi diversi ai fanciulli e agli adulti, così
anche Dio, unico re in un solo e unico regno, diede una
legge a uomini ancora imperfetti e un’altra legge più
perfetta a coloro che attraverso i comandi della prima
legge erano stati già guidati ad una maggiore comprensione
delle cose divine.
Risposta al secondo
argomento:
la salvezza degli uomini non poteva realizzarsi se non
attraverso Cristo, secondo quello che si legge negli
Atti degli Apostoli (4, 12): «Non c’è altro nome dato
agli uomini dal quale possiamo sperare di essere salvati».
E perciò la legge che in maniera perfetta porta tutti alla
salvezza, non poté essere data se non dopo la venuta di
Cristo. Prima,in verità, bisognava dare al popolo dal
quale Cristo sarebbe nato, una legge preparatoria
all’accoglimento di Cristo, nella quale fossero contenuti
certi rudimenti della giustizia che salva.
Risposta al terzo argomento:
la legge naturale guida l’uomo secondo certi principi
comuni, circa i quali si trovano d’accordo tanto gli
uomini perfetti quanto quelli imperfetti: e perciò è unica
per tutti. Ma la legge divina guida l’uomo anche nei casi
particolari, in cui è diverso l’atteggiamento dei perfetti
e degli imperfetti. E perciò bisognava che la legge divina
fosse duplice, così come già è stato detto. |