La legge antica è data da
Dio per mezzo degli angeli?
Circa il terzo punto procediamo così. Sembra che la
legge antica non fu data per mezzo degli angeli, ma
direttamente da Dio. Angelo, infatti, significa nunzio:
e così il termine angelo implica l’idea di ministero, non
di dominio, secondo quello che dice il Salmo 102
(20): «Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, suoi
ministri». Ma si dice che la legge antica è stata data dal
Signore; si dice infatti nell’Esodo (20, 1): «E il
Signore disse queste parole», e dopo si aggiunge: «Io sono
il Signore Dio tuo». E queste espressioni si ripetono di
frequente nell’Esodo e nei libri successivi della
legge. Dunque la legge fu data direttamente da Dio.
2. Inoltre, così
come si dice nel Vangelo di Giovanni (1, 17), «La legge fu
data attraverso Mosè ». Ma Mosè la ricevette direttamente
da Dio; dice infatti l’Esodo (33, 11): «Il Signore
parlava a Mosè faccia a faccia, così come è solito parlare
un uomo ad un suo amico». Dunque la legge antica fu data
direttamente da Dio.
3. Inoltre, soltanto
al principe spetta emanare la legge, come sopra è stato
detto (q. 90, a. 3). Ma solo Dio è il principe della
salvezza delle anime: gli angeli invece sono «spiriti
incaricati di un ministero», come si dice nella Lettera
agli Ebrei (1, 14). Dunque la legge antica non dovette
essere data per mezzo degli angeli, essendo ordinata alla
salvezza delle anime.
Ma di contro vi è ciò che l’Apostolo dice nella
Lettera ai Galati (3, 19): «La legge fu data per mezzo
degli angeli per mano di un mediatore». E negli Atti
degli Apostoli (7, 53), dice Stefano: «Voi avete
ricevuto la legge come trasmessavi da angeli».
Rispondo dicendo che la legge fu data da Dio per
mezzo degli angeli e di ciò, oltre la ragione generica,
che Dionigi indica (Cael. Hir. 4), secondo cui «le
cose divine devono essere portate agli uomini attraverso
gli angeli», era necessario che vi fosse una ragione
speciale. È stato detto (aa. 1, 2), infatti, che la legge
antica era imperfetta ma preparava alla perfetta salvezza
del genere umana, che sarebbe venuta attraverso Cristo.
Ora, così sembra che, in tutte le gerarchie e le arti
ordinate tra loro, quello che è superiore compie l’atto
perfetto e principale da stesso; invece quelle cose che
preparano alla perfezione ultima, le fa attraverso i suoi
ministri; così, ad esempio, il costruttore di navi
assembla la sua nave da sé stesso, ma prepara il materiale
per mezzo degli artefici a lui sottoposti. E perciò era
conveniente che la legge perfetta del Nuovo Testamento
fosse data agli uomini direttamente da Dio stesso fattosi
uomo e che, invece, la legge antica fosse data dai
ministri di Dio, cioè dagli angeli. E in questo modo
l’Apostolo, all’inizio della Lettera agli Ebrei,
dimostra la preminenza della legge nuova su quella antica:
perchè nel Nuovo Testamento «Dio ha parlato a noi per
mezzo del figlio suo» (1, 2), e nel Vecchio Testamento
invece (2, 2) «la parola è trasmessa per mezzo degli
angeli».
Risposta al primo argomento: come dice Gregorio,
all’inizio dei Moralia, «l’angelo che
la scrittura afferma essere apparso a Mosè, ora viene
chiamato angelo, ora Signore. Angelo per accennare a colui
che svolgeva il compito di parlare esternamente; invece
Signore per indicare colui che con la sua presenza
interiore dava efficacia alla parola». E quindi è per
questo che anche l’angelo parlava a nome di Dio.
Risposta al secondo argomento: come dice Agostino (Super.
Gen. ad. Litt. 12, c. 27) e come si dice nell’Esodo
(33, 11): «Il Signore parlava a Mosè faccia a faccia» e,
nell’Esodo poco dopo (18) si aggiunge: «Mostrami la tua
gloria», «Sentiva dunque quello che vedeva; e quello che
non vedeva desiderava». Quindi Mosè non vedeva l’essenza
stessa di Dio, e così non direttamente da Lui veniva
istruito. Perciò l’affermazione secondo cui Dio gli
parlava «faccia a faccia», riporta un’opinione del popolo,
che riteneva che Mosè parlasse a tu per tu con Dio, che
gli appariva attraverso una creatura, cioè attraverso un
angelo o una nube. – Oppure per visione faccia a faccia si
deve intendere una certa contemplazione eminente e
familiare, inferiore alla visione dell’essenza di Dio.
Risposta al terzo argomento: soltanto il principe
ha l’autorità per stabile leggi, ma talora promulga leggi
stabilite servendosi di altri. E così Dio per sua autorità
istituisce una legge, ma la promulga per mezzo degli
angeli. |