La legge antica doveva
essere data solo al popolo ebreo?
Circa il quarto punto procediamo così: Sembra che
la legge antica non doveva esser data solo al popolo
ebreo. La legge antica infatti preparava alla perfetta
salvezza del genere umana, che sarebbe venuta attraverso
Cristo, come è stato detto (aa. 2, 39. Ma questa salvezza
non sarebbe venuta solo per gli Ebrei, ma per tutte le
genti, secondo quanto dice Isaia (49, 6): «è poca cosa che
tu sia mio servo, solo per far risorgere le tribù di
Giacobbe e convertire i residui di Israele: ti ho
costituito come luce delle genti, affinché tu sia la mia
salvezza fino all’estremità della terra». Dunque la legge
antica doveva esser data a tutte le genti, non ad un solo
popolo.
2. Inoltre, come si
dice negli Atti degli Apostoli (10, 34), «Dio non
fa accezione di persone, ma in qualsiasi popolo chi lo
teme e si comporta con giustizia gli è accetto». Dunque
non doveva aprire ad un popolo più che ad altri la via
della salvezza.
3. Inoltre, la legge
fu data per mezzo degli angeli, come già (a. praec.) è
stato detto. Ma il ministero degli angeli Dio non lo
riservò ai soli Giudei, ma lo offrì sempre a tutte le
genti: dice infatti il Libro del Siracide (17, 14):
«Ad ogni popolo prepose un capo». Inoltre egli elargisce
beni temporali, che Dio cura meno dei beni spirituali, a
tutte le genti. Dunque doveva dare a tutti i popoli anche
la legge.
Ma di contro vi è ciò che viene detto nella
Lettera ai Romani (3, 1 e ss.), «Che cosa ha dunque di
più il giudeo? Molto certamente sotto vari aspetti. In
primo luogo, perché a lui furono affidati gli oracoli di
Dio». E nel Salmo 147 (20): «Così non ha fatto con
nessun altro popolo non ha manifestato ad altri i suoi
precetti»
Rispondo dicendo che si potrebbe addurre quest’unica
ragione per il fatto chela legge fu data al popolo ebreo
a preferenza degli altri popoli, perché, mentre gli
altri caddero nell’idolatria, solo il popolo ebreo rimase
nel culto dell’unico Dio; e perciò gli altri popoli
non erano degni di ricevere la legge, per non dare cose
sante ai cani.
Ma questa ragione non sembra adeguata: perché quel popolo
anche dopo che fu data la legge, cadde nell’idolatria,
cosa che fu più grave, come emerge dall’Esodo
(32, 25 e ss.) e dal Libro di Amos (5, 25): «Che
vittime che sacrifici mi hai portato per quaranta anni
nel deserto, casa d’Israele? E portaste il tabernacolo
del vostro Moloc, il simulacro dei vostri idoli, il
pianeta del vostro dio, che vi eravate fatti». Ed espressamente
si dice nel Deuteronomio (9, 6): «Sappi che non
per i tuoi meriti il Signore tuo Dio ti ha dato in possesso
questa terra, essendo tu un popolo di durissima cervice».
Ma la ragione si trova nel versetto precedente: «Affinché
il Signore compisse la sua parola, che sotto giuramento
è stata data ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe».
Ora quale promessa fosse stata fatta, lo mostra l’Apostolo,
nella Lettera ai Galati (3, 16), dicendo: «Ad
Abramo e al suo seme furono annunziate le promesse.
Non dice ‘ai tuoi semi’, come se fossero molti, ma ad
un solo, ‘al tuo seme’, che è Cristo». Dio dunque elargì
sia la legge sia altri speciali benefici a quel popolo,
per la promessa fatta ai loro padri che da essi
sarebbe nato Cristo. Era giusto, infatti, che quel popolo,
dal quale Cristo sarebbe nato, avesse una santità particolare,
secondo quanto si legge nel Levitico (19, 2):
«Siate santi, perché io sono santo». – E tale promessa,
che cioè Cristo sarebbe nato dal suo seme, non per merito
di Abramo fu fatta a lui, bensì per gratuita elezione
e vocazione. Si legge perciò in Isaia (41, 2): «Chi
suscitò dall’oriente il giusto chiamandolo a seguirlo?» Cos’
dunque emerge che solo per gratuita elezione i Patri
ricevettero la promessa e il popolo da essi generato
accolse la legge, secondo quanto si dice nel Deuteronomio
(4, 36): «Udisti le sue parole in mezzo al fuoco, perché
amo i tuoi Padri e scelse la loro discendenza». – Se
poi uno insistesse a chiedere perché Dio elesse questo
popolo, e non un altro, perché da esso nascesse Cristo,
è appropriata la risposta di Agostino (Super Ioan.,
26): «Perché attiri questo e non attiri quello, non
voler giudicare, se non vuoi sbagliare».
Risposta al primo argomento: sebbene la salvezza
che doveva venire attraverso Cristo fosse preparata per
tutte le genti, tuttavia era necessario che Cristo
nascesse da un popolo, il quale per questo ebbe rispetto
agli altri delle prerogative, secondo ciò che viene detto
nella Lettera ai Romani (9, 4 e ss.), «Di essi»
ossia ebreo «è l’adozione a figli, il patto d’alleanza, la
legge; di essi i Padri e da essi Cristo viene secondo la
carne».
Risposta al secondo argomento: l’accezione di
persone si ha nel conferimento di cose dovute per
giustizia, non invece rispetto alle cose che sono date per
gratuita volontà. Infatti, non fa accezione di persone
colui che per liberalità dona del suo ad una persona e non
ad un’altra: ma se fosse amministratore di beni comuni e
non distribuisse equamente secondo i meriti delle persone,
farebbe accezione di persone. Ora, Dio conferisce al
genere umano i benefici legati alla salvezza per sua
grazia. Di conseguenza, non fa accezione di persone se li
offre ad alcuni a preferenza di altri. Ecco perché
Agostino dice (De Praedest. Sanct., 8): «Tutti
quelli che Dio ammaestra, li ammaestra per un atto di
misericordia; e quelli che non ammaestra, per un atto di
giustizia». Infatti questo avviene come punizione per il
peccato dei primi genitori.
Risposta al terzo argomento: i benefici della
grazia vengono tolti all’uomo a causa della colpa, ma i
benefici naturali non vengono tolti. E tra questi ultimi
c’è anche l’assistenza degli angeli, richiesta dallo
stesso ordine di natura, affinché gli esseri infimi siano
governati per mezzo di quelli intermedi; e anche gli aiuti
materiali, che non solo agli uomini, ma anche alle bestie
Dio concede, secondo quanto dice il Salmo 35 (7):
«Uomini e bestie tu salvi, o Signore». |