I precetti del decalogo
sono ordinati in modo adeguato?
Circa il sesto punto
procediamo così: Sembra che in modo non adeguato
siano stati ordinati i dieci precetti del decalogo (Es.
20; Deut. 5, 6 e ss.). Infatti, l’amore verso il
prossimo sembra precedere l’amore verso Dio, perché il
prossimo è per noi più noto di Dio, secondo quello che si
dice nel Prologo del Vangelo di Giovanni (4, 20): «Chi non
ama suo fratello che vede, come può amare Dio che non
vede?». Ma i primi tre precetti riguardano l’amore verso
Dio, gli altri sette invece l’amore verso il prossimo.
Dunque, i dieci precetti del decalogo sono ordinati in
modo non adeguato.
2. Inoltre,
attraverso i precetti affermativi sono comandati gli atti
delle virtù; invece, attraverso i precetti negativi sono
proibiti gli atti dei vizi. Ma secondo Boezio, bisogna
prima estirpare i vizi, che seminare le virtù. Dunque, tra
i precetti riguardanti il prossimo, si sarebbero dovuti
porre i precetti negativi prima di quelli affermativi.
3. Inoltre, i
precetti della legge hanno per oggetto gli atti umani. Ma
l’atto del cuore viene prima dell’opera esterna. Dunque,
secondo un ordine non adeguato i precetti relativi che
dicono di non desiderare, i quali riguardano il cuore,
sono stati posti all’ultimo posto.
Ma di contro vi è ciò che l’Apostolo dice, nella
Lettera ai Romani (13, 1 e ss.): «Le cose che sono da
Dio sono ordinate». Ma i precetti del decalogo sono stati
dati immediatamente da Dio, come è stato detto prima (a.
3). Dunque, hanno un ordine adegauto.
Rispondo dicendo che, come è stato detto prima
(ibid. et a. 5), i precetti del decalogo riguardano
quelle cose che subito la mente dell’uomo coglie. È
poi chiaro che tanto più prontamente qualcosa è accolta
dalla ragione, quanto più il suo contrario è un male
grave e la ripugna. Inoltre, è chiaro che, poiché l’ordine
di ragione parte dal fine, la cosa maggiormente contraria
alla ragione è il comportamento disordinato dell’uomo
rispetto al proprio fine. Ora, fine della vita umana
e della vita sociale è Dio. E perciò, per prima cosa,
era necessario che i precetti del decalogo ordinassero
a Dio, essendo il suo contrario il più grave dei mali.
Così anche nell’esercito, che è ordinato al comandante
come al suo fine, primo dovere è la sottomissione del
soldato al suo comandante, il secondo, invece, è l’intesa
con gli altri commilitoni.
Tra le altre cose, poi, attraverso le quali siamo ordinati
a Dio, si presenta innanzitutto l’essere fedelmente
a lui sottomessi, senza avere alcun contatto con i suoi
nemici. Poi, c’è il mostrare rispetto nei suoi confronti.
In terzo luogo, il prestare servizio. Ed è delitto più
grave in un esercito se un soldato, agendo senza fedeltà,
stringe patti con i nemici, piuttosto che se manca di
rispetto verso il comandante; e questo fatto è a sua
volta più grave della negligenza nel prestare servizio. Ora,
nei precetti relativi al prossimo, è chiaro che ripugna
maggiormente la ragione, ed è peccato più grave, se
un uomo trasgredisce l’ordine dovuto verso quelle persone
rispetto alle quali è maggiormente in debito. E perciò
tra i precetti relativi al prossimo per primo
si trova il precetto che riguarda i genitori. Tra gli
altri precetti, invece, si nota pure un ordine in base
alla gravità dei peccati. Infatti, è più grave e ripugna
maggiormente la ragione peccare più con le opere che
con le parole, o più con le parole che con il pensiero.
E tra i peccati che si fanno con le opere, il più grave
è l’omicidio, che toglie la vita a un uomo già esistente
piuttosto che l’adulterio attraverso il quale si impedisce
la certezza della prole che deve nascere; l’adulterio
è più grave del furto, che riguarda i beni esterni.
Risposta al primo argomento: sebbene attraverso i
sensi il prossimo sia più noto di Dio, tuttavia l’amore di
Dio, come emergerà successivamente (II-II, q. 25, a. 1; q.
26, a. 2), è motivo dell’amore del prossimo. E perciò i
precetti riguardanti Dio erano da mettersi al primo posto.
Risposta al secondo argomento: come Dio è per
tutte le cose il principio universale dell’essere, così
il padre è principio dell’essere per il figlio. E perciò
in modo adeguato dopo i precetti riguardanti Dio è posto
il precetto che riguarda i genitori.
Ora, l’argomento è valido quando le norme affermative
e negative riguardano lo stesso genere di opere, sebbene
anche in questo non sia del tutto valido. Per quanto
infatti nell’esecuzione delle opere prima siano da estirpare
i vizi che da seminare le virtù – secondo quanto si
dice nel Salmo 33 (15) «Allontanati dal male
e fai il bene» e nel libro di Isaia (1, 16) «Cessate
di agire malvagiamente, imparate a fare il bene» - tuttavia
nella conoscenza la virtù viene prima del peccato, perché
«Attraverso il retto si conosce l’obliquo», come viene
detto nel primo libro del De Anima (c. 5). «Attraverso
la legge», poi, si ha «La conoscenza del peccato», come
si dice nella Lettera ai Romani (3, 20). E per
questo il precetto affermativo doveva essere posto per
primo. Ma non è questo il motivo dell’ordine, bensì quello
sopra indicato; infatti, tra i precetti che riguardano
Dio, che sono nella prima tavola, per ultimo è posto
il precetto affermativo, poiché la sua trasgressione
comporta un reato meno grave.
Risposta al terzo argomento: per quanto il peccato
del cuore sia il primo in ordine di esecuzione, tuttavia
la sua proibizione viene dopo per la ragione. |