Ricade sotto il precetto
della legge divina
il modo di adempierlo come
atto di carità?
Circa il decimo punto procediamo così. Sembra che
ricada sotto il precetto della legge divina il modo di
adempierlo come atto di carità. Si dice, infatti, nel
Vangelo secondo Matteo (5, 22): «Se vuoi entrare nella
vita, osserva i comandamenti»; da cui sembra che
l’osservanza dei comandamenti sia sufficiente per entrare
nella vita. Però, le opere buone non bastano per entrare
nella vita, se non sono fatte in base alla carità. Si dice
infatti nella Prima Lettera ai Corinti (13, 3):
«Se anche distribuissi ai poveri tutto quello che ho e
dessi il mio corpo per essere arso, ma non avessi la
carità, non ne avrei alcun giovamento». Dunque, agire
secondo carità rientra nel precetto.
2. Inoltre,
all’azione secondo carità appartiene propriamente che
tutte le cose siano fatte a causa di Dio. Ma questo ricade
sotto il precetto; dice, infatti, l’Apostolo nella
Prima Lettera ai Corinti (10, 31): «Fate tutto per la
gloria di Dio». Dunque, agire secondo carità ricade sotto
il precetto.
3. Inoltre, se
l’agire secondo carità non ricade sotto il precetto,
significa che qualcuno può adempiere i precetti della
legge, senza avere la carità. Ma ciò che si può fare senza
carità, si può fare senza grazia che è sempre connessa
alla carità. Dunque qualcuno potrebbe adempiere i precetti
della legge senza la grazia. Ma ritenere questo è un
errore dei Pelagiani, come mostra Agostino (De
Haeresibus 88). Dunque, agire secondo carità ricade
sotto il precetto.
Ma di contro vi è il fatto che chi non osserva un
precetto, pecca mortalmente, se dunque l’agire secondo
carità ricade sotto il precetto, ne segue che chiunque fa
qualcosa senza esser mosso dalla carità pecca mortalmente.
Ma chi non ha la carità, non agisce in base alla carità.
Dunque ne segue che chiunque non ha la carità, pecca
mortalmente in ogni opera che fa, anche se si tratta di
opere buone. Ma questo non è ammissibile.
Rispondo dicendo su questo argomento ci sono
opinioni contrarie. Alcuni infatti hanno affermato che
assolutamente l’agire secondo carità è sotto precetto.
E per chi non ha la carità non sarebbe impossibile osservare
questo precetto, poiché costui può disporsi all’infusione
della carità in lui da parte di Dio. E neppure peccherebbe
mortalmente qualcuno che, non avendo la carità, fa qualcosa
di buono, perché il precetto che comanda di agire mossi
dalla carità è un precetto affermativo e non obbliga
sempre, ma solo quando uno possiede la carità. – Altri,
invece, hanno detto che l’agire secondo carità non ricade
in nessun modo sotto il precetto.
Entrambi hanno detto sull’argomento qualcosa di vero.
Infatti un atto di carità può essere considerato in
due modi. In un modo, come un atto in se se stesso;
e in tal modo ricade sotto il precetto della legge che
è dato specificatamente su questo: «Amerai il Signore
Dio tuo» (Deut. 6, 5) e «Amerai il prossimo tuo»
(Levit. 19, 18). E, su questo, i primi hanno
detto il vero. Non è infatti impossibile osservare questo
precetto che è un atto di carità, perché l’uomo può
disporsi ad avere la carità, e quando la possiede, può
servirsene. In un altro modo si può considerare l’atto
di carità: come modalità degli atti delle altre virtù,
essendo codesti atti ordinati balla carità, che è «fine
del precetto», come si dice nella Prima lettera ai
Timoteo (1, 5). Infatti è stato detto sopra (q.
12, a. 1, a. 4) che l’intenzione del fine costituisce
una certa modalità formale dell’atto ordinato al fine.
E, in questa prospettiva, è vero quello che i secondi
hanno detto, ovvero che la carità non ricade sotto il
precetto. E ciò significa che, nel precetto «Onora il
padre», non è incluso l’onorare il padre sulla base
della carità, ma solo di l’onorare il padre. Di conseguenza,
chi onora il padre, senza avere la carità, non diventa
trasgressore di quel precetto, sebbene trasgredisca
il precetto della carità e meriti perciò una pena.
Risposta al primo argomento: il Signore non disse
«Se vuoi entrare nella vita osserva un solo comandamento»,
ma «osserva tutti i comandamenti». E tra questi è anche
contenuto il precetto dell’amore verso Dio e verso il
prossimo.
Risposta al secondo argomento: sotto il
comandamento della carità rientra anche che si ami Dio con
tutto il cuore, e questo implica che tutte le cose sono da
riferire a Dio. E l’uomo non può realizzare perciò il
precetto della carità se non riferisce tutte le cose a
Dio. Così, dunque, chi onora i genitori è tenuto a farlo
mosso dalla carità, non dalla forza del precetto che dice:
«Onora il padre», bensì dalla forza di quello che dice
«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore» (Deut.
loco cit.). Ed, essendo questi due precetti affermativi
che non obbligano sempre, possono obbligare in temi
diversi. E così può accadere che qualcuno che adempie il
precetto di onorare i genitori, non trasgredisce per
questo il precetto di compiere tutto come atto di carità.
Risposta al terzo argomento: l’uomo non può
osservare tutti i precetti della legge, se non adempie il
precetto della carità, cosa che non si realizza senza la
grazia. E perciò è impossibile quello che dice Pelagio,
cioè che l’uomo può realizzare la legge senza la grazia. |