Furono dati in maniera appropriata i precetti
giudiziali riguardo agli stranieri?
Circa il terzo punto procediamo così. Sembra che
non in modo appropriato siano stati dati precetti
giudiziali riguardo agli stranieri. Dice infatti Pietro:
«In verità mi rendo conto che Dio non fa preferenze di
persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, è a lui
accetto» (Act. 10, 34). Ma quelli che sono a Dio
accetti, non si devono escludere dalla Chiesa di Dio.
Perciò in maniera non appropriata nel Deuteronomio
si comanda che «L’Ammonita e il Moabita, ma anche dopo la
decima generazione, non entrerà nell’assemblea del Signore
in eterno» (23, 3) e, al contrario, a proposito di altri
pagani, si ordina: «Non avrai in abominio l’Indumeo,
perché è tuo fratello; né l’Egiziano perché sei stato
forestiero nel suo paese» (23, 7).
2. Inoltre, le cose che non sono in nostro potere,
non meritano alcuna pena. Ora, il fatto che un uomo sia
eunuco, o nato da una prostituta, non è in suo potere.
Dunque in maniera non appropriata nel Deuteronomio
si comanda che «l'eunuco e il nato da prostituta non
entreranno nell'assemblea del Signore» (23, 9).
3. Inoltre, la legge antica con una misericordia
comandava di non affliggere lo straniero; si dice infatti
nell’Esodo: «Non affliggerai e non opprimerai il
forestiero: voi stessi infatti siete stati forestieri
nella terra d'Egitto» (22, 21); e ancora: «Non molesterai
il pellegrino: conoscete infatti lo stato d'animo dei
forestieri, poiché voi stessi lo siete stati della terra
d'Egitto» (23, 9). Ma un modo di affliggere qualcuno è
opprimerlo con l'usura. In una maniera non appropriata
dunque la legge permise di prestare denaro ad usura agli
stranieri [Deut. 23, 19 e ss.].
4. Inoltre, sono molto più vicini a noi gli uomini,
che non gli alberi. Ma a quelli che sono più vicini
dobbiamo mostrare un affetto e un amore più grande,
secondo le parole della Scrittura: «Ogni animale ama il
suo simile, così come ogni uomo il suo vicino» (Eccl.
13, 19). In una maniera non appropriata dunque il Signore
comandò di sterminare tutti quelli delle città nemiche
conquistate e di non tagliare invece gli alberi da frutto
[Deut. 20, 13 e ss.].
5. Inoltre, ciascuno deve preferire il bene comune
secondo virtù al bene privato. Ma nella guerra che si
combatte contro i nemici, si cerca il bene comune. In una
maniera non appropriata dunque la Scrittura comanda ad
alcuni, con un conflitto imminente, di rimanere a casa, ad
esempio a chi aveva fabbricato una nuova casa, piantato
una vigna, o preso moglie [Deut. 20, 5 e ss].
6. Inoltre, da una colpa nessuno deve riportare dei
vantaggi. Ma il fatto che un uomo sia pauroso e dal cuore
pavido costituisce una colpa: contrasta infatti colla
virtù della fortezza. In maniera non appropriata dunque
codesti uomini paurosi e pavidi venivano esonerati dal
lavoro della guerra [Deut. 20, 8].
Ma di contro vi è quello che la Sapienza divina
dice: «Tutte le parole della mia bocca sono giuste; niente
vi è in esse di fallace o di perverso» (Prov. 8,
8).
Rispondo dicendo che con gli stranieri ci possono
essere due tipi di rapporti: pacifici o ostili. E rispetto
al modo di ordinare l'uno e l'altro, la legge conteneva
precetti appropriati. Tre occasioni erano infatti offerte
agli ebrei per comunicare in modo pacifico con gli
stranieri. Primo, quando gli stranieri passavano per il
loro territorio come pellegrini. Secondo, quando essi
derivano da abitare nella loro terra come stranieri. Sia
nell'uno e nell'altro caso la legge in pose precetti di
misericordia; si dice infatti nell’Esodo: «Non
affliggerai il forestiero» (22, 21); e ancora: «Non
molesterai il pellegrino» (23, 9). – La terza occasione
per comunicare con gli ebrei in modo pacifico era
costituita dal caso in cui gli stranieri volevano passare
totalmente nella loro comunità e essere ammessi al loro
culto. E in questi casi si procedeva con certo ordine.
Infatti non venivano accolti subito come cittadini;
d'altra parte anche presso alcuni pagani era stabilito che
gli stranieri non venissero considerati cittadini se non
quelli che lo fossero stati a cominciare dal nonno o dal
bisnonno, come dice Aristotele nella Politica (3,
1). Questo perché, se è si ammettevano subito gli
stranieri che venivano a trattare quelle cose che sono del
popolo, potevano sorgere molti pericoli; poiché gli
stranieri, non avendo ancora un amore ben fermo per il
bene pubblico, avrebbero potuto attentare contro il
popolo. Perciò la legge stabilì che si potessero ricevere
nel consorzio del popolo alla terza generazione alcuni di
quelli che avevano una certa affinità con gli ebrei: cioè
gli egiziani, presso i quali gli ebrei erano nati e
cresciuti, e gli indumei, figli di Esaù, fratello di
Giacobbe. Invece altri che avevano trattato gli ebrei in
maniera ostile, come gli ammoniti e i moabiti, non
potevano mai essere ammessi nel consorzio del popolo
ebreo. Gli amaleciti, poi, che più li avevano avversati e
con i quali non avevano nessun contatto di parentela,
erano considerati quasi come nemici eterni; si dice
infatti nell’Esodo: «La guerra di Dio sarà contro
Amalec, di generazione in generazione» (17, 16).
Allo stesso modo anche riguardo ai rapporti di tipo ostile
verso gli stranieri, la legge diede precetti adeguati.
Infatti prima di tutto stabilì che la guerra si facesse
per giusti motivi; si dice infatti nel Deuteronomio
(20, 10) che quando si accingevano ad espugnare una città,
prima dovevano offrirle la pace. – Secondo, la legge
stabilì che conducessero la guerra con coraggio, riponendo
la loro fiducia in Dio. E perché tale precetto fosse
meglio osservato, stabilì che, quando il combattimento era
imminente, un sacerdote li confortasse, promettendo
l'aiuto di Dio. – Terzo, la legge comandò che fossero
rimossi gli ostacoli al combattimento, rimandando a casa
alcuni che potevano essere d’ostacolo. – Quarto, stabilì
che si usasse moderazione nella vittoria, risparmiando le
donne e i bambini, e anche non tagliando gli alberi da
frutto della regione.
Risposta al primo argomento: la legge non escluse
uomini di nessuna gente dal culto di Dio e dalle cose che
riguardano la salvezza dell'anima: si dice infatti nell’Esodo:
«Se qualche forestiero abita presso ditte e vuole
celebrare la Pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo
maschio: ma allora si accosterà per celebrarla e sarà come
un nativo del paese» (12, 48). Invece nelle cose
temporali, rispetto a ciò che è riguardava la convivenza
civile del popolo, non subito ciascuno veniva ammesso, per
la ragione sopra indicata: ma alcuni erano ammessi alla
terza generazione, come gli egiziani e gli indumei; altri
invece venivano esclusi in eterno, ma riprovazione di una
colpa passata, come i moabiti, gli ammoniti e gli
amaleciti. infatti, come una persona singola è punita per
il peccato che ha commesso, affinché anche gli altri
vedano e si astengano dal peccare, così anche, per qualche
speciale peccato, un popolo o una nazione possono essere
puniti, affinché altri si astengano da un simile peccato
Tuttavia qualcuno poteva essere ammesso nella convivenza
civile del popolo con una dispensa, per qualche atto
particolare di virtù: si legge infatti nel Libero di
Giuditta che Achiro, comandante dei figli di Ammon,
«fu preso presso il popolo di Israele, egli e tutta la sua
discendenza» (14, 6). – E in modo simile avvenne per la
moabita Ruth, la quale era «una donna di virtù» (Ruth.
3, 11). Sebbene si possa rispondere che codesta
proibizione si estendeva ai soli uomini e non alle donne,
alle quali non spetta il pieno diritto di cittadinanza.
Risposta al secondo argomento: come dice il
Filosofo, nel terzo libro della Politica (1),
qualcuno può esser detto cittadino in due modi: in senso
pieno e assoluto o in senso relativo. In senso pieno e
assoluto è cittadino colui che può compiere quelle cose
che sono proprie dei cittadini: partecipare ai consigli e
ai giudizi del popolo. È invece cittadino in senso
relativo chiunque abiti in uno stato, non essendo in grado
di trattare le cose che interessano la comunità, dunque
anche le persone spregevoli, i bambini e i vecchi. Ecco
perché anche i bastardi, per la bassezza della loro
origine, venivano esclusi dalla ecclesia, cioè
dalla comunità del popolo, fino alla decima generazione.
Lo stesso valeva per gli eunuchi, che non potevano
aspirare all'onore della paternità, di grande rilievo nel
popolo ebreo, in cui il culto di Dio veniva conservato di
generazione in generazione. D’altra parte, anche presso i
pagani, coloro che generavano molti figli, erano tenuti in
grande considerazione, come dice il filosofo nel secondo
libro della Politica (6). – Tuttavia gli eunuchi,
al pari dei forestieri, non erano separati dai doni della
Grazia, come è stato detto prima; si legge infatti nel
libro di Isaia (56, 3): «Non dica il figlio
straniero che ha aderito al Signore: il Signore mi terrà
separato dal suo popolo. Non dica l'eunuco: ecco, io sono
un albero secco».
Risposta al terzo argomento: a mettere l'usura
verso gli stranieri non era nell'intenzione della legge;
ciò fu bensì dovuto ad una concessione, sia a causa della
tendenza degli ebrei all'avarizia, sia perché fossero più
benevoli verso gli stranieri, sui quali si arricchivano.
Risposta al quarto argomento: a proposito delle
città nemiche si faceva una distinzione: alcune infatti
erano lontane, e non facevano parte di quelle promesse:
quando queste venivano espugnate si uccidevano tutti i
maschi, i quali avevano combattuto contro il popolo di
Dio; le donne e i bambini invece venivano risparmiati. Ma
nelle città vicine, che erano state promesse agli ebrei,
c'era il comando di uccidere tutti, a causa delle loro
iniquità precedenti, per punire le quali il Signore aveva
inviato il popolo di Israele come esecutore della
giustizia divina; dice infatti il Deuteronomio (9,
5): «Poiché esse avevano operato con empietà, sono state
distrutte al tuo arrivo». era poi comandato di preservare
gli alberi da frutto per l'utilità del popolo stesso, al
quale veniva ceduta la città con il suo territorio.
Risposta al quinto argomento: colui che aveva
costruito una casa nuova, o aveva piantato una nuova
vigna, o preso moglie, veniva escluso dalle combattimento
per due motivi. Primo, perché l'uomo ha portato ad amare
maggiormente quanto possiede da poco, o che è sul punto di
possedere, e quindi a temerne la perdita; di conseguenza,
era probabile che costoro per un tale amore temessero di
più la morte e, quindi, fossero meno coraggiosi nel
combattere. – Secondo, perché, come dice Aristotele nella
Fisica (2, 5), «sembra una disgrazia quando
qualcuno si avvicina al possesso di un bene, se poi gli
viene impedito di conseguirlo». Quindi, affinché i parenti
sopravvissuti non si rattristassero troppo della morte dei
congiunti, che non avevano potuto godere di beni che erano
stati preparati per loro, e anche per il popolo, che,
considerando questo, non provasse orrore, tali uomini
venivano allontanati dal pericolo della morte, venendo
dispensati dalla battaglia.
Risposta al sesto argomento: i pavidi venivano
rimandati a casa, non perché essi stessi conseguissero un
vantaggio, bensì affinché il popolo non riportasse uno
svantaggio per la loro presenza, stimolando essi anche gli
altri a temere e a fuggire, con il loro timore e con la
loro fuga. |