La legge nuova giustifica?
Circa il secondo punto procediamo così. Sembra che
la legge nuova non giustifichi. Nessuno infatti può essere
giustificato se non obbedisce alla legge di Dio, secondo
quello che essi legge, a proposito di Cristo, nella
Lettera agli Ebrei (5, 9): «Reso perfetto, divenne
causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli
obbediscono». Ma il Vangelo non sempre fa sì che gli
uomini obbediscano a lui; si dice infatti nella Lettera
ai Romani (10, 16): «Non tutti obbediscono al
Vangelo». Dunque la legge nuova non giustifica.
2. Inoltre, Paolo prova che la legge antica non
giustificava, poiché con la sua promulgazione crebbe la
disobbedienza; si legge infatti nella Lettera ai Romani
(4, 15): «La legge provoca l'ira; dove non c'è legge non
c'è nemmeno disobbedienza». Ma molto di più la legge nuova
aggiunse disobbedienza: di maggiore pena è infatti degno
chi, dopo che la legge nuova è stata data, continua a
peccare, secondo quello che si dice nella Lettera agli
Ebrei (10, 28 e ss.): «Quando qualcuno ha violato la
legge di Mosé, viene messo a morte senza pietà sulla
parola di due o tre testimoni. Quanto maggiore pensate che
sarà il castigo di cui sarà ritenuto meritevole di chi
avrà calpestato il Figlio di Dio...?». Dunque la legge
nuova non giustifica.
3. Inoltre, giustificare è opera propria di Dio,
come si legge nella Lettera ai Romani (8, 33): «il
Dio che giustifica». Ma la legge antica fu data da Dio,
così come anche la legge nuova. Dunque la legge nuova non
giustifica più della legge antica.
Ma di contro vi è ciò che Paolo dice nella
Lettera ai Romani (1, 16): «Non mi vergogno del
Vangelo: infatti è in potere di Dio dare la salvezza ad
ogni credente». Ora, non vi è salvezza senza
giustificazione. Dunque la legge del Vangelo giustifica.
Rispondo dicendo che, come è stato detto sopra (a.
prec.), due cose appartengono alla legge del Vangelo. Una
come elemento essenziale: cioè, la grazia dello Spirito
Santo data interiormente; riguardo a questo, la legge
nuova giustifica. Di conseguenza, dice Agostino (De
Spiritu et Littera, 17): «Lì», cioè nell'antico
testamento, «La legge fu imposta dall'esterno, perché con
essa venissero spaventati gli ingiusti. Qui», cioè nel
nuovo testamento, «è stata data interiormente, per
giustificare con essa». – Un altro elemento appartiene
alla legge del Vangelo, come elemento secondario: cioè, le
dottrine della fede e i precetti che ordinano l'affetto e
la capacità di agire dell'uomo; riguardo a questo, la
legge nuova non giustifica. Di conseguenza, dice
l'Apostolo nella Seconda Lettera ai Corinzi (3, 6):
«La lettera uccide, lo spirito invece vivifica». Spiega
poi Agostino, nel De Spiritu et Littera (14 e 17),
che per lettera va intesa qualsiasi scrittura esistente
fuori dagli uomini, ma anche i precetti morali contenuti
nel Vangelo. Di conseguenza anche la lettera del Vangelo
potrebbe uccidere, se non si aggiungesse ad essa la grazia
interiore della fede che salva.
Risposta al primo argomento: quell’obiezione muove
dalla legge nuova non considerata in quello d’essenziale,
ma in base a ciò che in essa è secondario, ovvero
guardando ai documenti e ai precetti dati all'uomo
dall'esterno, o con la parola o con lo scritto.
Risposta al secondo argomento: la grazia del nuovo
testamento, sebbene aiuti l'uomo a non peccare, tuttavia
non lo conferma nel bene e tanto che l'uomo non possa
completamente peccare: questo è proprio dello Stato della
gloria. Perciò, se qualcuno, dopo aver accolto la grazia
del nuovo testamento e casse, sarebbe degno di una pena
maggiore, perché abusa di benefici più grandi, e non si
serve dell'aiuto che gli viene dato. Tuttavia non si può
per questo dire che la legge nuova «produce l'ira», dal
momento che per se stessa, offre un aiuto sufficiente a
non peccare.
Risposta al terzo argomento: la legge nuova e la
legge antica furono date da un unico Dio, ma in maniera
diversa. Infatti egli diede la legge antica scritta in
tavole di pietra; invece la legge nuova scritta, come dice
Paolo, «su tavole costituite da cuori di carne» (2 Cor.
3, 3). Dice poi Agostino, nel De Spiritu et Littera
(18), che «l’Apostolo chiama questa lettera scritta fuori
dall'uomo, ministero di morte e di dannazione. Chi ama
invece la legge del nuovo testamento, ministero di spirito
e di giustizia, poiché mediante il dono dello Spirito noi
operiamo secondo giustizia e siamo liberati dalla
dannazione della disobbedienza». |