La legge nuova porta a compimento la legge antica?
Circa il secondo punto procediamo così. Sembra che
la legge nuova non porti a compimento (non impleat)
la legge antica. Compimento (impletio) è infatti il
contrario di annullamento (evacuatio). Ora la legge
nuova annulla (evacuat), cioè esclude le osservanze
della legge antica; dice infatti l’Apostolo nella
Lettera ai Galati (5, 2): «Se vi circonciderete,
Cristo non vi gioverà a nulla». Dunque la legge nuova non
porta a compimento la legge antica.
2. Inoltre, il contrario di una cosa non può
esserne il compimento. Ma il Signore nella legge nuova ha
dato dei precetti contrari ai precetti della legge antica.
Si dice infatti nel Vangelo di Matteo (5, 27 e ss.):
«avete udito le fu detto agli antichi: chiunque manda via
la propria moglie, le dia il libello del ripudio. Io
invece vi dico: chiunque manda via la propria moglie, la
rende adultera». Di conseguenza fece lo stesso proibendo
la legge del giuramento, la legge del taglione e l'odio
dei nemici. Analogamente sembra anche che il Signore abbia
annullato i precetti della legge antica sulla distinzione
dei cibi, dicendo: «Non ciò che entra dalla bocca,
contamina l'uomo» (Mt. 15, 11). Dunque la legge
nuova non porta a compimento la legge antica.
3. Inoltre, chiunque agisce contro la legge, non
porta a compimento quella legge. Ora, Cristo in certi casi
ha agito contro la legge. Infatti ha toccato un lebbroso [Mt.
8, 3], cosa che era proibita dalla legge. Analogamente
sembra che abbia violato più volte il sabato; di
conseguenza i Giudei dicevano di lui: «Quest'uomo non
viene da Dio, perché non osserva il sabato» (Gv.
9, 16). Cristo pertanto non portò a compimento la
legge. E, quindi, la legge nuova data da Cristo non porta
a compimento la legge antica.
4. Inoltre, nella legge antica erano contenuti i
precetti morali, cerimoniali e giudiziali, come è stato
detto sopra [q. 99, a. 4]. Ma il Signore, nel capitolo 5
del Vangelo di Matteo, portando a compimento certi
precetti della legge, sembra non fare alcun riferimento ai
precetti giudiziali e a quelli cerimoniali. Dunque sembra
che la legge nuova non porti totalmente a compimento la
legge antica.
Ma di contro vi è ciò che il Signore dice: «Non
sono venuto per abolire la legge, ma per completarla» (Mt.
5, 17). E subito dopo aggiunge: «Non un solo iota, o un
solo apice, passerà dalla legge, senza che tutto sia
compiuto» (Mt. 5, 18).
Rispondo dicendo che, come è stato detto sopra
[art. prec.], la legge nuova è da paragonare alla legge
antica come ciò che è perfetto a ciò che è imperfetto.
Ora, tutto ciò che è perfetto dà compimento a quanto manca
nella cosa imperfetta. E, in tale prospettiva, la legge
nuova compie la legge antica, nella misura in cui colma
ciò di cui alla legge antica era manchevole.
Ora, nella legge antica si possono considerare due cose:
il fine e i precetti contenuti in essa. Il fine di ogni
legge è rendere gli uomini giusti e virtuosi, come è stato
detto sopra [q. 92, a. 1]. Di conseguenza, anche il fine
della legge antica era la giustificazione degli uomini,
cosa che certamente la legge non poteva realizzare
pienamente, ma indicava figurativamente attraverso certe
sue cerimonie e prometteva con le parole. E, rispetto a
ciò, la legge nuova porta a compimento la legge antica,
giustificando in virtù della passione di Cristo. Questo è
proprio quello che dice l’Apostolo: «Quello che era
impossibile alla legge, Dio, mandando il Figlio suo in
carne simile a quella del peccato, condannò il peccato
nella carne, affinché la giustificazione della legge si
adempisse in noi» (Rom. 8, 3). – E, in tale
prospettiva, la legge nuova presenta ciò che la legge
antica prometteva, secondo quello che si legge nella
Seconda Lettera ai Corinzi (1, 20): «Quante sono le
promesse di Dio, si avverano in lui», cioè in Cristo. –
Inoltre, la legge nuova realizza anche ciò che la legge
antica prefigurava; di conseguenza, nella Lettera ai
Colossesi (2, 17) si dice a proposito delle cerimonie
che erano «ombre delle cose future, ma la realtà invece è
Cristo», cioè la verità appartiene a Cristo. Di
conseguenza, la legge nuova viene detta «legge della
verità»; la legge antica invece «legge dell’ombra» o
«legge della figura».
I precetti della legge antica, poi, furono adempiuti da
Cristo sia con le opere, sia con l'insegnamento. Con le
opere, poiché Cristo volle essere circonciso e osservare
tutte le altre pratiche legali che dovevano essere
osservate in quel tempo, secondo quello che si legge nella
Lettera ai Galati (4, 4): «Fatto sotto la legge». –
Con il suo insegnamento, invece, Cristo diede compimento
ai precetti della legge in tre modi. In primo luogo,
esprimendo il vero significato della legge; ciò è evidente
nel caso dell'omicidio e dell'adulterio, la cui
proibizione gli Scribi e i Farisei non comprendevano se
non come proibizione di un atto esterno; quindi, il
Signore diede compimento alla legge, mostrando che anche
gli atti interiori del peccato ricadono sotto la
proibizione [Mt. 5, 20 e ss.]. – In secondo luogo,
diede compimento ai precetti della legge, ordinando la
maniera più sicura per osservare ciò che era stato
stabilito dalla legge antica. Così la legge antica
stabiliva che l'uomo non doveva spergiurare: questo si
osserva con maggior sicurezza, se ci si astiene del tutto
dal giuramento, eccetto in casi di necessità. – Infine, il
Signore diede compimento ai precetti della legge,
aggiungendovi certi consigli di perfezione, come emerge
dal Vangelo di Matteo (19, 21), dove il
Signore, in risposta a chi gli diceva di aver osservato i
precetti della legge antica, dice: «Una sola cosa ti
manca. Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto ciò che
hai e...».
Risposta al primo argomento: la legge nuova non
annulla l'osservanza della legge antica, se non rispetto i
precetti cerimoniali, come è stato affermato sopra [q.
103, aa. 3 e 4]. Ora, questi esistevano per prefigurare
cose future. Di conseguenza, per il fatto stesso che i
precetti cerimoniali hanno avuto compimento con
l’attuazione delle cose che essi prefiguravano, non si
devono più osservare, dal momento che se si osservassero,
indicherebbero che qualche cosa deve ancora venire e che
non è compiuta. Così anche la promessa di un dono futuro,
non ha più ragion d'essere, una volta che la promessa è
stata compiuta attraverso l'offerta del dono. E, in questo
modo, le cerimonie della legge sono abrogate dal loro
compimento.
Risposta al secondo argomento: come dice Agostino,
i precetti del Signore non sono contrari ai precetti della
legge antica: «Ciò che il Signore ordinò a proposito del
non mandare via la moglie, infatti, non è contrario a ciò
che comanda la legge; la legge infatti non dice: chi vuole
mandi via la moglie, cosa che sarebbe contraria al non
mandarla via. Ma, anzi, la legge non voleva che la moglie
fosse ripudiata da un uomo e imponeva una dilazione,
perché l'animo infiammato dal dissidio avesse modo di
calmarsi scrivendo il libello del ripudio» (Contra
Faustum 19, 26). «Di conseguenza il Signore, a
conferma del fatto che la moglie non poteva essere
ripudiata alla leggera, fece eccezione solo per il caso di
adulterio» (1 De Serm. Dom. in Monte, 14). – La
stessa cosa si dica per la proibizione del giuramento,
come è stato appena detto. – E anche per la proibizione
del taglione. La legge imponeva infatti delle norme alla
vendetta, affinché non ci si abbandonasse ad una vendetta
smodata, cosa dalla quale il Signore distolse in maniera
perfetta, esortando ad astenersi del tutto dalla vendetta.
– Riguardo poi all’odio verso i nemici eliminò la falsa
comprensione dei Farisei, esortandoci a odiare non la
persona, ma la colpa. – Riguardo alla distinzione dei
cibi, che era propria dei precetti cerimoniali, il Signore
non comandò che in quel tempo non si osservassero più, ma
mostrò che nessun cibo per la sua stessa natura era
immondo, ma solo per ciò che significava, come è stato
detto sopra [q. 102, a. 6].
Risposta al terzo argomento: toccare un lebbroso
era proibito dalla legge, perché da questo l'uomo
contraeva una specie di impurità e irregolarità, come dal
toccare un morto, come è stato detto sopra [q. 102, a. 5].
Ma il Signore, che guariva i lebbrosi, non poteva
contrarre alcuna impurità. – In base alle cose che egli
fece nel giorno di sabato, poi, non si può dire che egli
abbia realmente violato il sabato, come dimostra il
Maestro stesso nel Vangelo, sia perché compiva i miracoli
con la potenza divina, che opera sempre nelle cose [Gv.
5, 17], sia perché compiva opere necessarie alla salvezza
degli uomini, mentre i Farisei nel giorno di sabato si
occupavano anche della salvezza degli animali [Mt.
12, 11 e ss.], sia infine per ragione di necessità, come
quando scusò gli apostoli, che raccoglievano le spighe nel
giorno di sabato. Ma sembrava che egli violasse il sabato,
nella prospettiva della superstiziosa comprensione dei
Farisei, i quali credevano che in giorno di sabato
bisognava astenersi anche dalle opere necessarie per la
salute, cosa che era contraria all'intenzione della legge.
Risposta al quarto argomento: i precetti
cerimoniali non sono ricordati nel capitolo quinto del
Vangelo di Matteo, perché la loro osservanza è
totalmente esclusa dal fatto che sono stati adempiuti,
come è stato detto. – Tra i precetti giudiziali è
ricordato invece quello del taglione, affinché quanto si
dice di tale precetto, possa essere compreso e riferito
anche a tutti gli altri. Ora, a proposito di questo
precetto, il Signore insegnò che non era intenzione della
legge esigere la pena del taglione per il livore della
vendetta, che egli stesso esclude, ammonendo sul fatto che
l'uomo deve essere preparato a soffrire ingiurie anche
peggiori, ma solo per amore di giustizia. E ciò rimane
anche nella legge nuova. |